economia e società

Sostenibilità: l’economia della “ciambella” bussola per una crescita inclusiva



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L’economia della ciambella, proposta da Kate Raworth, mira a unire sostenibilità ambientale e benessere sociale all’interno dei limiti planetari, creando un’economia giusta, inclusiva e rigenerativa. Città come Amsterdam e organizzazioni come l’Università di Losanna hanno iniziato ad adottare questo modello, cercando soluzioni pratiche per un futuro sostenibile

Pubblicato il 11 apr 2024

Roberto Bonino

Volt Europa



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Nel suo libro “Doughnut Economics” del 2017 (Raworth 2017), pubblicato in italiano da Edizioni Ambiente, col titolo “l’economia della ciambella” l’economista britannica Kate Raworth propone un approccio giocosamente serio per inquadrare lo sviluppo economico all’interno dei limiti planetari soddisfacendo allo stesso tempo i bisogni sociali di tutti. La ciambella (vedi figura), in questo contesto, simboleggia l’area sicura e giusta all’interno della quale l’umanità può operare, bilanciando equamente il benessere sociale con la sostenibilità ambientale.

I limiti planetari come i limiti del corpo umano

Come il nostro corpo, infatti, anche il nostro pianeta è un sistema complesso, che ha bisogno di equilibrio per funzionare bene. Facciamo un esempio: quando le analisi del sangue indicano un elevato tasso di colesterolo, ci vengono prescritte misure come una dieta povera di grassi, esercizio fisico regolare e, in alcuni casi, farmaci per abbassare il colesterolo. Se ignoriamo le raccomandazioni, rischiamo difficoltà cardiovascolari e, oltre un certo limite, possiamo finire in ospedale in urgenza per un infarto. Se va tutto bene, una volta passata l’emergenza, bisognerà imparare a non sforzare il cuore, ormai irrimediabilmente indebolito: abbiamo attraversato un “punto critico”, dopo il quale la nostra vita non sarà più come prima.

I parametri per sapere se un ecosistema è in buona salute

I ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research sono un po’ come dei dottori del sistema terra: hanno definito i principali parametri per sapere se il sistema è in buona salute. Ne hanno identificati 9 (Rockström et al. 2009; Steffen et al. 2015; Rockström et al. 2023) e per ciascuno indicano una misura, l’equivalente del tasso di colesterolo, oltre il quale l’ecosistema si trova in una zona a rischio. I parametri che fanno parte del ‘check-up’ della salute del pianeta sono :

  • Cambiamenti climatici
  • Acidificazione degli oceani
  • Inquinamento chimico
  • Ciclo dell’azoto e del fosforo
  • Consumo di acqua dolce
  • Cambiamento di uso del suolo
  • Perdita di Biodiversità
  • Carico di aereolo atmosferico
  • Riduzione dello strato di ozono

A ognuno dei 9 parametri corrisponde un limite oltre cui una parte significativa del sistema rischia di abbandonare lo stato di equilibrio attuale, attraversare un punto critico e ritrovarsi in un nuovo stato di equilibrio, in genere meno favorevole alla società umana, da cui sarà difficilissimo tornare indietro. Purtroppo, solo l’ozono, gli aerosol atmosferici e l’acidificazione dell’oceano sono per il momento sotto controllo. Gli altri 6 parametri sono ormai tutti in zona a rischio, con la biodiversità che si trova nella peggiore situazione.

1. Change the Goal - 1/7 Doughnut Economics

Insomma, al controllo medico, il povero pianeta risulta in pessime condizioni e rischia di subire tutta una seri di crisi irreparabili. I ricercatori hanno infatti identificato una quindicina di questi “punti critici,” o “tipping points ” in inglese, associati ai 9 parametri, che vanno dallo scioglimento dei ghiacci polari all’arresto delle grandi correnti oceaniche come la Corrente del Golfo (Gulf Stream) (Rockström et al. 2024). A questo punto bisogna chiarire alcuni punti.

Prima di tutto stiamo parlando di probabilità. Per esempio, se c’è un valore del colesterolo preciso al di sotto del quale siamo tranquilli, non ce n’è uno preciso a partire dal quale si scatena l’infarto. Sappiamo però che andiamo incontro a vari disturbi cardiovascolari e, in particolare, il rischio di infarto aumenta . Si può vivere a lungo con un tasso di colesterolo elevato senza che succeda nulla ma è una scommessa altamente rischiosa.

Poi ci sono le conseguenze. L’attraversamento di un punto critico è un evento dannoso e improvviso. Una volta messo in moto, non ci sono chiari e graduali segni premonitori che permettono di evitarlo. Fino a un attimo prima dell’infarto si sta benissimo. Poi è troppo tardi.

