AGENDA DIGITALE EUROPEA

Coppola (PD): “Quattro punti per innovare l’Agenda Digitale Europea”

Pubblicato il 30 Giu 2014

Paolo Coppola

Professore associato di informatica, Università di Udine, consulente Governo per progetti di digitalizzazione della PA

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A me sembra che l’attuale Agenda Digitale Europea sottenda una visione troppo liberista quasi esclusivamente concentrata sul mercato come unico strumento per realizzare il benessere collettivo. Invece credo che il digitale possa fare molto anche fuori dal mercato e che vada fatto tutto il possibile per evitare che le trasformazioni indotte dalla rivoluzione digitale provochino tensioni sociali eccessive. Nel semestre di presidenza italiana dovremmo innovare l’Agenda introducendo anche tutti gli altri aspetti “sociali” del digitale.

Quattro punti possono essere utili a esemplificare questo cambiamento auspicabile:

1) Affrontare in modo sistemico il problema della progressiva esclusione e fuoriuscita della forza lavoro poco qualificata: le nuove tecnologie tendono a sostituire posti di lavoro a bassa competenza con nuovi lavori ad alto contenuto di conoscenza. Questo processo avviene sempre più velocemente e l’Europa deve affrontare il tema della formazione continua senza abbracciare modelli eccessivamente liberisti in cui questa evoluzione è a carico della forza lavoro. Rischiamo fortissime tensioni sociali se il sistema non si adatta velocemente alla sfida di una formazione continua su competenze sempre più elevate.

2) Correlato al precedente: il sistema educativo deve cambiare per sviluppare nei ragazzi le competenze utili all’economia della conoscenza. Non è solo un problema di tecnologie, ma di modelli di apprendimento e di insegnamento. I ragazzi devono sviluppare le competenze utili al lavoro collaborativo: saper copiare, sviluppare il pensiero laterale, essere in grado di usare in modo corretto le nuove tecnologie, consapevoli dei rischi. L’aumento della ricchezza del Paese e del Pil è certamente correlato alla diffusione della connettività, ma anche al livello di istruzione.

3) Considerare tra le maggiori priorità il settore dell’eHealth. Con una dinamica demografica come quella europea, dobbiamo spingere per l’uso sempre maggiore del digitale nel settore della salute. Questo significa spingere nell’uso della sensoristica, nell’analisi dei big data, nello sviluppo di app per aiutare a seguire corretti stili di vita e quindi per la prevenzione. Il digitale permette una visione più completa e più efficiente del problema “gestione della salute pubblica”.

4) Rendere centrali le politiche per l’Open Government e in generale per lo sviluppo della democrazia grazie al digitale. Le nuove tecnologie possono e devono essere usate per rafforzare la partecipazione e riavvicinare i cittadini alle istituzioni e al governo della cosa pubblica. L’Open Government è ancora troppo poco presente nelle politiche europee.

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