La transizione ecologica è un obiettivo ineludibile dell’agenda globale, un processo inevitabile a cui anche l’Italia ha deciso di partecipare attivamente. Uno degli strumenti principali di questa transizione è il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, istituito con l’intento di promuovere interventi volti al miglioramento della performance energetica delle imprese.
Tuttavia, nonostante gli sforzi e gli investimenti effettuati in questi anni, la Corte dei Conti ha evidenziato una serie di problemi e criticità che mettono a rischio l’efficacia del Fondo. Tra le sfide future, vi è quindi la necessità di indirizzare verso l’uso di nuovi strumenti e di politiche capaci di accelerare il percorso verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Il problema cronico dell’Italia nel’uso dei fondi
Che l’Italia abbias un serio problema cronico a utilizzare i fondi che le vengono destinati è un fatto oramai assodato. In un report della Corte dei conti europea del 2021, il nostro Paese risultò ultimo per esecuzione del bilancio Ue per non aver sfruttato 25 miliardi e 166 milioni di euro di fondi Ue che le spettavano per il periodo 2014-2020.
L’anno scorso l’allora governo Draghi ammise nella Nadef che la concreta attuazione dei progetti del Pnrr si stava rivelando complessa e stimò che dei circa 191,5 miliardi di euro che l’Ue ci aveva assegnato, soltanto 20,5 circa sarebbero effettivamente stati spesi entro la fine dell’anno. E ancora: nell’ultimo report della Corte dei conti italiana sull’attuazione del Pnrr, uscito i primi di novembre e riferito al primo semestre di questo anno, si legge: «Dalle risultanze delle indagini svolte dalla Sezione…emerge il generale raggiungimento degli obiettivi… Pur tuttavia lo iato fra adempimenti procedurali e spesa effettiva resta ancora molto significativo e ciò non può non destare attenzione, anche se si voglia considerare il Piano come un programma “per obiettivi” e non un Piano “di spesa”». Il riferimento è a un comunicato sul sito del Ministero del Lavoro.
Ora abbiamo la prova che il gap tra fondi stanziati e spesi riguardi anche il settore dell’efficienza energetica. A farlo presente è ancora la Corte dei conti, che ha analizzato l’efficacia del Fondo Nazionale per l’efficienza energetica a quattro anni dalla sua creazione presso il Ministero dello sviluppo economico.
Gli obiettivi del Fondo nazionale per l’efficienza energetica
Questo strumento è molto promettente sulla carta. Istituito dall’articolo 15, comma 1, del Decreto legislativo n.102 del 4 luglio 2012, in attuazione della Direttiva 2012/27/UE, e disciplinato dal decreto interministeriale 22 dicembre 2017, ha una dotazione di 310 milioni di euro ed è destinato a finanziare interventi di efficienza energetica realizzati dalle imprese, comprese le ESCO, e dalla Pubblica Amministrazione, su immobili, impianti e processi produttivi. Tramite concessioni di garanzie su singole operazioni di finanziamento o l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato, il fondo copre iniziative riguardanti:
- la riduzione dei consumi di energia nei processi industriali;
- la realizzazione e l’ampliamento di reti per il teleriscaldamento;
- l’efficientamento di servizi ed infrastrutture pubbliche, inclusa l’illuminazione pubblica;
- la riqualificazione energetica degli edifici.
Cosa è stato fatto in quattro anni
Ad oggi risulta che dal 2017 al 30 giugno di quest’anno sono state presentate 73 domande di ammissione alle agevolazioni per un importo complessivo pari a circa 53,4 milioni di euro e che il totale erogato supera di poco i 2,8 milioni. La Corte dei conti evidenzia inoltre che «molte aree geografiche appaiono poco coinvolte: in alcune Regioni (ad esempio Veneto, Puglia e Sardegna) non sono stati autorizzati investimenti: in altre (quasi tutta l’Italia centrale), da ultimo, figurano pochi beneficiari». I risultati, sono deludenti anche rispetto agli obiettivi indicativi nazionali in materia di efficienza energetico.
Al 2020, si legge nel report, «contemplano un programma di miglioramento dell’efficienza energetica teso a risparmiare 20Mtep/anno di energia primaria e 15,5 Mtep/anno di energia finale. Allo stato, per converso, i risparmi in termini di TEP, conseguiti attraverso il Fondo (circa 11.000 TEP per i progetti autorizzati) non paiono particolarmente significativi in relazione all’investimento».
