Con la chiusura della Cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Sharm el-Sheikh non si può non rammaricarsi della distanza le posizioni tra i vari attori sullo scacchiere.
“Quanto è stato concordato è poco chiaro e insufficiente, e quanto non è stato deciso, o è stato semplicemente ignorato, è invece sterminato e terrificante”, scrive la giornalista Gwynne Dyer, commentando gli esiti del vertice sul clima[1].
Al momento sembra più apprezzabile il movimento dal basso, che vede la creazione di un ecosistema di startup attente alla questione ambientale.
Ma se da un lato gli Usa sottolineano la volontà di raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030 per evitare l’inferno climatico, dall’altro molti paesi come la Cina e la Russia restano legati comunque all’utilizzo di combustibili fossili pur mantenendo investimenti milionari in nuove tecnologie abilitanti che però restano secondarie rispetto alle fonti primarie utilizzate che causano importanti danni lato inquinamento ambientale.
Il monito dalla società civile arriva da più parti, come quello dell’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori verso un maggiore impegno per una transizione energetica legata ad un’economia sempre più green e digitale che diventa ancora più urgente guardando al contesto geopolitico: la guerra della Russia in Ucraina mostra come sia doveroso raddoppiare gli impegni sul clima, rafforzando la necessità di una transizione verso un mondo senza dipendenza dai combustibili fossili.
Clima e inquinamento, cosa dicono i dati
A lanciare l’allarme sulla gravità della situazione circa l’emergenza sul clima e i livelli di inquinamento, ci ha pensato in particolare il report della World Meteorological Organization, il quale ha evidenziato come la temperatura media nel 2022 è di circa 1,15 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali. Tradotto: gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi di sempre.
Nel periodo luglio-settembre 2022 poi la concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha raggiunto a 415,95 parti per milione. L’amministratore dell’Agenzia Usa per gli Oceani e l’atmosfera (NOAA), Rick Spinrad, ha rilevato che “i livelli attuali di CO2 sono paragonabili al Pliocene Climatic Optimum, 4,5 milioni di anni fa, quando il livello del mare era più alto tra 5 e 25 metri rispetto ad oggi.
Mentre la temperatura media globale è stata di 0,88°C al di sopra della media del XX secolo, con punte fino a + 5°C in Europa, Nord America e Cina. In Groenlandia la temperatura è stata di 8°C al di sopra della media mensile 1990-2020, con lo scioglimento di ghiacci nella prima metà del mese di settembre più esteso da quando sono iniziate le rilevazioni.
Infine, le temperature della superficie degli oceani e dei mari sono state superiori di 2,5°C rispetto ai valori medi nel periodo 1990-2020. Nel Mediterraneo sono stati rilevati aumenti della temperatura fino + 6°C con ripetute ondate di caldo marine.
Le startup che aiutano il pianeta
In questo contesto operano, e per fortuna ci sono, le startup cleantech, quelle cioè che lavorano a tecnologie in grado di rendere più sostenibili tanto i consumi quanto i processi produttivi e svolgono un ruolo centrale nell’accelerare questo processo. Insieme alle pmi innovative sono il motore della crescita occupazionale.
Tante sono su questo le iniziative in atto, come il progetto Zero: l’acceleratore di startup della Rete Nazionale Acceleratori di Cassa Depositi e Prestiti, la società per azioni controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze e da diverse fondazioni bancarie.
Così come anche dal mondo startup arrivano idee e progetti di alto profilo, come il caso di Beaware che propone una soluzione che integra open data e sensori distribuiti sul territorio per ottimizzare la logistica e aumentare la trasparenza del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti. Circular Technologies invece è una compagnia specializzata nella gestione circolare dei prodotti legati ai sistemi integrati di telecomunicazione, favorendo il riciclo delle materie prime e il riuso di prodotti ricondizionati.
Gevi Wind invece è pronta a immettere sul mercato turbine eoliche che si adattano autonomamente alle diverse condizioni del vento, consentendo la produzione di energia anche in condizioni di vento debole, mentre la Microx sta costruendo un dispositivo che consente la misurazione della presenza di metalli pesanti e della qualità dell’acqua in maniera veloce e affidabile.
Nel frattempo, Preinvel ha brevettato una tecnologia di filtraggio fluidodinamica in grado di rimuovere le micro-polveri e agenti inquinanti dalle emissioni industriali. E infine il caso di ReLearn, che sta mettendo a punto un sistema di monitoraggio dei rifiuti che trasforma semplici contenitori in dispositivi intelligenti in grado di analizzare la tipologia di rifiuti e la produzione, e Smart Island, il software cloud di intelligenza artificiale per l’agricoltura, capace di rilevare e registrare enormi quantità di dati garantendo la tracciabilità di ogni prodotto.
Infine, si segnala Evk2 Minoprio, una startup nata dalla collaborazione tra Evk2 e Fondazione Minoprio (dal nome del comune in provincia di Como che ospita la sede), che promuove progetti di ricerca scientifica in ambito montano legati allo sviluppo di nuove tecnologie sostenibili, alla diffusione della conoscenza e al supporto dei decision makers. In Italia è attivo il manifesto “Mountain Genius”, mentre a livello mondiale presiede due Osservatori d’alta quota, uno in Nepal e uno in Pakistan. L’obiettivo della missione è di raccogliere informazioni e dati scientifici sui cambiamenti climatici, in particolare per quanto riguarda la fisica e la chimica dell’atmosfera, lo studio dell’evoluzione dei ghiacciai, dell’acqua e dei fenomeni correlati, della salute umana, della vegetazione e della fauna, della capacità sismica, geologica e geofisica dell’area.
La posizione dell’Italia
L’Italia punta a mantenere i propri sforzi sulla decarbonizzazione sviluppando una propria strategia di diversificazione energetica. Tuttavia, la necessità di mettere al centro l’innovazione e la digitalizzazione come punti cardini a sostegno di un’economia orientata alla sostenibilità, sembra una sfida piuttosto in salita.
Tra le aree di interventi si evidenziano le trivelle in Adriatico per il gas, il nucleare, le comunità energetiche e un fondo per il clima siano tra i punti che il CDM sta vagliando come aree di intervento.
L’Italia è uno dei Paesi che hanno rispettato gli impegni assunti nel Cop 25 e nel Cop 26, ma per raggiungere i nuovi traguardi per arginare l’emergenza climatica servirà molto di più di un disegno strategico, serviranno fatti tangibili e concreti di azioni mirate, anche attraverso i fondi del PNRR, a svoltare davvero verso un’economia inclusiva e orientata al green che metta al centro le smart cities e le startup legate al sostegno dell’ambiente.
Gli scienziati in generale si mostrano scettici, tuttavia, sull’efficacia di queste promesse fatte dai leader. In uno studio del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, si testimonia la distanza tra le dichiarazioni e le politiche che i paesi continuano a perseguire che, così come sono attualmente, porterebbero ad un aumento di 2,8 gradi Celsius. Anche la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici proseguirebbe troppo a rilento con conseguente aumento del numero di eventi estremi: siccità, inondazioni e forti ondate di calore.
Note
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