Nel suo libro “Le battute di Žižek“, il filosofo sloveno Slavoj Žižek racconta la storia della Russia di metà anni Trenta e fornisce un’interpretazione hegeliana della “dialettica del denaro”.
Comunismo, denaro e dialettica della tecnologia
In breve, durante un acceso dibattito all’interno del Politburo bolscevico, la domanda chiave era: ci sarà o no il denaro nel comunismo?
Il gruppo dei trotskisti di sinistra sosteneva che non ci sarebbe stato denaro, poiché il denaro è necessario solo nelle società con proprietà privata, mentre i partigiani di destra di Bukharin sostenevano che naturalmente ci sarebbe stato denaro nel comunismo, poiché ogni società complessa ha bisogno di denaro per regolare lo scambio dei prodotti. Dopo un lungo dibattito senza risultati, interviene infine il compagno Stalin, respingendo sia le posizioni della sinistra che quelle della destra, sostenendo che la verità è una sintesi dialettica superiore degli opposti. Quando gli altri membri del Politburo gli chiedono come sarà questa sintesi, Stalin afferma con calma: “Ci sarà denaro e non ci sarà denaro. Alcuni avranno i soldi e altri non li avranno”.
Il ruolo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per lo sviluppo
Questa battuta descrive anche la “dialettica della tecnologia per lo sviluppo”. La prima domanda che sorge spontanea, in qualsiasi dibattito pubblico o privato, sul ruolo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per lo sviluppo (TIC4D) è se la tecnologia stia aiutando alcune delle persone più vulnerabili del mondo. La risposta breve è: in alcune circostanze e contesti, la tecnologia ha svolto un ruolo abilitante nel sostenere alcune delle popolazioni più vulnerabili del mondo; in altri, non lo ha fatto, per non dire di peggio.
La tecnologia non è neutrale
La tecnologia non è neutrale. La tecnologia è progettata dall’uomo, è usata dall’uomo, è adottata dall’uomo in contesti diversi in tutto il mondo: la sua complessità è quindi intrinsecamente plasmata da prospettive, valori ed esperienze umane.
Tuttavia, la tecnologia è sempre stata una pietra miliare nel percorso del progresso umano. Nel discorso inaugurale di Truman del 1949, si chiedeva di rendere disponibili “i benefici […] della conoscenza tecnica per aiutare [le aree sottosviluppate] a realizzare le loro aspirazioni a una vita migliore”. Cinquantuno anni dopo, lo stesso discorso è stato riprodotto in una delle principali agende per lo sviluppo, ovvero gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM). Sullo “Sviluppo di un partenariato globale per lo sviluppo”, Obiettivo 8.F, si afferma: “In collaborazione con il settore privato, rendere disponibili i benefici delle nuove tecnologie, in particolare dell’informazione e della comunicazione”.
Alla luce della complessità, delle barriere e delle opportunità delle ICT per lo sviluppo sostenibile, la ricerca “The Role of ICT in Achieving SDGs in Countries with Low Digital Infrastructure“, realizzata dall’Università degli Studi di Torino in collaborazione con Impactskills e sostenuta dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, si propone di analizzare l’efficacia, le sfide e le migliori pratiche associate alle ICT4D (Information and Communication Technologies per lo sviluppo), con particolare attenzione alle ICT4SDG (Information and Communication Technologies per gli obiettivi di sviluppo sostenibile).
Potenzialità e rischi delle ICT4D
La ricerca parte da un’analisi dell’attuale livello di consapevolezza e comprensione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) tra la popolazione generale e gli ambienti politici. In linea con quanto già evidenziato da un rapporto OCSE del 2017 (solo il 28-45% delle persone ne ha sentito parlare) emerge una conoscenza ancora limitata da parte del pubblico.
Si sposta poi l’attenzione sul ruolo giocato delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per lo sviluppo (ICT4D), evidenziando fin da subito l’assenza di una definizione universalmente accettata di ICT4D.
