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ESG, gli standard ESRS e ISSB: ecco come rendicontarli



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Vediamo tutti i dettagli e le modalità di rendicontazione degli standard ESRS e ISSB, le differenze tra i due set e gli obblighi per le aziende

Pubblicato il 8 mar 2024

Barbara Maria Barreca

Dottore commercialista e Valutatore di impatto Sociale



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Al fine di soddisfare i requisiti di informativa previsti dalla direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha pubblicato la prima serie di European Sustainibility Reporting Standards (ESRS) che sono stati approvati dal Regolamento Europeo 2023/2772, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Europea il 22 dicembre 2023.

La necessità di individuare standard di rendicontazione in tema ESG che siano comuni, condivisi e ben definiti ha portato l’Unione Europea all’adozione degli ESRS che è diventata obbligatoria per i soggetti e con tempistiche che andremo a descrivere, mentre in ambito internazionale nel giugno del 2023 l’ISSB (International Sustainability Standards Boards), costituito nel novembre 2021 dall’IFRS Foundation, ha pubblicato i primi due standard globali per la rendicontazione della sostenibilità.

Rendicontazione di sostenibilità, gli esercizi finanziari

La direttiva CSRD entrata in vigore il 5 gennaio 2023, ha ampliato l’ambito di applicazione della rendicontazione di sostenibilità per le imprese con un’entrata in vigore così differenziata per il primo report che deve essere riferito:

  • all’esercizio finanziario 2024 per gli enti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, uno stato patrimoniale superiore ai 20 milioni di euro o un fatturato superiore a 40 milioni di euro (soggetti in precedenza già sottoposti agli obblighi della DNF – Dichiarazione non finanziaria);
  • all’esercizio finanziario 2025 per le grandi aziende che soddisfino due su tre tra i seguenti criteri: numero di dipendenti maggiore di 250, fatturato superiore a 40 milioni di euro, stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro;
  • dall’esercizio finanziario 2026 per tutte le società quotate in borsa (ad eccezione delle cd. Microimprese che abbiano meno di 10 dipendenti o meno di 20 milioni di fatturato);
  • all’esercizio finanziario 2028 per le società extra-europee con fatturato minimo di 150 milioni di euro realizzato nella UE.

Cosa dice il regolamento UE 2023/2772

Il contenuto del Regolamento 2023/2772 è direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri a partire dal primo gennaio 2024 per gli esercizi finanziari decorrenti da tale data o da data successiva e contiene il primo set approvato dall’UE in materia di principi comuni per la rendicontazione della sostenibilità disponibile in lingua italiana qui.

Il documento, composto da 284 pagine, risulta piuttosto corposo e complesso, tanto che alla fine dello stesso, l’allegato 2 dedica una trentina di pagine per approfondire gli acronimi e il glossario dei termini in esso utilizzati.

Lo standard ESRS

L’allegato 1 contiene i principi europei di rendicontazione di sostenibilità (ESRS) secondo lo schema seguente:

ESRS 1 Prescrizioni generali

ESRS 2 Informazioni generali

ESRS E1 Cambiamenti climatici

ESRS E2 Inquinamento

ESRS E3 Acque e risorse marine

ESRS E4 Biodiversità ed ecosistemi

ESRS E5 Uso delle risorse ed economia circolare ESRS S1 Forza lavoro propria

ESRS S2 Lavoratori nella catena del valore

ESRS S3 Comunità interessate

ESRS S4 Consumatori e utilizzatori finali

ESRS G1 Condotta delle imprese

Ricordiamo che l’adozione degli standards ESRS è obbligatoria per i soggetti inclusi nella direttiva CSRD.

Il contenuto di ciascuno dei principi dell’elenco di cui all’allegato 1 del Regolamento è illustrato da un sommario analitico che anticipa lo scopo, il contenuto, le metriche, i requisiti applicativi, le interazioni con gli altri principi e indica nel dettaglio le informazioni che le aziende sono tenute a rendere in conformità con ciascuno degli ESRS approvati.

Come rendicontare gli standard ESRS

Per indirizzare le aziende destinatarie dell’obbligo di rendicontazione vengono anche forniti esempi pratici di applicazione e tabelle specifiche in relazione alle modalità di esposizione delle informazioni richieste.

I primi due standard contengono i principi generali da applicare per una corretta rendicontazione, e specificano le informazioni da rendicontare obbligatoriamente.

Gli altri comprendono i requisiti di rendicontazione per le tre aree ESG (environmental, social e governance).

I temi da rendicontare sono definiti attraverso l’analisi di materialità che la nuova direttiva ha aggiornato introducendo il concetto di “doppia materialità”, ai sensi del quale un’informativa in tema di sostenibilità si considera materiale se:

  • è collegata ad impatti significativi (effettivi o potenziali) dell’impresa sulle persone e sull’ambiente (prospettiva di impatto);
  • ha o può avere effetti finanziari significativi sull’impresa ovvero se influenza i suoi flussi finanziari, e dunque il valore stesso dell’impresa, anche se non si riflette in tutto o in parte nel bilancio alla data di presentazione dello stesso (prospettiva finanziaria).

La “doppia materialità” di un tema di sostenibilità rendicontato si realizza quindi se è tale la prospettiva di impatto, la prospettiva finanziaria o una combinazione delle due.

Gli standard ISSB

I primi due standard globali pubblicati da ISSB sono: l’IFRS S1 che stabilisce le prescrizioni generali relative all’informatica finanziaria legata alla sostenibilità e l’IFRS S2 che riguarda prescrizioni ed informazioni specifiche sul clima.

ISSB e ESRS, differenze

Volendo fare un confronto tra i due set di rendicontazione appare da subito evidente che, sebbene entrambi gli organismi emanatori, EFRAG e ISSB, abbiano dichiarato un elevato grado di interoperabilità tra i reciproci standard, occorre evidenziare che gli ESRS (vincolanti) presentano una complessità e un livello di dettaglio delle informazioni da rendere decisamente superiori agli IFRS (volontari) sia in relazione alla materialità dei temi di sostenibilità: “doppia materialità” richiesta negli ESRS e materialità solo finanziaria per gli IFRS, sia al più ampio ambito informativo che negli IFRS appare ora focalizzato solo sull’aspetto “clima”.

Gli obiettivi

Entrambi gli standard di rendicontazione mirano allo stesso obiettivo e cioè l’individuazione di set di informazioni qualitative e di metriche quantitative che rendano uniformi e confrontabili i documenti elaborati dalle aziende per comunicare ai vari portatori di interesse interni ed esterni, nazionali e internazionali, gli impatti i rischi e opportunità sostanziali in relazione alle questioni di sostenibilità.

Al momento però, vista la maggiore completezza delle informative richieste dagli ESRS, esse consentiranno ai fruitori della dichiarazione sulla sostenibilità di comprendere gli impatti rilevanti dell’impresa sulle persone e sull’ambiente e gli effetti rilevanti delle questioni di sostenibilità sullo sviluppo, sui risultati e sulla situazione dell’impresa con indubbi effetti positivi sulla formazione degli indici di sostenibilità che influiscono sulla composizione dei portafogli di investimento ESG da parte degli intermediari finanziari europei.

Rimane da capire la portata delle imprese che, a livello internazionale, sceglieranno la rendicontazione secondo gli standard IFRS e quali le effettive implicazioni che le imprese europee dovranno considerare se sceglieranno di pubblicare i propri report di sostenibilità anche secondo tali standard.

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