Il digitale sostiene la nascita, la crescita e la sostenibilità delle comunità di individui che ne sfruttano le potenzialità limitando gli sprechi e ottimizzando le risorse, ricevendo in cambio una forte riduzione dei disagi derivati dalle abitudini che cambiano.
Una panacea contro gli effetti della crisi energetica in corso? Non proprio, dati anche gli alti consumi connessi a questo comparto, ma comunque un’opportunità da non sottovalutare.
Crisi energetica, lo scenario globale
Siamo ormai avviluppati in una spirale socioeconomica che continua a stringersi lasciandoci sempre meno aria e spazio di manovra. Il combinato disposto creato da cambiamento climatico-sanzioni/crisi energetica contrapposto alle abitudini di vita e consumo di tutto l’Occidente sta rapidamente conducendo ad uno scenario internazionale che non era nemmeno lontanamente immaginabile (non senza qualche responsabilità) non più tardi degli inizi del 2022. A seguito della corsa al rialzo dei costi dell’energia, infatti, l’intera Europa (pur con qualche eccezione) rischia ora di piombare in un nuovo e oscuro Medioevo che però, se nell’immediato rappresenta una zavorra alla crescita, dall’altro, nel medio periodo può anche suggerire un’opportunità di rilancio perché, in fondo, dopo il Medioevo c’è pur sempre stato il Rinascimento.
Costi dell’energia, le contromisure allo studio in Ue
Proprio in questi giorni, l’UE sta discutendo un piano emergenziale per far fronte alla carenza e all’aumento dei costi dell’energia con la speranza sia di impedire il blocco economico sia che la spirale già citata si stringa ulteriormente attorno a imprese e famiglie. Da questo punto di vista, inoltre, l’Europa, che per quanto riguarda le sanzioni è stata straordinariamente coesa, sta ora dimostrando minore comunità d’intenti con la fuga in avanti di Germania e di altri paesi del Nord.
Tuttavia, è lecito chiedersi quale in questo scenario possa essere la sorte del digitale, considerato che – anche se non ci diamo peso – gli strumenti tecnologici a nostra disposizione sono sia fortemente energivori sia inquinanti. A quest’ultimo proposito, non illudiamoci però che gli eventuali tempi di austerità che ci attendono riservino anche una riduzione delle emissioni di CO2, anzi. Con ogni probabilità, per far fronte al fabbisogno, almeno nel breve periodo, ricorreremo anche a fonti di energia più inquinanti.
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Riconversione energetica non fa rima con deindustrializzazione
Alle prime misure “tampone” dovrà quindi seguire una profonda riconversione energetica che però non deve far rima con il concetto di deindustrializzazione. Questo è davvero il primo degli effetti che è necessario contrastare per favorire la tenuta socioeconomica dell’intera area europea.
È pertanto evidente che in questa fase di transizione sarà coinvolto anche il digitale e che tutti noi saremo chiamati ad acquisire piccole e grandi nuove abitudini di consumo votate ad una maggiore attenzione o anche alla cura dell’ingegno, magari seguendo alcuni dei più o meno fantasiosi “decaloghi del risparmio” che ci vengono suggeriti quotidianamente.
Assodato quindi che anche l’approccio del e al digitale debba cambiare in una forma di consumo più attenta, sostenibile e consapevole, non bisogna però eccedere nell’individuare proprio in questo una delle principali voci di consumo (ciò che davvero ci avvicinerebbe rapidamente ad un nuovo Medioevo). Perché, se è vero che il digitale ha un impatto rilevante sui consumi energetici, è chiaro che però contribuisce anche ad abbattere l’incidenza di tutte le altre componenti che appesantiscono il nostro ecosistema in termini di semplificazione e ottimizzazione delle risorse.
Green deal e digitale
A questo proposito, non è certo un caso che la stessa Unione Europea abbia da tempo associato al grande progetto del Green deal una maggiore e più decisa penetrazione da parte degli strumenti digitali, anche se entrambi andranno ora riconsiderati in toto. Considerando quindi la ricerca e l’innovazione degli strumenti di emancipazione energetica, il digitale deve perseguire ancora la strada dell’ottimizzazione delle risorse per rendersi ancora più indispensabile.
La svolta green di Ethereum
Alcuni contesti innovativi stanno già programmando uno switch che consentirebbe loro di essere meno impattanti. Per quanto riguarda la blockchain di Ethereum, ad esempio, è in fase di realizzazione il passaggio dal protocollo di consenso proof of work (PoW) a quello proof-of-stake (PoS), in questo modo i consumi di energia dovrebbero ridursi di oltre il 99%.
La stessa filosofia deve essere quindi incentivata anche negli altri contesti: nel lavoro favorendo ove possibile il ricorso allo smart working e gli orari più flessibili; nei trasporti incrementando l’utilizzo di mezzi di trasporto condivisi e poco impattanti; nella vita quotidiana facendo più spesso ricorso ad ogni espressione di economia della condivisione e di economia circolare.
Conclusioni
Ad oggi, questa è la strada più sicura che ci possiamo permettere di percorrere, non con cieca ma con critica fiducia, nella speranza che il processo, ormai inevitabile, di riconversione possa procedere il più rapidamente possibile.