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Edifici smart e case green: il futuro delle città europee è più sostenibile



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Gli smart building rappresentano la risposta alle sfide ambientali urbane, in grado di promuovere la sostenibilità attraverso tecnologie avanzate. La Direttiva “Case Green” fissa obiettivi ambiziosi per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio entro il 2050, richiedendo investimenti e superamento di ostacoli giuridici ed economici

Pubblicato il 20 mar 2025

Francesco Ricotti

BLV – Belvedere & Partners



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Gli smart building rappresentano una soluzione alla crescente domanda di sostenibilità e rispondono alla necessità di migliorare la qualità della vita nelle aree urbane.

La crescente attenzione alla riduzione dell’impatto ambientale delle costruzioni, unita alla spinta normativa verso l’efficienza energetica, rende gli smart building uno strumento importante nell’ambito della pianificazione urbana contemporanea. Il loro sviluppo è infatti incentivato e promosso da una legislazione sempre più attenta e improntata a promuovere queste tematiche, come dimostrato dalla della Direttiva “Case Green”.

Che cosa sono gli smart building: innovazione tecnologica per la sostenibilità urbana

Nello specifico, gli smart building, o edifici intelligenti, sono una delle risposte più innovative alle sfide ambientali ed energetiche del nostro tempo. Grazie all’integrazione di tecnologie avanzate, questi edifici ottimizzano la gestione delle risorse naturali, energetiche e ambientali: l’automazione, il monitoraggio in tempo reale e i sistemi di gestione avanzati consentono di ridurre l’impatto ambientale, migliorando al contempo la qualità della vita degli utenti. Infatti, l’impiego, da parte di questi edifici, di sensori intelligenti e dispositivi IoT (Internet of Things) permette di controllare e regolare dinamicamente il consumo di energia e risorse, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2.

L‘unione europea e la direttiva case green: verso edifici a zero emissioni

Gli smart building, dunque, considerate le loro caratteristiche, si allineano perfettamente agli obiettivi fissati dalla Direttiva (UE) 2024/1275, meglio conosciuta come Direttiva “Case Green”. Quest’ultima, stabilisce standard vincolanti per la prestazione energetica degli edifici, promuovendo la transizione verso edifici a emissioni quasi zero.

In particolare, l’obiettivo finale è raggiungere la neutralità climatica del patrimonio edilizio esistente entro il 2050, favorendo l’utilizzo di fonti rinnovabili e incentivando la digitalizzazione del settore edilizio. Il concetto di “Zero Emission Buildings” (ZEB), ossia edifici a zero emissioni di carbonio da combustibili fossili, diventa quindi una priorità per l’Unione Europea.

Piani di ristrutturazione e obiettivi per un’edilizia sostenibile entro il 2050

Per garantire il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva “Case Green”, gli Stati membri sono chiamati a definire piani per garantire la ristrutturazione del parco nazionale degli edifici residenziali e non residenziali, sia pubblici che privati, “al fine di ottenere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica entro il 2050, allo scopo di trasformare gli edifici esistenti in edifici a emissioni zero”.

Al fine di agevolare il progressivo raggiungimento di tale scopo, la Direttiva prevede degli obiettivi intermedi di riduzione del consumo di energia primaria: una diminuzione del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 per gli edifici residenziali, e per gli edifici non residenziali, il raggiungimento di un miglioramento della performance energetica del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033.

Rigenerazione urbana e smart building: strategie per città più verdi ed efficienti

Nel solco di una normativa europea sempre più indirizzata verso la sostenibilità, la rigenerazione urbana assume un’importanza evidentemente crescente. Questo processo, che implica il recupero e il rinnovo di aree urbane degradate o dismesse, favorisce la transizione verso città più verdi, resilienti ed energeticamente efficienti. L’introduzione degli smart building nelle operazioni di riqualificazione degli edifici, in particolare, diventa essenziale per rispettare gli obiettivi della Direttiva “Case Green”, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo i consumi.

Le amministrazioni locali sono quindi chiamate a svolgere un ruolo centrale nella pianificazione urbanistica, che deve integrarsi con la crescente domanda di innovazione e flessibilità.

Gli strumenti di governance del territorio, previsti dal diritto amministrativo, devono necessariamente adattarsi a questa evoluzione, rendendo più agili le procedure di autorizzazione e la gestione dei progetti di riqualificazione. In tal senso, la pianificazione urbanistica deve coniugare la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente con le esigenze di tutela ambientale, di risparmio energetico e di innovazione tecnologica, ponendo particolare attenzione agli aspetti legati alla sostenibilità sociale e alla coesione territoriale.