I punti di equilibrio dell’ecosistema

Infine, il concetto di punti di equilibrio dell’ecosistema. La Terra negli ultimi 12000 anni, il periodo che gli studiosi chiamano Olocene, si è trovata in uno stato di equilibrio molto stabile, con una temperatura media mite, che ha permesso lo sviluppo dell’agricoltura prima e la nascita delle grandi civiltà in seguito: insomma una specie di paradiso terrestre raramente verificato nei (Snyder 2016) circa 2 milioni anni dalla nascita dell’umanità. Senza l’impatto della società umana, le cose potrebbero andare avanti così ancora per millenni Se rompiamo questo equilibrio, la terra continuerà a girare e l’ecosistema si adatterà in qualche modo. L’umanità invece, non si troverà più in un ambiente adatto. Per esempio, la Terra può benissimo andare avanti per secoli o millenni con un livello del mare più alto di qualche metro. A trovarsi nei guai saranno le centinaia di milioni di esseri umani abitanti le regioni costiere. E quelli delle regioni che saranno confrontate con flussi migratori mai visti.

Forse la storia di Adamo ed Eva non va interpretata come un mito, ma come una premonizione, con la differenza che invece di andare via dal giardino dell’Eden, lo stiamo distruggendo.

Se prendiamo sul serio la scienza, sembra ovvio cercare di evitare disastri planetari irreversibili. Come fare? Bisogna forse fermare la crescita economica che è attualmente alla base dell’equilibrio sociale, dando a tutti la speranza di un futuro migliore? In assenza di crescita, le disuguaglianze sociali rischiano di esplodere in conflitti. Anche se nei nostri paesi sviluppati riuscissimo a trovare il modo di distribuire la ricchezza in modo più equo senza ulteriore crescita economica, come fare per i paesi economicamente meno sviluppati? Dobbiamo forse condannarli ad un futuro di miseria o scommettere in soluzioni tecnologiche, attualmente ancora inesistenti, augurandogli che ” Dio gliela mandi buona”?

Crescita ed equità: l’economia della ciambella

Nell’approccio di Kate Raworth, i limiti planetari e gli indicatori corrispondenti sono utilizzati per definire il bordo “esterno” della ciambella. L’attività economica non deve creare squilibri spingendo le misure oltre i limiti di sicurezza. Ancora meglio, dovrebbe essere intrinsecamente ‘rigenerativa’ e contribuire a ridurre le tensioni sui limiti biofisici.

Il bordo interno invece rappresenta l’attività minima necessaria a soddisfare una serie di parametri sociali ispirati dagli obiettivi dello sviluppo sostenibile che comprendono l’accesso a beni e servizi di base come cibo, energia, acqua e servizi igienici, educazione, trasporti, servizi sanitari; giustizia e condizioni i sociali ed economiche appropriate in termini di lavoro, equità, parità di genere e libertà politica. Come per i limiti biofisici, per ogni componente sono stati identificati degli indicatori quantitativi che permettono di valutare se una certa popolazione dispone di tutte le condizioni necessarie ad una vita giusta e soddisfacente. L’attività economica deve essere sufficiente a soddisfare i bisogni di tutti e quindi essere redistributiva della ricchezza. L’economia della ciambella non introduce un limite artificiale o ideologico al progresso tecnologico, allo sviluppo economico e ai profitti delle imprese, a condizione che i limiti biofisici non siano oltrepassati.

Le ciambelle nel mondo

La ciambella può essere misurata per il mondo intero, per un paese, una regione, una città o anche un quartiere. L’Università di Leeds ha compilato nel 2018 uno studio mondiale delle ciambelle di 152 paesi. Per esempio qui potete vedere la ciambella dell’Italia: Purtroppo, nessun paese “vive” nella ciambella: quelli che soddisfano i minimi sociali, sforano quelli biofisici.

L’economia della ciambella sta guadagnando sempre più attenzione come modello che potrebbe plasmare il futuro delle politiche economiche globali e locali e varie città nel mondo hanno cominciato a metterla in pratica. Per esempio, nell’aprile 2020, durante la prima ondata di COVID-19, il governo della città di Amsterdam ha annunciato che si sarebbe ripreso dalla crisi, e avrebbe evitato quelle future, abbracciando la teoria dell’economia della ciambella in collaborazione con il Doughnut Economics Action Lab (DEAL) (Nugent 2021).

La ciambella di Amsterdam

Il primo passo è stato di misurare la ciambella di Amsterdam (Raworth et al., 2020) facendo quello che il DEAL chiama il ritratto della città attraverso quattro “lenti”: sociale, ecologica, locale e globale. Per rispecchiare l’esperienza vissuta degli abitanti di Amsterdam, sono stati organizzati dei laboratori di City Doughnut in sette quartieri diversi, che hanno riunito il personale del comune e i residenti per ascoltare le loro visioni e le loro priorità per un’economia di qualità (Raworth et al. 2020, 6).

