Il prossimo 28 giugno 2025, le aziende che fatturano oltre due milioni di euro ogni anno o impiegano dieci dipendenti, avranno l’obbligo di adeguarsi all’accessibilità digitale.
Lo stabilisce la direttiva europea, European Accessibility Act, direttiva europea (2019/882), secondo cui le aziende, secondo questi parametri, dovranno rendere accessibili le infrastrutture e le comunicazioni digitali. In caso di mancato adeguamento, rischiano sanzioni pari al 5% del fatturato.
Le imprese che già fatturano oltre 500 milioni di euro ogni anno oppure lavorano per/con il settore pubblico, sono invece, già fuori tempo massimo.
Il libro edito da Apogeo s’intitola Inclusive design ed è una guida per mettere le aziende in regola ed evitare multe, oltre a rendere il digitale accessibile anche al 15% di persone con caratteri speciali e/o di disabilità.
Il libro Inclusive design sull’accessibilità digitale
La direttiva sull’accessibilità digitale sarà uno spartiacque come è stato il varo del Gdpr in ambito privacy. Chi non si adegua, paga multe salatissime, oltre a subire un danno reputazionale.
Le sanzioni previste per il mancato rispetto dell’accessibilità sono pari al 5% del fatturato, un punto percentuale in più rispetto alle multe per le violazioni del Gdpr. Solo questo dimostra quanta importanza abbia dato il legislatore europeo alla questione accessibilità del digitale: non solo il Web, ma anche app, videogame, documenti Pdf eccetera. Perché tutto ciò è soggetto alla normativa vigente.
Il libro Inclusive Design espone molti frammenti di codice, spiegato nei dettagli, è corredato di immagini con alternative testuali d’obbligo), di soluzioni e riflessioni tecniche.
Gli obblighi
Per adeguarsi alla normativa in materia di accessibilità digitale, in sintesi, dal punto di vista amministrativo, occorre:
- dichiarare ogni settembre cosa l’azienda è riuscita a fare e come rispetto dei
requisiti richiesti e cosa non è riuscita a fare in base alle proprie risorse economiche ed organizzative; - esibire un meccanismo di feedback utilizzabile da chi, eventualmente,
riscontra problemi di accessibilità; - dichiarare ogni marzo qual è l’obiettivo aziendale per migliorare
l’adeguamento ai requisiti vigenti.
Da un punto di vista tecnico invece occorre cercare di soddisfare le esigenze delle persone con disabilità. Dunque bisogna:
- fornire descrizioni audio e/o descrizioni testuali per le persone cieche (le descrizioni testuali si trasformano poi in esperienza tattile braille oppure di nuovo audio dagli screen-reader);
- evitare intermittenze con frequenza superiore ai tre battiti al secondo per che chi soffre di epilessia;
- evitare palette cromatiche con scarso contrasto per non mettere in difficoltà le persone daltoniche e soprattutto non assegnare al colore in maniera esclusiva un messaggio informativo;
- preoccuparsi di una corretta navigazione da tastiera, sia per le persone cieche che per chi ha difficoltà di utilizzo del mouse (magari soffre di spasmi ed allora in modalità touch su smartphone distanziate opportunamente gli elementi interattivi);
- testare il buon funzionamento del layout e l’ingrandimento del testo, tutto deve funzionare ingrandendo lo schermo almeno del 200%;
- dotare elementi audio e/o audio-visivi di apposite descrizioni testuali e/o sottotitolazioni per andare incontro alle esigenze delle
persone sorde; - evitare movimenti a schermo non controllabili dall’utente finale a cui
dare tutto il tempo necessario per svolgere eventuali compiti richiesti
(le persone neurodivergenti hanno anch’esse le loro esigenze e sono una
percentuale molto consistente delle persone con disabilità); - assegnare l’etichettatura linguistica al documento digitale e alle
singole parole se scritte in lingua diversa in maniera corretta, così da
agevolare la corretta pronuncia vocale.
La validazione
Per controllare la bontà del lavoro svolto in tema di restyling, in particolare di un sito Web, esistono numerosi sistemi di validazione semi-automatica. Tuttavia essi riescono a prendere in considerazione soltanto circa il 30 per cento delle problematiche da affrontare, così come i sistemi e widget di intelligenza artificiale di tipo overlay continuano al momento ad essere inaffidabili, tanto da risultare fuori norma secondo le autorità competenti.
Quando l’accessibilità digitale incontra le Inclusive Arts
A livello mondiale, il 15% delle persone ha caratteri speciali e/o di disabilità e dunque potrebbe trarre giovamento dall’applicazione di principi di Inclusive Design. Ma, con la direttiva europea, non è più questione di sensibilità alla tematica, ma è tempo di organizzarsi per evitare di pagare sanzioni molto costose.
L’accessibilità spesso non va d’accordo con l’efficacia comunicativa e grafica, ma per questo vengono in aiuto le Inclusive Arts, l’Inclusive Design declinata alle arti.
Rimane infatti il problema che, una volta rewso accessibile un sito Web, potrebbe diventare impresentabile graficamente, secondo molte policy aziendali e allora riemerge l’opportunità della versione accessibile.
Dopo anni passati a supportare aziende private ed enti pubblici a rendere quanto più possibile accessibili siti web di enti assicurativi, comuni, ospedali, comitati olimpici, artisti, ora all’Accademia di Belle Arti di Roma declino l’Inclusive Design alle arti.
Nelle Inclusive Arts coinvolgiamo studenti con caratteri speciali o creativi nella sperimentazione di innovative soluzioni utili per daltonici, ciechi, epilettici, autistici e neurodivergenti, dislessici e sordi, persone affette da spasmi o da altra forma di ‘disabilità’.
Nel libro, i contributi di Veronica Bonatesta, Alessandro Carducci, Ivan Legnaioli e Chiara Protani affrontano i temi degli audiovideo, videogame, web e illustrazioni da rendere accessibili. Questi esempi illustrano come è possibile rispettare la normativa vigente, mantenendo una grafica accattivante e un’efficace comunicazione.