Altrettanto importante è l’analisi delle diverse scuole di pensiero sul ruolo delle ICT nello sviluppo. Due esempi possono aiutare a comprendere meglio le diverse posizioni. L’iniziativa RapidSMS del UNICEF è stata adottata in diversi Paesi africani per migliorare la fornitura di assistenza sanitaria, in particolare per la salute materno-infantile, tramite messaggistica da cellulare, con risultati sorprendenti (vedi cap 2). In questo caso le ICT hanno fornito un supporto fondamentale per migliorare i sistemi sanitari.
Secondo un altro punto di vista, le ICT hanno sì un innegabile potenziale di trasformazione, ma bisogna fare attenzione a un eccessivo “tecno-soluzionismo”. Esempio calzante è il progetto One Laptop Per Child (OLPC): l’obiettivo era nobile, fornire un laptop a ogni bambino dei paesi in via di sviluppo per facilitarne l’accesso all’istruzione, ma in concreto ha dovuto fare i conti con sfide quali la mancanza di infrastrutture, quali banalmente l’accesso all’energia elettrica, e delle diverse realtà locali.
Insomma, se da un lato le ICT favoriscono cambiamenti positivi, dall’altro possono anche esacerbare le diseguaglianze esistenti, se non vengono sviluppate in modo ponderato, tenendo conto dei contesti sociali, economici, culturali e politici in cui si interviene.
Il ruolo delle ICT per il raggiungimento degli SDGs
Siamo poi passati ad esplorare l’evoluzione dell’ICT4D nel contesto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. L’adozione degli SDG ha segnato un cambiamento di paradigma, sollecitando un approccio più integrato (ICT4SDG). Le iniziative ICT dovrebbero essere progettate per allinearsi a specifici SDG, contribuendo così a un modello di sviluppo più olistico e sostenibile, inoltre si introduce il concetto di “diplomazia dei dati”, suggerendo che la condivisione dei dati attraverso i confini può facilitare l’azione collettiva e amplificare l’impatto delle singole iniziative.
Per rendere tangibile l’impatto delle ICT nel raggiungimento di alcuni obiettivi di sviluppo sostenibile, abbiamo selezionato alcune buone pratiche.
Particolarmente interessante l’esperienza di SolarSister che dà potere alle donne attraverso l’energia pulita e impatta su due obiettivi di sviluppo sostenibile: SDG 5 (uguaglianza di genere), SDG 10 (riduzione delle diseguaglianze) e SDG 13 (combattere il cambiamento climatico).
L’impresa sociale SolarSister, creata nel 2010 in Uganda, mira ad emancipare le donne offrendo loro opportunità economiche attraverso la distribuzione nell’ultimo miglio di prodotti energetici puliti. Il progetto è stato replicato in Nigeria nel 2012 e in Tanzania nel 2013. Da quando Solar Sister ha iniziato la sua attività nel 2010, l’organizzazione ha reclutato, formato e sostenuto oltre 5.019 donne imprenditrici che hanno venduto 402.626 lampade solari e altri prodotti energetici puliti a 1.765.304 persone che vivono nelle zone rurali dell’Africa.
L’uso delle ICT nei progetti delle ONG italiane
A completare lo sguardo sul ruolo giocato delle ICT nell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, abbiamo poi concentrato l’attenzione sulle ONG italiane. Dalle risposte al questionario che abbiamo sottoposto, emerge che le ICT possono essere un abilitatore per il raggiungimento degli SDG, offrendo soluzioni per sfide sistemiche, come la riduzione della povertà, l’istruzione di qualità e l’assistenza sanitaria. E le stesse ONG ne valutano positivamente l’impatto (considerato “sostanziale” dal 42,3% degli intervistati).
Inoltre, le ONG fanno ampio uso delle ICT (96,2%), ma nella maggior parte dei casi si limitano a impiegare social media (96%) e app mobile (40%). Solo il 32% fa uso di strumenti di visualizzazione dei dati e nessuno degli intervistati fa uso di tecnologie emergenti (ad esempio, blockchain, machine learning).