Una delle constatazioni è stata che le esigenze abitative dei residenti sono sempre meno soddisfatte: quasi il 20% degli inquilini della città non è in grado di coprire le proprie necessità di base dopo aver pagato l’affitto e solo il 12% delle circa 60.000 richieste di alloggi sociali ha avuto successo. Una soluzione potrebbe essere quella di costruire più case, ma la ciambella di Amsterdam ha evidenziato che le emissioni di anidride carbonica della zona sono del 31% superiori ai livelli del 1990. Le importazioni di materiali da costruzione, alimenti e prodotti di consumo da fuori città contribuiscono al 62% di queste emissioni totali (Boffey 2020).

Per contribuire alla soluzione del problema della disponibilità degli alloggi sociali, la città ha quindi lanciato un grande progetto di costruzione di 8000 alloggi, di cui il 40% riservato all’edilizia sociale, su una nuova isola artificiale , Strandeiland. Per garantire che il progetto rientri nell’economia della ciambella però, qualsiasi imprenditore che voglia costruire sull’isola, deve fornire un “passaporto dei materiali“, in modo che ogni volta che gli edifici vengono smontati la città possa utilizzarne le varie parti. Inoltre i materiali sono stati trasportati da imbarcazioni alimentate con carburante a basse emissioni e le fondamenta sono state realizzate con processi che non danneggiano la fauna locale e proteggono i cittadini dall’innalzamento del livello del mare.

In collaborazione con il Doughnut Economics Action Lab, la città in seguito ha introdotto importanti progetti infrastrutturali, schemi occupazionali e nuove politiche. Circa 400 persone e organizzazioni locali hanno creato una rete chiamata Amsterdam Doughnut Coalition, un movimento cittadino di base che affianca l’azione pubblica. Il progetto include più di 70 azioni che la città intende realizzare entro il 2026 in collaborazione con tutti gli abitanti (City of Amsterdam 2023). La città collabora con imprenditori, associazioni e residenti. A questo scopo sono stati stanziati oltre 14 milioni di euro. 3,5 milioni di euro saranno utilizzati per adottare le misure necessarie affinché le aziende possano iniziare a lavorare in modo circolare. La città si concentra sui beni di consumo, sull’ambiente costruito e sui flussi di rifiuti alimentari e organici.

La ciambella dell’università di Losanna

A un livello più locale, la ciambella può anche essere utilizzata da una singola organizzazione. Per esempio nel novembre 2023 l’Università di Losanna (UNIL) ha pubblicato il risultato di uno studio completo utilizzando le quattro lenti della ciambella per identificare le aree di intervento prioritario (Zambano 2023; UNIL, n.d.). Secondo Julien Meillard, sostituto del vice-rettore per la transizione ecologica e il campus presso la direzione dell’UNIL, l’approccio della ciambella ha permesso di orientare verso soluzioni concrete una riflessione sulla transizione ecologica in corso già da vari anni. Lo studio ha permesso di mettere in luce il contributo dell’Università a tematiche ecologiche locali, come qualità dell’aria e dei corsi d’acqua nel campus, legandole a problematiche globali. Le attività dell’Università infatti, (mobilità, alimentazione, acquisto di materiali per la ricerca e l’insegnamento, ecc.) hanno un impatto che si estende ben al di là dei confini del campus. Il doppio approccio della ciambella, ecologico e sociale, ha portato l’UNIL ad analizzare non solo la coesione e l’inclusività sociale nel quadro della comunità universitaria, ma anche a riflettere alle condizioni di lavoro che degradano la qualità della vita delle persone che lavorano nella catena di approvvigionamento dell’organizzazione, ovunque si trovino nel mondo.

Il rapporto rappresenta la base di un programma organico che il rettorato presenterà nei prossimi mesi, integrando anche le proposte generate da una “assemblea della transizione” costituita da 60 persone estratte a caso dalla comunità universitaria per rappresentare al meglio la sua diversità. Come ad Amsterdam infatti, una transizione di questa ampiezza non può essere messa in piedi senza un’ampia partecipazione della comunità: second Julien Maillard infatti l’implicazione della comunità é stata fondamentale per facilitare l’accettazione delle misure da parte di tutte le parti in causa, dal personale amministrativo ai ricercatori, fino alle direzioni dei laboratori e delle facoltà. Le assemblee cittadine sono infatti uno strumento sempre più importante per un sano dialogo tra cittadini e amministrazioni e sono une strumento indispensabile per facilitare progetti di trasformazione sociale profondi. In Italia ad esempio, Volt milita da tempo per un loro maggiore impiego a tutti i livelli possibili.

