Direttiva Case Green

Edilizia sostenibile per un futuro a emissioni zero: proposte per edifici smart in Italia



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La Direttiva Ue “Case Green” mira a ridurre i consumi energetici e le emissioni degli edifici, per un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. La Direttiva impone requisiti più severi per edifici nuovi e ristrutturati, promuovendo la riqualificazione energetica e l’uso di energie rinnovabili. La Community Smart Building, promossa da The European House…

Pubblicato il 8 feb 2024

Benedetta Brioschi

Partner e Project Leader della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti



Green e Digital

Dopo mesi di negoziati, il 7 dicembre 2023 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea hanno raggiunto l’accordo sulla DirettivaCase Green” (Energy Performance of Buildings Directive – EPBD). Con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e di ottenere un parco immobiliare ad emissioni zero entro il 2050, la Direttiva rivista stabilisce più ambiziosi requisiti di prestazione energetica per gli edifici nuovi e ristrutturati nell’Unione Europea e incoraggia gli Stati Membri a rinnovare il proprio patrimonio edilizio.

In questo contesto, la riqualificazione energetica del settore edilizio italiano assume quindi un ruolo centrale, richiedendo interventi concreti per lo sviluppo e la riconversione smart degli edifici nel nostro territorio.

Facciamo il punto sulle misure previste dalla Direttiva Ue prima di presentare alcune proposte concrete per favorire lo sviluppo e la riconversione smart degli edifici in Italia.

L’impatto energetico degli edifici in Europa

Oggi non possiamo più rimandare un dibattito serio e approfondito sulla transizione efficiente e sostenibile del parco immobiliare. Gli edifici sono il settore più energivoro in Europa. Consumano oltre il 40% dell’energia e sono responsabili del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Gli edifici rappresentano inoltre i maggiori consumatori di gas in Europa, impiegato principalmente per il riscaldamento, il raffreddamento e l’acqua calda all’interno delle abitazioni.

In tale contesto, gli interventi di riqualificazione e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili negli edifici costituiscono misure chiave per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e la dipendenza energetica dell’Unione Europea e dei suoi Stati Membri dai combustibili fossili. Ad oggi, circa l’85% degli edifici in Europa è stato costruito prima del 2000 e quasi il 75% del parco immobiliare è inefficiente sul piano energetico, evidenziando ampi margini di miglioramento per favorire la transizione energetica.

Le misure chiave della Direttiva per ridurre le emissioni di gas

La nuova Direttiva UE “Case Green” segna un passo avanti importante in questa direzione, definendo una serie di misure volte ad aiutare i Paesi europei a migliorare strutturalmente il parco immobiliare, riducendone il fabbisogno energetico e favorendo gli interventi di riqualificazione energetica, con un’attenzione particolare agli edifici appartenenti alle classi energetiche inferiori.

Rispetto alla prima bozza presentata lo scorso 14 marzo, la nuova Direttiva EPBD garantisce ai singoli Paesi europei maggiore autonomia nel definire le modalità di intervento più adatte allo specifico contesto nazionale. La bozza definitiva prevede che ciascuno Stato Membro presenti un “Piano nazionale per la riqualificazione energetica degli edifici”, con l’obiettivo prioritario di ridurre del 16% i consumi energetici primari del parco immobiliare entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Tali misure nazionali dovranno garantire che almeno il 55% della riduzione dei consumi medi di energia sia ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici a peggior performance energetica. La Direttiva stabilisce infatti che le politiche nazionali dovranno agire prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori, appartenenti alla classe energetica “G”.

Obiettivo emissioni zero

Già la prima bozza della Direttiva “Case Green”, risalente a marzo 2023, prevedeva che tutti gli edifici dovessero impegnarsi al raggiungimento di determinate classi energetiche, a seconda delle diverse categorie e destinazioni d’uso. In particolare, gli edifici residenziali dovevano essere ristrutturati per raggiungere:

  • la classe energetica E entro il 2030;
  • la classe energetica D entro il 2033.

Gli edifici pubblici e non residenziali dovevano invece raggiungere:

  • la classe energetica E entro il 2027;
  • la classe energetica D entro il 2030.

Tutti gli edifici di nuova costruzione dovevano inoltre essere a emissioni zero a partire dal 2030, mentre nel caso di edifici pubblici l’obbligo decorreva dal 2028.

Obiettivi e sfide della nuova versione della Direttiva

La nuova versione della Direttiva abbandona l’idea di includere specifici requisiti di ristrutturazione per i singoli edifici sulla base delle diverse classi energetiche, preferendo invece un approccio più discrezionale basato su regole flessibili che fanno riferimento ai dati medi dell’intero patrimonio edilizio. In sintesi, la Direttiva UE definisce la cornice e i target generali a cui tutti i Paesi europei devono attenersi nell’elaborazione dei singoli Piani Nazionali per la riqualificazione energetica degli edifici, consentendo ad ogni Paese di fissare le proprie priorità.

Le norme per gli edifici non residenziali

Riguardo al settore degli edifici non residenziali, le norme prevedono un miglioramento graduale in accordo con gli standard minimi di prestazione energetica. Entro il 2030, la Direttiva prevede la ristrutturazione di almeno il 16% degli edifici non residenziali con le prestazioni energetiche più basse, con un target al 2033 che mira a ristrutturare il 26% degli edifici non residenziali. In generale, la nuova Direttiva UE ha introdotto una serie di modifiche alla versione precedente definendo un quadro normativo meno restrittivo e introducendo maggiori margini di flessibilità negli obiettivi e nei tempi necessari al raggiungimento dei target previsti.