Infine, un altro elemento critico è rappresentato dalla carenza di strategie (80,8% dichiara di non avere una strategia ICT) e di personale ICT dedicato (il 57,7% ne è privo).
Inoltre, l’efficacia delle ICT nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile è subordinata a molteplici fattori quali infrastrutture disponibili (e conseguente digital divide), governance e accettazione da parte della società. Le preoccupazioni etiche, in particolare quelle relative alla privacy e all’utilizzo dei dati, complicano ulteriormente il panorama. Viene poi registrata una continua tensione tra investimenti in soluzioni tecnologiche e servizi di base, che solleva questioni sull’allocazione delle risorse e sulle priorità.
Ciononostante, i programmi di sviluppo italiani hanno fornito un contributo globale quando si tratta, ad esempio, di fornire sistemi di assistenza sanitaria efficienti in contesti a bassa dotazione infrastrutturale. Un esempio è il progetto “Open Hospital” di Informatici Senza Frontiere, che fornisce gratuitamente un software di gestione ospedaliera adatto alle reali esigenze di un ospedale rurale africano.
Una possibile roadmap per lo sviluppo
Facendo tesoro di quanto emerso dalla ricerca, tra le conclusioni si propone una roadmap che abbraccia ricerca, rafforzamento delle capacità, collaborazione, innovazione e cooperazione internazionale.
Iniziative transdisciplinari a lungo termine
Il primo gruppo di raccomandazioni mira ad attuare iniziative transdisciplinari a lungo termine, avviando collaborazioni con istituzioni accademiche per produrre approfondimenti basati sui dati e sviluppando ricerche esplorative ed ecosistemi di supporto sulle tecnologie emergenti come blockchain, intelligenza artificiale e apprendimento automatico.
Sostenere l’educazione alle ICT4D di studenti, ONG e altri gruppi
Il secondo gruppo di raccomandazioni mira a migliorare la capacità dei programmi di sviluppo di sostenere l’educazione alle ICT4D di studenti, ONG e altri gruppi professionali. Inoltre, si vuole sottolineare il grande potenziale dei giovani talenti e si suggerisce di sfruttare la loro creatività attraverso programmi di mentorship, stage ed eventi simili a hackathon incentrati sulle ICT4D.
Creazione di un ecosistema collaborativo
Il terzo gruppo di raccomandazioni propone una serie di suggerimenti per la creazione di un ecosistema collaborativo per gestire le innovazioni nell’ambito delle ICT4D: si va da un equilibrato sviluppo del partenariato pubblico-privato alla creazione di un programma pilota ICT4D, simile ai modelli di impresa, per testare e promuovere nuove idee.
Un nuovo paradigma di “Digitale per lo sviluppo”
Il quarto e ultimo gruppo di raccomandazioni prevede il lavoro futuro verso un nuovo paradigma di “Digitale per lo sviluppo”. Questo include, ad esempio: sperimentare l’idea di sandbox regolamentare specificamente adattati allo sviluppo internazionale; abbracciare il concetto di prototipazione rapida come approccio politico per le iniziative ICT4D; enfatizzare l’importanza dello “sviluppo lento” e dell’imperativo del “design pluriversale” come “nuovo marchio” degli sforzi di sviluppo globale dell’Italia. Il tutto senza tralasciare le considerazioni etiche: è imprescindibile un approccio basato sui diritti umani per garantire che i progressi tecnologici contribuiscono positivamente agli obiettivi di sviluppo sostenibile, senza causare danni involontari.
Conclusioni
Le raccomandazioni si chiudono con un “Quadro di valutazione per i progetti ICT4D”, per classificare i progetti in base al loro impatto, da “Trasformativo” a “Dannoso”. Questo permetterebbe di adottare un linguaggio comune nella valutazione dei risultati delle iniziative ICT4D, riconoscendo l’unicità di ciascun progetto e consentendo valutazioni più strutturate.