Il primo giorno della Cop28, ventottesima Conferenza delle parti della Convenzione internazionale sul contrasto sai cambiamenti climatici clima delle Nazioni Unite, all’apertura ufficiale a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, ha già prodotto un risultato tangibile rilevante approvando le misure per rendere operativo il fondo loss and damage (perdite e danni), destinato a compensare, almeno in parte i Paesi in via di sviluppo più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici.
Il risultato raggiunto origina da un lungo percorso diplomatico attraverso le Conferenze sul clima, di cui la prima menzione formale risale al 2007 con la COP13 di Bali e il riconoscimento del diritto in termini di principio con la COP19 di Varsavia nel 2013.
Cop28: il fondo loss and damage
Entrando nei dettagli dell’accordo adottato alla COP28, è precisato che lo scopo del fondo è di fornire finanziamenti per affrontare una serie di sfide associate agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, come la risposta alle emergenze climatiche, l’innalzamento del livello del mare, gli spostamenti, le delocalizzazioni, le migrazioni, l’insufficienza delle informazioni e dei dati sul clima e le misure necessarie a provvedere alla ricostruzione e a una ripresa economica resiliente ai cambiamenti climatici.
Il fondo sarà governato da uno specifico Board dedicato che sarà responsabile della definizione della direzione strategica e delle modalità di governance e operative, del programma di lavoro del Fondo, comprese le relative decisioni di finanziamento. L’accordo prevede che il Board sia composto da 26 membri garantendo una rappresentanza equa ed equilibrata di tutte le Parti all’interno di un sistema di governance trasparente.
Al fine di garantire l’operatività al più presto, l’accordo prevede che per i primi quattro anni il Fondo sarà ospitato e gestito operativamente dalla World Bank sulla base delle disposizioni del Board del fondo che avrà comunque da subito potere decisionale in piena autonomia.
La dimensione economica del fondo
Il Segretario generale dell’ONU Guterres ha accolto l’accordo come uno strumento essenziale per realizzare la giustizia climatica, invitando i leader mondiali a supportare il fondo.
Di fatto il fondo sarà finanziato dai leader mondiali secondo la loro liberà scelta e facoltà. Con la notizia dell’accordo gli Emirati Arabi hanno dichiarato l’impegno a finanziare il fondo con 100 milioni di dollari, e per una pari quota si è impegnata anche la Germania. Tra gli altri contributori è giunta anche l’Italia con l’annuncio da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di ulteriori 100 milioni di euro.
Per comprendere la dimensione economica delle “perdite e danni”, bisogna considerare che le stime recenti del 2023 riportate dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) riportano che tra il 2000 e il 2019 il mondo abbia subito almeno 2.800 miliardi di dollari di perdite e danni a causa del cambiamento climatico, con un costo di circa 16 milioni di dollari all’ora.
Cop28: il rischio del sottofinanziamento del fondo loss and damage
Considerate le dinamiche dei cambiamenti climatici in corso e che gli impatti ambientali e le conseguenze sociali ed economiche sono destinate ad aumentare in intensità e frequenza come avvertono gli scienziati dell’IPCC, in ragione dell’aumento della temperatura media terrestre, il fondo loss and damage, se non accompagnato da altre misure di sostegno, è destinato ad essere sotto-finanziato rispetto ai bisogni attuali e futuri.
Bisognerà sicuramente investire nell’adattamento come misura di prevenzione delle perdite e dei danni. Anche qui è sempre l’UNEP a riportare che i flussi finanziari internazionali per l’adattamento ai Paesi in via di sviluppo sono 5-10 volte inferiori alle necessità stimate e il divario si sta ampliando. Invece il fabbisogno annuale di adattamento stimato è di 160-340 miliardi di dollari entro il 2030 e di 315-565 miliardi di dollari entro il 2050.
La finanza per l’adattamento soprattutto in favore dei Paesi in via di sviluppo fortemente indebitati, meno responsabili dei cambiamenti climatici e più colpiti, resta una questione aperta di giustizia climatica e sociale, ancora tutta da risolvere.
Conclusioni
Il nodo cruciale è poi che i leader mondiali finalmente raggiungano l’accordo per eliminare l’utilizzo delle fonti fossili in un’arco temporale compatibile con l’obiettivo di contenere l’innalzamento della temperatura media terrestre entro 1,5° C.
Senza questo accordo il fondo loss and damage sarà destinato a una cronica inadeguatezza e insufficienza.
Come ha indicato all’apertura della COP28 il Segretario esecutivo della Convezione quadro sui cambiamenti climatici, Simon Stiell, richiamando il segnale d’allarme del 2023 come l’anno più caldo della nostra storia, finora stiamo compiendo solo passi da bambino (baby steps). Invece sarebbe l’ora di correre.