Gi edifici esentati dalle misure della direttiva Ue

La Direttiva UE stabilisce inoltre la possibilità di esentare alcune categorie particolari di edifici, che potranno essere esclusi dagli interventi di ristrutturazione. Tra questi rientrano non solo gli edifici storici, le chiese e i monumenti, ma anche le abitazioni unifamiliari con una superficie inferiore a 50 metri quadri e le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno.

Le implicazioni della nuova Direttiva UE “Case Green” per l’Italia

Con riferimento all’Italia, sono circa 1,8 milioni gli edifici residenziali più energivori, appartenenti alla classe energetica “G”, su un totale di 12 milioni. Nel mirino dell’Unione Europea rientrano anche 230 mila edifici pubblici non residenziali che appartengono alla classe più energivora. Inoltre, secondo le nuove regole, almeno 3 milioni di edifici italiani risulterebbero esclusi dagli interventi di riqualificazione in quanto appartenenti alle categorie di edifici esclusi sopracitate.

L’importanza della riqualificazione energetica del settore edilizio italiano

L’obsolescenza del patrimonio immobiliare italiano rende ancora più urgente e strategico il processo di riqualificazione del settore edilizio. Come emerge dall’Osservatorio della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti, l’Italia presenta un parco immobiliare obsoleto, con l’81% degli edifici che ha più di 30 anni (vs. 73% della Francia e 62% della Spagna) e circa il 75% degli Attestati di Prestazione Energetica emessi nel 2021 con una classe energetica pari o inferiore alla E. Non solo: negli ultimi cinque anni, il tasso di rinnovamento edilizio italiano è stato pari allo 0,85% all’anno (vs. 1,7% di Francia e Germania), in un Paese che detiene uno dei consumi di suolo tra i più alti d’Europa (7,6%, quasi il doppio della media UE). In questo contesto, gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresentano un’opportunità importante ma da soli non bastano: con i fondi messi a disposizione del PNRR è possibile raggiungere un tasso di rinnovo del 1,2%, ancora lontano dall’obiettivo del 2,1% necessario per allinearsi al target europeo.

La Direttiva pone dunque le condizioni per accelerare il processo di efficientamento energetico del settore edilizio. Per non farsi cogliere impreparata e raggiungere gli sfidanti target europei, nei prossimi anni l’Italia dovrà investire massicciamente e promuovere politiche per favorire la transizione smart degli edifici italiani, verso “hub di servizi automatizzati real time e adattivi, integrabili con l’organismo edilizio e l’ecosistema esterno, dotati di tecnologie connesse, interoperabili e sostenibili che permettono l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse idriche e energetiche, dei costi di realizzazione e gestione e la massimizzazione del well-being e della sicurezza degli individui”, come da definizione della Community Smart Building.

Proposte concrete per lo sviluppo e la riconversione smart degli edifici in Italia

I temi e le problematiche evidenziate dalla Direttiva europea sono al centro anche del lavoro della Community Smart Building, promossa da The European House – Ambrosetti con la partecipazione degli attori leader della filiera (sono partner della Community ad oggi ABB, ANCE Lombardia, Bticino, Celli Group, Comoli Ferrari, Kone, MCZ, Principe Ares, Progetto CMR, Tekser e Veos). Il tavolo di lavoro della Community ha individuato alcune proposte concrete per favorire lo sviluppo e la riconversione smart degli edifici in Italia.

  • Definire tutti gli standard associati al concetto di Smart Building secondo la definizione olistica proposta dalla Community, che vede l’edificio come la somma di tutte le parti coinvolte, sia le componenti esterne sia le tecnologie interne. Questo consentirebbe di definire specifici requisiti tecnici e normativi che a loro volta permettano una maggiore integrazione delle diverse soluzioni legate agli Smart Building, creare sistemi di incentivazione su misura, che garantiscano incentivi più efficienti ed efficaci, riducendo lo spreco di risorse economiche e migliorare la sostenibilità ed efficienza energetica e idrica dell’edificio, grazie all’introduzione di requisiti per l’efficienza, l’uso di fonti rinnovabili e di materiali sostenibili e circolari
  • Promuovere la determinazione della classe energetica degli edifici, includendo anche gli interventi sui prodotti e sulle tecnologie che li caratterizzano (es. elettrodomestici, impiantistica, illuminazione, erogatori, elevatori, ecc.)
  • Creare un «Libretto Casa» a valenza legale, anche in formato digitale, che tenga traccia delle attività di riqualificazione effettuate sull’edificio affinché siano adeguatamente valorizzate anche in fase di valutazione dell’immobile. Il “Libretto Casa” favorirebbe una migliore pianificazione degli investimenti privati per la riqualificazione della casa, garantendo un maggiore riconoscimento del valore dell’abitazione attraverso un meccanismo certificato di payback rispetto all’investimento del cittadino, migliorerebbe l’efficienza del flusso delle informazioni, specialmente nel campo della manutenzione, aiuterebbe a monitorare l’impiego e l’efficienza delle componenti smart e a garantire la trasparenza sugli interventi effettuati e aumenterebbe la consapevolezza dei benefici associati al rinnovamento smart degli edifici sulla base dei dati raccolti (informazione sintetica sui risparmi ottenibili, ritorno degli investimenti, glossario delle tecnologie, ecc.).

La strada da seguire per i prossimi anni è chiara, ora occorre percorrerla mettendo a sistema le migliori competenze del Paese.

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