Le ciambelle delle aziende

Anche le aziende possono cimentarsi con la ciambella. Il sito del DEAL offre degli strumenti specifici per le imprese che vogliono contribuire a creare un’economia inclusiva e rigeneratrice. Nell’attuale situazione socioeconomica, gestire un’impresa completamente all’interno della ciambella sembra un progetto particolarmente ambizioso e, piuttosto che cercare di dimostrare che l’azienda opera all’interno della ciambella, è più realistico riflettere sul modello economico dell’azienda e ridisegnarlo per avvicinarsi il più possibile all’ideale della ciambella. A questo scopo il DEAL raccomanda di lavorare su cinque temi principali. Prima di tutto riesaminare lo scopo dell’azienda integrando aspetti sociali e/o ecologici e riesaminare la rete di partners, fornitori, clienti in funzione di questa nuova ottica. In seguito, ridisegnare il governo d’impresa per includere il maggior numero di parti in causa, eventualmente adottando modelli di proprietà innovativi. Infine, rivedere i flussi finanziari ed in particolare i margini di profitto, per darsi la possibilità di di adottare idee veramente trasformative, pur mantenendo un giusto beneficio per gli investitori (Sahan, Ruiz, and van Winden 2022)

Conclusioni

L’economia della ciambella non rimette in questione l’ordinamento economico e politico corrente e infatti l’approccio è a volte criticato da chi preferirebbe scelte politiche più radicali. La ciambella invece, si pone come una bussola per orientare scelte economiche, sociali e imprenditoriali volte a contribuire alla creazione di una società più giusta ed un’economia inclusiva, rigenerativa e redistributiva.

Bibliografia

Boffey, Daniel. 2020. “Amsterdam to Embrace ‘doughnut’ Model to Mend Post-Coronavirus Economy.” The Guardian, April 8, 2020, sec. World news. https://www.theguardian.com/world/2020/apr/08/amsterdam-doughnut-model-mend-post-coronavirus-economy.

City of Amsterdam. 2023. “Implementation Agenda for a Circular Amsterdam 2023-2026.”

Nugent, Ciara. 2021. “Amsterdam Is Embracing a New Economic Theory to Help Save the Environment. Could It Replace Capitalism?” TIME, January 22, 2021. https://time.com/5930093/amsterdam-doughnut-economics/.

Raworth, Kate. 2017. Doughnut Economics: Seven Ways to Think Like a 21st-Century Economist. Random House Business Books. https://play.google.com/store/books/details?id=QrTbwAEACAAJ.

Raworth, Kate, Fredrik Eriksson, Carlota Sanz, Janine Benyus, Jamie Dwyer, Nicole Hagerman Miller, Annerieke Douma, et al. 2020. “The Amsterdam City Doughnut.” Doughnut Economics Action Lab (DEAL),. https://doughnuteconomics.org/amsterdam-portrait.pdf.

Rockström, Johan, Joyeeta Gupta, Dahe Qin, Steven J. Lade, Jesse F. Abrams, Lauren S. Andersen, David I. Armstrong McKay, et al. 2023. “Safe and Just Earth System Boundaries.” Nature 619 (7968): 102–11. https://doi.org/10.1038/s41586-023-06083-8.

Rockström, Johan, Louis Kotzé, Svetlana Milutinović, Frank Biermann, Victor Brovkin, Jonathan Donges, Jonas Ebbesson, et al. 2024. “The Planetary Commons: A New Paradigm for Safeguarding Earth-Regulating Systems in the Anthropocene.” Proceedings of the National Academy of Sciences 121 (5): e2301531121. https://doi.org/10.1073/pnas.2301531121.

Rockström, Johan, Will Steffen, Kevin Noone, Åsa Persson, F Stuart Chapin Iii, Eric Lambin, Timothy Lenton, et al. 2009. “Planetary Boundaries: Exploring the Safe Operating Space for Humanity.” Ecol. Soc. 14 (2). https://doi.org/10.5751/ES-03180-140232.

Sahan, Erinch, Carlota Sanz Ruiz, and Willem van Winden. 2022. “What Doughnut Economics Means for Business: Creating Enterprises That Are Regenerative and Distributive by Design.”

Snyder, Carolyn W. 2016. “Evolution of Global Temperature over the Past Two Million Years.” Nature 538 (7624): 226–28. https://doi.org/10.1038/nature19798.

Steffen, Will, Katherine Richardson, Johan Rockström, Sarah E Cornell, Ingo Fetzer, Elena M Bennett, Reinette Biggs, et al. 2015. “Sustainability. Planetary Boundaries: Guiding Human Development on a Changing Planet.” Science 347 (6223): 1259855. https://doi.org/10.1126/science.1259855.

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Zambano, Francine. 2023. “« La hauteur de la marche est très importante » – L’uniscope.” L’Uniscope, November 9, 2023. https://wp.unil.ch/uniscope/la-hauteur-de-la-marche-est-tres-importante/.

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