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ESG: il nuovo volto della sostenibilità aziendale nelle norme Ue



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In un contesto in cui le grandi corporazioni rivaleggiano con le entità statali in termini di dimensioni e impatto, il concetto di ESG guadagna sempre più terreno. In particolare, la recente Direttiva UE 2022/2464 sulla rendicontazione societaria di sostenibilità modificherà le attività aziendali rendendo obbligatoria la divulgazione di informazioni dettagliate sulla sostenibilità

Pubblicato il 3 nov 2023



ESG

L’acronimo ESG – Environmental, Social, Governance – è sempre più presente nei dibattiti pubblici ed ha assunto una forma sempre più concreta negli ultimi anni, arrivando ad una situazione in cui la Commissione europea e le istituzioni tutte si sono fatte carico di normare e soprattutto dettagliare le linee guida e contenuto di questo settore.

Quanto sono importanti per un’impresa le “azioni ESG”

Il XXI Secolo, anche se potremmo partire ben prima, ha visto l’imporsi sulla scena internazionale di imprese private che per grandezza e complessità sono state paragonate a veri e propri organismi Statali, se non Stati stessi. Si pensi al caso di Apple che ha avuto un cash balance più alto degli Stati Uniti d’America stessi (Apple now has more cash than the U.S. government, CNN, 2011), o del caso di Amazon (N.dA. tra le società digitali a capitale privato nate a ridosso del XXI Secolo) che con i suoi oltre 1,5 milioni di employers doppia, se non triplica, la popolazione di alcuni Paesi al mondo. È facile dunque comprendere come l’impatto delle imprese, globalmente intese o singolarmente (nel caso delle big corporation), sia seriamente impattante per l’ambiente e la società in cui esse sono inserite.

Sono nate dunque numerose considerazioni su quanto siano importanti per un’impresa gli aspetti relativi alle “azioni ESG”. Il tema, che ingloba ovviamente una responsabilità sociale dell’impresa, non è certo però realmente nuovo, lato imprese. Basti che pensare che già nel 1972 – Antoine Riboud – fondatore e Presidente di Danone ne parlava pubblicamente a Marsiglia.

La reale novità, dunque, risiede nel fatto che negli ultimi anni le istituzioni hanno provato a normare questo ambito, vincolando le imprese a pubblicare informazioni dettagliate in merito alle questioni di sostenibilità. Situazione che dunque aumenterà sempre più la responsabilità delle imprese, oltre che evitare che i dati di sostenibilità siano divergenti tra le stesse imprese e facilitare la transizione degli Stati verso un’economia sostenibile.

La Direttiva UE 2022/2464 e le nuove responsabilità delle imprese

Nel dettaglio parliamo della Direttiva UE 2022/2464 relativa alla rendicontazione societaria di sostenibilità che, al netto (e infatti apporta modifiche) delle direttive 2004/109/CE 2006/43/CE 2013/34/UE, camporterà nei prossimi anni comportamenti e adeguamenti che impatteranno fortemente le attività delle imprese in Europa (o delle imprese non UE che realizzano ricavi nell’Unione maggiori di 150milioni di euro e che hanno una succursale in UE). Lo imprese dovranno quindi rendere pubbliche le informazioni e gli effetti del loro modello aziendale sulla sostenibilità esterna (es: clima, diritti umani) ed interna.

La precedente regolamentazione sul tema, Direttiva 2014/95/UE, circoscriveva di molto l’ambito di applicazione e l’ambito del contenuto delle relazioni “non finanziarie” riferendosi a emittenti quotate, banche e assicurazioni che abbiano avuto in media durante l’esercizio finanziario un numero di dipendenti superiore a 500 e che, alla data di chiusura del bilancio, abbiano superato almeno uno dei seguenti limiti dimensionali:

  • uno stato patrimoniale di 20 milioni di euro;
  • totale ricavi netti di 40 milioni di euro.

È chiara come la portata delle precedente direttiva era molto circoscritta è limitata. Con la nuova direttiva invece saranno chiamati ad intervenire ad impegnarsi nella dichiarazione (effettuata da un accreditato statutory auditor esterno) le grandi corporation e – in aggiunta – le società quotate sui mercati dall’UE.

Gli step di adozione della direttiva da parte degli stati nazionali

Nel dicembre del 2022 il Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo e la firma della direttiva citata che dunque, dopo i consueti termini, è entrata in vigore e prevede i seguenti step di adozione da parte degli stati nazionali:

  • gennaio 2024: la direttiva si applicherà alle imprese già soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (2014/95/UE)
  • gennaio 2025: per le grandi imprese non soggette alla 2014/95/UE
  • gennaio 2026: per le PMI quotate (a eccezione delle microimprese), gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive (con opzione opt-out di non applicazione della normativa fino al massimo del 2018)
  • gennaio 2027: per le imprese di paesi terzi (con i caratteri di cui sopra).

Per ultimo in linea temporale, nel luglio 2023, la Commissione europea ha adottato inoltre gli standard europei di informativa sulla sostenibilità (ESRS) che dovranno essere utilizzati da tutte le imprese soggette alla direttiva citata, lasciando però maggiore discrezione alle imprese che potranno valutare (al proprio interno) la rilevanza dei requisiti di rendicontazione proposti dagli standard dell’EFRAG e una maggiore gradualità per le aziende, soprattutto PMI, che saranno chiamate per la prima volta a pubblicare i fattori di sostenibilità.

La palla ora passa ai Singoli stati Membri che dovranno recepire la direttiva 2464/2022 – nel dettaglio entro il 6 luglio 2024 – e passare da una dichiarazione di carattere non finanziario (2014/95/UE) ad un’informativa sulla sostenibilità (2464/2022/UE). Questo, in particolar modo per l’Italia, significa che si passerà da 200 circa (per lo più aziende c.d. enti di interesse pubblico) a 5000 imprese interessate che dovranno organizzarsi per essere pronti su tali temi.

Conclusioni

Ad oggi – come comunicato dalla stessa Commissione europea – parrebbe che solo la Francia tra i Paesi Membri abbia predisposto un primo atto di recepimento con la Loi n° 171 del marzo 2023. In Italia invece sono attive interlocuzioni tra il Ministero dell’economia e delle finanze, in quanto autorità competente per l’adozione della normatvia di recepimento in Italia, e le autority di riferimento in vista della pubblicazione del relativo provvedimento.

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