Al cuore del concetto di smart city c’è l’integrazione tra la dimensione tecnologica e la dimensione del servizio. Le infrastrutture, così come i servizi, su cui poggia una città intelligente possono essere sia di natura pubblica, sia di natura privata. Tuttavia, il successo di una smart city si misura nella capacità di generare valore pubblico per cittadini, imprese e istituzioni che vivono la città.
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Valore pubblico come criterio guida della smart city
Il concetto di valore pubblico non è tanto un concetto astratto, quanto un criterio guida utile a guidare le scelte e la traduzione delle strategie in progetti, valutandone i trade-off, i rischi e le opportunità.
La portata delle sfide a cui si vuole rispondere, la complessità istituzionale, tecnologica e operativa, l’innovatività dei modelli di generazione e cattura del valore creato, generano rischi e incertezza.
L’importanza dei modelli di governance collaborativa
A tali complessità non si può che rispondere attraverso dei modelli di governance collaborativa in cui pubblico e privato, insieme, sviluppano delle progettualità volte a promuovere il più ampio concetto di smart city.
Uno studio della Commissione Europea[1] del 2016 notava come il 32% delle iniziative censite si sviluppasse sotto forma di partenariato pubblico privato (PPP), il 28% fosse di matrice pubblica, il 24% promossi da imprese, il 4% dai cittadini.
Principali modelli di intervento
Questi quattro modelli di intervento sono stati approfonditi più di recente da Wolniak et al. (2024)[2]:
- Modelli guidati dal settore pubblico (public sector-led models): in questi modelli, l’amministrazione comunale (o un’altra entità pubblica) assume la leadership nello sviluppo e nella gestione dei servizi per la smart city. Il finanziamento proviene tipicamente da bilanci pubblici, imposte, trasferimenti, sovvenzioni. L’obiettivo principale è migliorare i servizi pubblici. Esempi includono sistemi di trasporto pubblico intelligenti gestiti direttamente dal comune, gestione del traffico, digitalizzazione dei servizi al cittadino. Il privato assume prevalentemente un ruolo di fornitore di soluzioni e viene individuato attraverso gare d’appalto, oppure il beneficiario di sovvenzioni.
- Modelli guidati dal settore privato (private sector-led models): in questo caso, aziende private sviluppano e offrono soluzioni per la smart city, generando entrate attraverso vendite dirette, abbonamenti o contratti di servizio. Esempi includono aziende che offrono servizi di car sharing o bike sharing, fornitori di soluzioni per la gestione intelligente del traffico o aziende che sviluppano app per la smart city vendute direttamente ai cittadini. In questo caso il privato interagisce con il pubblico che agisce sotto forma di regolatore attraverso la gestione di autorizzazioni, concessioni di servizio, eventuali forme di accreditamento.
- Modelli di partenariato pubblico-privato – PPP: questi modelli prevedono la collaborazione tra istituzioni pubbliche e imprese per sviluppare e fornire servizi per la smart city, condividendo rischi e benefici. Le PPP possono assumere diverse forme, come concessioni, contratti di project financing, imprese miste, contratti di sponsorizzazione. Esempi possono includere la realizzazione di un sistema di raccolta e gestione dei rifiuti intelligenti, la gestione del servizio idrico, la riqualificazione energetica e rifunzionalizzazione del patrimonio pubblico, la realizzazione di piattaforme per l’offerta e la gestione integrata dei servizi. In questo caso le partnership possono assumere la forma di contratti a titolo oneroso, concessioni, oppure forme più “light” sotto forma di contratti di sponsorizzazione. Tendenzialmente il pubblico mantiene la proprietà delle infrastrutture concedendo il diritto di sfruttarle al privato.