Questi dati, rileva la Corte dei conti, «rendono all’evidenza poco opinabile che il Progetto denominato Fondo per l’efficienza energetica abbia dato, nel corso del proprio quadriennale (e, dunque, non privo di significatività) ciclo di vita, dimostrazione della propria scarsa attrattività, e nel complesso, di una efficacia assai blanda».
I problemi del Fondo nazionale per l’efficienza energetica
Ciò che forse più dei dati risulta sconfortante è la causa di questo mancato successo: la Corte dei conti la individua infatti in un combinato di «verosimile inadeguatezza delle forme di pubblicità assicurate alla misura anche nelle aree geografiche “disinteressate”» e nella «assenza di una recente riflessione sul se non risulti più efficace, in funzione degli obiettivi già descritti, convogliare la dotazione del Fondo sulla sezione per l’erogazione dei finanziamenti a tasso agevolato». In poche parole, non è una questione di interesse, bensì di strumenti e possibile ignoranza a monte della misura.
Il ruolo dell’efficienza energetica nella transizione ecologica
Non raggiungere un traguardo può essere desolante, ma quando non si riesce perché i fondi non vengono spesi nonostante ce ne sia bisogno e di mezzo c’è la lotta ai cambiamenti climatici, dobbiamo subito rimboccarci le maniche. L’efficientamento energetico non è solo una sfida italiana o “un’altra cosa che ci chiede l’Europa”, ma parte del percorso per mantenere l’aumento media della temperatura a +1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Proprio per promuovere una crescita economica sostenibile, all’ottava conferenza globale dell’AIE sull’efficienza energetica tenutasi a Versailles, in Francia, 45 governi mondiali hanno approvato l’obiettivo di raddoppiare il tasso medio globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro la fine del decennio. Il ministro italiano dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, lo ha elencato in una serie di target «alla nostra portata».
Il Fondo non è l’unico strumento
Il mancato successo del Fondo del Mase è una brutta notizia, ma è consolatorio sapere che anche di recente sono state portate avanti iniziative parallele per ottimizzare i consumi. Nel “disinteressato” Veneto, per esempio, è stato aperto a fine ottobre il bando di Veneto Sviluppo e del Sistema camerale del Veneto che agevola le imprese a investire in efficienza energetica e impianti a energia rinnovabili.
Enea ha poi deciso di sostenere con un milione di euro le aziende che lavorano a progetti innovativi: tra gli ambiti riferimento, c’è anche la produzione di energia ed efficienza energetica. L’8 novembre, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha inoltre fatto sapere di che sono stati pubblicati il bando “Clean Energy Transition” (CETP) e “Driving Urban Transitions” relativi ai partenariati europei “Horizon”. Il primo, si legge, «finanzia progetti che supportino la transizione verso l’utilizzo delle energie pulite e agevolino il raggiungimento della neutralità climatica dell’Europa entro il 2050». Il secondo, invece, «sostiene iniziative per rispondere alle principali sfide legate allo sviluppo urbanistico e sostenibile delle città, al miglioramento della qualità della vita e della mobilità nei centri urbani». Non bisogna infine dimenticare che le imprese possono perseguire i loro obiettivi in modo indiretto usufruendo dei finanziamenti in materia di transizione ecologica e digitale, come le risorse legate alle politiche regionali dell’Ue e a quelle nazionali per il ciclo 2021-27. Le aziende che vogliono puntare sull’efficienza energetica, quindi, hanno una gamma di opzioni cui fare riferimento.
Conclusioni
Abbiamo ben chiaro l’enorme potenziale dell’efficienza energetica e disponiamo dei fondi necessari per metterci sulla buona strada e dare il nostro contributo a una sfida mondiale, che riguarda tutti noi. Purtroppo non tutto sta funzionando come dovrebbe, ma la Corte dei conti ha individuato parte del problema e proposte misure correttive: metterle in pratica potrebbe essere il primo passo per assicurarci che non ci siano sprechi, a maggior ragione in un settore dove la chiave è risparmiare e ottimizzare.
Nel frattempo, le imprese interessate possono usufruire di altri strumenti. Ce ne sono infatti diversi, ciascuno con caratteristiche diverse di interventi ammissibili, che permettono di trovare i finanziamenti necessari per non rimanere con le mani in mano.