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Hydrogen Valley in Italia: fondi a rischio senza una strategia definita



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L’Italia ha stanziato 2,5 miliardi per l’idrogeno dal PNRR, ma delle 57 Hydrogen Valley finanziate solo 9 hanno completato l’iter autorizzativo. La frammentazione della governance e i costi elevati minacciano gli investimenti

Pubblicato il 24 apr 2025

Alessandro Viviani

Associate Partner, The European House – Ambrosetti



energia a idrogeno

L’idrogeno rappresenta una delle tecnologie chiave per il processo di decarbonizzazione, eppure in Italia il suo sviluppo incontra ostacoli significativi. Nonostante il PNRR abbia stanziato oltre 2,5 miliardi di euro per l’idrogeno, molte delle Hydrogen Valley finanziate rischiano di non vedere mai la luce.

Hydrogen valley in Italia: investimenti e stato di avanzamento

È quanto emerge da un’analisi condotta da TEHA Group e WAVE (We Add Value), presentata durante un Tavolo di Lavoro che ha riunito rappresentanti delle principali iniziative nazionali del settore.

Delle 57 Hydrogen Valley ammesse a finanziamento, per un totale di 532 milioni di euro, solo 9 hanno completato il processo autorizzativo e acquistato gli elettrolizzatori, per un valore complessivo di 132 milioni di euro.

Hydrogen valley in Italia: un modello virtuoso per l’Europa

Nonostante le difficoltà riscontrate, queste Hydrogen Valley rappresentano uno dei pochi esempi concreti di sviluppo dell’idrogeno in Europa e un modello virtuoso in grado di sostenere la crescita delle filiere tecnologiche. I “piccoli” progetti italiani stanno registrando infatti progressi significativi rispetto ai grandi progetti europei, che faticano a concretizzarsi. Il ritardo nello sviluppo di queste iniziative a livello europeo è collegato anche al fatto che i grandi produttori di elettrolizzatori stanno ridimensionando i loro piani per mancanza di commesse.

Uno dei principali problemi nella realizzazione delle Hydrogen Valley è la fragilità della filiera dell’idrogeno, che coinvolge attori interdipendenti – dai produttori ai consumatori – e soffre della mancanza di sinergie tra progetti e della scarsa integrazione nelle filiere industriali esistenti.

Questi fattori rendono il sistema frammentato e rallentano l’adozione di questo vettore energetico, soprattutto perché gli utilizzatori finali necessitano di investimenti in nuove tecnologie o mezzi per impiegarlo. Inoltre, la mancata attuazione di molti accordi stipulati in fase di presentazione dei bandi ha creato uno squilibrio tra domanda e offerta, mettendo a rischio la realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR.

Ostacoli economici e normativi per le hydrogen valley in Italia

A complicare il quadro si aggiungono iter autorizzativi complessi, che rallentano lo sviluppo delle iniziative. Il risultato? I fondi disponibili potrebbero rimanere inutilizzati (11 iniziative hanno già rinunciato ufficialmente ai fondi) o essere spesi in modo inefficace per infrastrutture prive di una reale ricaduta industriale. Questo scenario comporterebbe un rilevante rischio politico e reputazionale per l’Italia.

Un altro ostacolo è rappresentato dal fatto che l’Italia ha dei costi di produzione dell’idrogeno rinnovabile da rete tra i più elevati in Europa. Ciò è dovuto principalmente al costo dell’elettricità, ma anche a una formulazione degli atti delegati che penalizza particolarmente il nostro Paese.

La Germania ha accesso a energia eolica che può essere prodotta in modo continuo e affidabile durante l’anno (elevato capacity factor), mentre Spagna e Francia raggiungeranno prima le condizioni previste dagli atti delegati per ovviare ai vincoli di correlazione geografica e temporale.

A pesare è anche l’assenza di una governance unitaria. Oggi il settore dell’idrogeno in Italia è gestito in modo frammentato, senza un coordinamento chiaro tra i vari ministeri coinvolti.

Soluzioni integrate per le hydrogen valley italiane nel settore trasporti

Durante il Tavolo di Lavoro, TEHA e i partecipanti hanno concordato sull’esigenza di un cambio di rotta nella gestione delle Hydrogen Valley.

Secondo TEHA, un primo passo necessario per sbloccare il loro potenziale nel breve termine è creare una più stretta sinergia con le politiche di decarbonizzazione del trasporto, con l’obiettivo di adottare policy che favoriscano l’integrazione dell’intera filiera, dalla produzione alla distribuzione fino al consumo.

Il settore dei trasporti può, infatti, giocare un ruolo strategico, generando in tempi brevi poli di consumo significativi: con un contributo CAPEX (investimento) inferiore a 100 milioni di euro e un contributo OPEX (spese operative) annuale di circa 20 milioni di euro, è possibile mettere in circolazione circa 200 mezzi pesanti e garantire l’utilizzo di circa 1.500 tonnellate di idrogeno verde non allocate dalle Hydrogen Valley.

Questa è l’analisi che TEHA e WAVE hanno condotto, sottolineando la necessità di risorse nettamente inferiori rispetto agli oltre 2 miliardi previsti dal PNRR per garantire l’operatività dei progetti e il consumo di idrogeno.

Strategie e governance per il futuro delle hydrogen valley in Italia

È importante sottolineare, però, che l’integrazione tra produzione e consumo deve evitare una competizione diretta con le alternative fossili e consentire, nel lungo periodo, all’idrogeno di diventare un asset strategico in modelli produttivi a maggior valore aggiunto e circolari. Alcuni progetti potrebbero sfruttare, ad esempio, sinergie con il settore dei biocombustibili, dove l’idrogeno rappresenta un input essenziale.

Per farlo, tuttavia, serve una visione politica chiara e lungimirante, che guardi all’evoluzione del sistema industriale e ai nuovi mercati. Tra le principali proposte al Tavolo è emersa, infatti, l’importanza di delineare una “progettazione politica” chiara per i progetti a maggiore potenziale di ritorno con allocazione mirata delle risorse OPEX per colmare il divario competitivo rispetto ai combustibili fossili e generare un impatto positivo sulle filiere tecnologiche.

A questa visione politica deve affiancarsi una governance nazionale strutturata, ispirandosi al modello tedesco, che prevede un coordinamento tra sei ministeri e un continuo aggiornamento sulle evoluzioni del mercato e delle tecnologie. Questo assetto dovrebbe essere supportato anche da una maggiore interazione con le amministrazioni locali, le aziende del territorio e gli enti di ricerca per favorire lo sviluppo di sinergie e di un network funzionale alla distribuzione e all’utilizzo dell’idrogeno prodotto.

Il Tavolo di Lavoro ha quindi evidenziato la necessità di un cambio di paradigma nelle politiche sull’idrogeno in Italia. Per trasformare le Hydrogen Valley in un vero motore di sviluppo per l’economia nazionale, servono scelte strategiche chiare: una governance unitaria, la concentrazione delle risorse sui progetti a più alto potenziale, azioni sinergiche lungo l’intera filiera, un dialogo strutturato con le istituzioni e modelli di business innovativi.

Senza un intervento rapido, l’Italia rischia di perdere un’occasione cruciale per rafforzare la competitività industriale del Paese e accelerare il processo di decarbonizzazione.

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