- Modelli centrati sul cittadino (citizen-centric models): in questi modelli, i cittadini sono attivamente coinvolti nella progettazione e nell’erogazione dei servizi per la smart city, spesso attraverso piattaforme partecipative o iniziative di comunità. L’obiettivo è promuovere la partecipazione civica, la co-creazione e l’innovazione dal basso. Esempi includono piattaforme online per la segnalazione di problemi urbani, budget partecipativi per la realizzazione di progetti per la città o iniziative di volontariato digitale per la raccolta di dati ambientali.
Coesistenza di diversi approcci
È importante notare che questi modelli non sono mutuamente esclusivi e che in una stessa smart city possono coesistere diversi approcci. Inoltre, l’evoluzione tecnologica e le nuove esigenze urbane portano alla continua nascita di nuovi modelli di business per le smart city. È importante sottolineare, però, come i modelli non siano “semplici” modalità di finanziamento, in cui dove il privato è presente esso è chiamato a sopperire in via residuale a eventuali risorse pubbliche, oppure a fungere da provider di soluzioni tecnologiche.
Soluzioni integrate e interoperabilità
Nella scelta dei modelli, da un punto di vista operativo, come notato dal report della Commissione è necessario superare gli approcci settoriali e di adottare soluzioni integrate che coinvolgono diversi ambiti (es. efficienza energetica degli edifici combinata con sistemi di mobilità sostenibile e piattaforme di gestione dati). In questo contesto, le PPP possono assumere forme complesse, coinvolgendo diverse aziende private con competenze specifiche (es. aziende energetiche, di trasporti, di telecomunicazioni, di software).
Un esempio potrebbe essere una PPP per la riqualificazione energetica di un quartiere, che comprenda l’installazione di pannelli solari, la gestione intelligente dell’illuminazione pubblica, la creazione di una rete di ricarica per veicoli elettrici e lo sviluppo di una piattaforma di monitoraggio e gestione integrata.
Semplificazione delle PPP
PPP focalizzate su singoli servizi o infrastrutture, come la gestione del trasporto pubblico, l’illuminazione pubblica intelligente o la gestione dei rifiuti. In questi casi, le PPP possono essere più semplici da implementare e gestire, ma è fondamentale garantire l’interoperabilità dei sistemi, la raccolta e l’utilizzo dei dati. Un esempio potrebbe essere una PPP per la creazione di una piattaforma open data che raccolga e renda disponibili i dati relativi a diversi ambiti urbani (es. traffico, qualità dell’aria, consumi energetici), favorendo lo sviluppo di applicazioni e servizi innovativi per i cittadini.
Rischi associati alle PPP
È fondamentale considerare i rischi associati alle PPP, che possono compromettere la creazione di valore pubblico. Tra questi:
- La sostenibilità economica di medio-lungo periodo: è necessario garantire che le PPP offrano un reale vantaggio economico rispetto alle soluzioni tradizionali, massimizzando il valore pubblico per le risorse investite.
- Lock-in tecnologico e cattura del regolatore: è importante evitare che le PPP creino dipendenza da specifiche tecnologie o fornitori, limitando la flessibilità e l’innovazione a lungo termine.
- Frammentazione e disomogeneità: è cruciale che le amministrazioni pubbliche abbiano le capacità di gestire le complessità delle collaborazioni, evitando implementazioni disomogenee e resistenze al cambiamento.
Le PPP rappresentano uno strumento potente per la creazione di valore pubblico nelle smart city, a condizione che siano ben strutturate, gestite con trasparenza e orientate al bene comune. Le PPP possano contribuire a mettere il cittadino al centro, promuovere la governance collaborativa, misurare i risultati, sviluppare le capacità organizzative e garantire l’etica e la sostenibilità dei progetti.
Note
[1] European Commission(2016), Analysing the potential for wide scale roll out of integrated Smart Cities and Communities solutions
[2] Wolniak, R., Gajdzik, B., Grebski, M., Danel, R., & Grebski, W. W. (2024). Business models used in smart cities—Theoretical approach with examples of smart cities. Smart Cities, 7(4), 1626-1669