Sfide giuridiche ed economiche nell’implementazione degli edifici intelligenti

Nonostante le grandi potenzialità degli smart building, la loro diffusione e implementazione comportano alcune sfide, soprattutto sul piano giuridico ed economico. L’adozione di tecnologie intelligenti e l’adeguamento energetico degli edifici richiede, infatti, ingenti investimenti, che gravano principalmente su proprietari e operatori del settore.

Inoltre, la rigidità di alcuni parametri imposti dalla Direttiva “Case Green” potrebbe ostacolare gli interventi su edifici storici o vincolati, dove il miglioramento dell’efficienza energetica è difficile senza compromettere il valore architettonico e culturale degli immobili. Un altro ostacolo, infine, è sicuramente rappresentato dalla burocrazia e dalla frammentazione delle normative regionali e comunali, che inevitabilmente rallentano l’adozione uniforme delle soluzioni innovative e sostenibili.

Per tutte queste ragioni, dunque, è indispensabile garantire ai privati un regime agevolato e un quadro normativo in cui operare ben definito. D’altro canto, solo con regole chiare e precise, ed adeguati sostegni, si potranno incentivare comportamenti virtuosi che favoriscano il successo degli scopi comuni. Un sistema normativo adeguato, non solo stimola l’iniziativa privata, ma assicura anche che gli sforzi individuali contribuiscano efficacemente al raggiungimento di risultati collettivi.

Opportunità di finanziamento: il PNRR come risorsa per la digitalizzazione

Un’opportunità di incentivo finanziario potrebbe essere rappresentata dalle risorse stanziate nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In particolare, la Missione 1 del PNRR, denominata “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, prevede un investimento pari a circa 50 miliardi di euro, finalizzato alla modernizzazione digitale delle infrastrutture nazionali, della Pubblica Amministrazione e del sistema produttivo, con particolare attenzione ai settori del turismo e della cultura, considerati strategici per la crescita economica del Paese.

Tuttavia, la possibilità di accedere a tali fondi è subordinata al rispetto di specifici criteri normativi e procedurali, che delimitano il perimetro di applicazione degli incentivi. In particolare, le disposizioni di riferimento disciplinano i requisiti soggettivi e oggettivi per l’ottenimento delle risorse, nonché gli obblighi di rendicontazione e verifica ai fini della corretta gestione dei finanziamenti pubblici. Ne consegue che, per i settori non espressamente contemplati dalla misura in oggetto, le criticità e le difficoltà già evidenziate permangono inalterate, senza che il PNRR possa rappresentare un’effettiva leva di sostegno economico.

Inclusione sociale e equità nella transizione verso città intelligenti

Un ulteriore aspetto da tenere certamente in considerazione riguarda il rischio di disuguaglianze sociali ed economiche. Se la transizione verso un’edilizia più sostenibile non venisse supportata da politiche inclusive, il divario tra le aree urbane più sviluppate e quelle meno attrezzate potrebbe ampliarsi, creando nuove forme di disuguaglianza. Le zone urbane più ricche potrebbero trarre i maggiori benefici dagli investimenti in smart building, mentre le periferie e le aree più povere potrebbero rimanere escluse, con il rischio di accentuare le disuguaglianze sociali ed economiche.

È quindi fondamentale che le politiche di rigenerazione urbana siano pensate in modo da favorire l’inclusione e l’equità sociale, promuovendo interventi che non solo rispondano agli obiettivi di sostenibilità ambientale, ma che garantiscano anche l’accesso universale alle tecnologie e ai benefici derivanti da una città intelligente e più verde.

Verso un equilibrio tra sostenibilità, normativa e inclusione sociale

In sintesi, gli smart building e la Direttiva “Case Green” rappresentano un passo importante verso una rigenerazione urbana ecosostenibile, ma il loro impatto richiede un approccio che consideri le diverse problematiche giuridiche, economiche e sociali. Per garantire una transizione efficace verso un’edilizia più sostenibile, è necessario un intervento legislativo che promuova l’armonizzazione delle normative a livello europeo e nazionale e che agevoli, sotto il profilo amministrativo e finanziario, tali interventi. Solo con un bilanciamento tra obblighi normativi, semplificazione, sostenibilità economica e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente sarà possibile favorire un processo di rigenerazione urbana che risponda alle esigenze di efficienza energetica, inclusione sociale e coesione territoriale.

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