Il corretto utilizzo dei dati rappresenta una risorsa fondamentale, in un momento in cui le informazioni sono molte e dobbiamo mettere a tema come utilizzarle. È la sfida che si trovano a dover fronteggiare le imprese italiane, in gran parte Pmi: come possiamo trasformare i big data nel petrolio del futuro?
Come può l’analisi dei dati supportare lo sviluppo delle imprese? Come si intreccia il progresso umano con quello dell’intelligenza artificiale?
L’indice E3CI
Pensiamo ai dati sul meteo resi disponibili dall’European Extreme Events Climate Index (E3CI), nato dalla collaborazione fra il Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), Leitha Unipol Group e IFAB, attraverso la sua suite di indicatori, si impegna a fornire un supporto essenziale alle aziende e ai responsabili decisionali, aiutandoli nella valutazione delle opzioni più vantaggiose e nei relativi impatti. Questa valutazione si basa su una combinazione di frequenza e gravità degli eventi estremi. Gli indici proposti da E3CI vengono regolarmente aggiornati su base mensile, coprendo l’intera Europa con un dettaglio geografico che copre aree fino a 30 chilometri di diametro.
Esempi applicativi
Questi valori possono essere facilmente integrati come coefficienti o variabili nelle analisi e nelle ricerche aziendali. Esempi applicativi possono essere nel settore energia ed utilities, perché si tratta di informazioni fondamentali per ottimizzare la produzione, pianificare le risorse e garantire la sicurezza delle infrastrutture, soprattutto per le aziende che si basano su fonti energetiche rinnovabili, come il solare ed eolico. L’integrazione dell’indice nelle analisi aziendali consente di monitorare gli impatti dei fenomeni meteorologici estremi e di elaborare strategie finanziarie e di trading per mitigare i rischi finanziari derivanti dalle fluttuazioni dei prezzi dell’energia legate alle condizioni climatiche eccezionali.
Se pensiamo invece alle infrastrutture, per esempio dove costruire una strada o un ponte, grazie a questi dati è possibile conoscere le aree che nel tempo sono state più soggette a fenomeni di eventi metereologici estremi e programmare le tecnologie da impiegare e la frequenza delle opere di manutenzione.
Nel caso dell’industria agroalimentare, fornisce informazioni essenziali ai produttori riguardo agli scenari climatici e alla gestione delle potenziali minacce atmosferiche, nonché delle misure di adattamento pertinenti. Questo approccio mira a potenziare la filiera agroalimentare, migliorando la sua capacità di affrontare con successo sia i rischi climatici attuali che quelli futuri.
I danni da eventi estremi in Italia
In Italia, dal 2010 a giugno 2023 sono stati registrati 96 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, di cui 38 grandinate, 21 casi di trombe d’aria e raffiche di vento, 15 allagamenti, 11 casi di siccità prolungata, 8 esondazioni fluviali, secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente. Tra le regioni più colpite ci sono l’Emilia-Romagna con 15 eventi, il Piemonte con 12 eventi e la Puglia con 11 eventi. Alluvioni, lunghi periodi di siccità, ondate di calore, stanno minacciando il comparto agroalimentare con conseguenze economiche sempre più pesanti.
Le prospettive
Secondo il Piano nazionale adattamento climatico pubblicato sul sito del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica al 2050 il settore dell’agroalimentare italiano, in assenza di interventi di mitigazione, rischia perdite economiche di 12,5 miliardi di euro all’anno. Di qui, la possibilità per le imprese di effettuare investimenti su previsioni sempre più attendibili grazie all’utilizzo dei dati risulta dirimente.
Pensiamo anche ai grandi benefici derivanti dall’utilizzo dei big data sul clima nel campo del real estate, per una pianificazione urbanistica sempre più sostenibile, anche in termini di qualità di vita. Iniziamo, con questo, a comprendere il senso reale dell’espressione smart city e di cosa possa significare in futuro: la città veramente ‘smart’ è quella che sa sfruttare i suoi dati per rispondere meglio ai bisogni di chi la abita. Molte grandi metropoli hanno già realizzato piattaforme e soluzioni per valorizzare e utilizzare i dati, dotandosi di soluzioni tecnologiche per la gestione degli stessi.
Un grande potenziale della sistematizzazione dei dati sul clima è, infine, rappresentato dall’impatto sui mercati finanziari e assicurativi, che riflettono l’andamento dei vari comparti economici interessati e forniscono indicatori che permettono di misurare con maggiore precisione i rischi legati alle condizioni meteorologiche. Il tutto si inserisce bene all’interno del vasto universo dei “big data” nel settore della finanza, utili per ottenere informazioni preziose e fornire vantaggi in diversi ambiti, in particolare l’analisi dei rischi, migliorando la gestione del rischio, e i modelli di previsione: l’analisi dei big data consente di sviluppare modelli di previsione avanzati per il mercato azionario, i tassi di interesse, i prezzi delle materie prime e altre variabili finanziarie. Su questo, i dati sul clima e le relative capacità di previsione avranno sempre più impatto, per aiutare gli investitori e le istituzioni finanziarie a prendere decisioni informate e a sviluppare strategie di investimento. La consapevolezza dell’impatto climatico è cruciale per il successo e la sicurezza di investimenti a lungo termine in sempre più settori e su questo la dice lunga la crescita di fondi di investimento che investono sulle best practice dell’economia green.
Conclusioni
Ecco, quindi, che la vera sfida per le aziende e per la nostra società è rappresentata dal compiere una doppia trasformazione, “verde e blu”, che può realizzarsi solo grazie a un contributo importante della ricerca, in un contesto in cui il trasferimento tecnologico si riveli efficace. La nascita di ecosistemi come il Tecnopolo di Bologna rappresenta uno dei principali fattori di competitività del nostro sistema-Paese.