gestione della qualità

ISO 9001:2015/Amd 1:2024: guida pratica alle modifiche per la gestione del cambiamento climatico



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L’emendamento ISO 9001:2015/Amd 1:2024 introduce modifiche per affrontare il cambiamento climatico nei sistemi di gestione della qualità. Le applicazioni delle nuove disposizioni, le implicazioni sui requisiti di contesto e parti interessate, e come le aziende possono integrare queste misure per migliorare l’efficienza e ridurre i costi

Pubblicato il 25 giu 2024

Monica Perego

Ingegnere, Gaiani Grinzato Avvocati



ESG e finanza
Photo by Riccardo Annandale on Unsplash

A febbraio 2024 è stata pubblicata la ISO 9001:2015/Amd 1:2024 Quality management systems Requirements Amendment 1: Climate action changes che contiene le variazioni introdotte nello standard ISO 9001:2015 a seguito delle modiche dell’Annex LS. Vediamo come possono essere applicate le modifiche introdotte dall’emendamento, in modo specifico alla norma UNI EN ISO 9001 Sistemi di gestione della qualità – Requisiti, fermo restando che le indicazioni saranno di carattere generale; all’interno di ogni organizzazione esse dovranno essere declinate puntualmente.

L’amendment richiede che vengano considerati sia gli elementi di contesto che le parti interessate – rispettivamente requisiti 4.1 e 4.2 dello standard. Nella pratica tali modifiche hanno inevitabilmente delle ricadute anche su altri aspetti, a cominciare dall’analisi dei rischi; in altri termini, “muovendo requisiti alti” l’impatto può propagarsi all’interno della norma, per quanto ciò non sia esplicitato, e conseguentemente sul sistema di gestione della qualità in ogni organizzazione.

ISO 9001:2015/Amd 1:2024: una nuova sfida per le organizzazioni

Quando si tratta di affrontare il tema dei cambiamenti climatici all’interno di un’organizzazione, possono essere percorse due percorsi che non sono da considerarsi alternativi ma, piuttosto, coesistenti.

Il primo riguarda una serie di aspetti che sono sostanzialmente indipendenti dal campo di applicazione del sistema di gestione della qualità, ad esempio politiche che privilegiano fornitori green o la riduzione della mobilità dei lavoratori mantenendo e potenziando lo smart working.

Il secondo invece impatta direttamente sul campo di applicazione del sistema di gestione ed è specificamente inerente al cambiamento climatico; ad esempio, una realtà nel settore alimentare può mettere in atto misure volte alla riduzione degli imballi primari e secondari; un’azienda di logistica può implementare una soluzione con una componente di AI volta ad ottimizzare i trasporti. Tali misure hanno anche un impatto diretto ed ovviamente gradito sulla riduzione dei costi diretti/indiretti sul prodotto/servizio e, nella maggiore parte dei casi, sono già stati applicati ovvero sono in corso piani per la loro adozione.

Ancora, tipicamente nel comparto manifatturiero, possono essere considerate misure che rispettano la corretta gerarchia nella gestione dei rifiuti[1]:

  • prevenzione (riduzione) – ad esempio tramite l’ottimizzazione del taglio del tessuto per ridurre lo sfido tramite il ricorso a specifiche applicazioni SW;
  • riutilizzo e preparazione per il riutilizzo – ad esempio nei processi di produzione della carta, i residui di carta possono essere utilizzati per produrre carta riciclata o altri prodotti a base di cellulosa;
  • riciclaggio – ad esempio i pallet possono essere riciclati scartando quelli oramai irrimediabilmente danneggiati e riciclando quelli in buone condizioni;
  • recupero (incluso il recupero per fini energetici) – ad esempio fornendo componenti HW a società che si occupano della distruzione sicura e del recupero di alcune parti di ricambio;
  • smaltimento – presso soggetti autorizzati.

In alcuni settori invece non è possibile individuare significative misure incidenti sul cambiamento climatico. Certamente la richiesta, nel bando per il servizio di pulizie, di prodotti Ecolabel[2], è una misura trasversale a qualsiasi organizzazione, ma in alcuni contesti, come ad esempio realtà di sviluppo software, è difficile immaginare misure che possano essere poste in atto per ridurre l’impatto sul cambiamento climatico che vadano oltre a quella dello smartworking.

Certamente si può acquistare energia ricorrendo a fonti di approvvigionamento che privilegino energia rinnovabile, ad esempio per i servizi cloud, si può ricorrere a soluzioni di intelligenza artificiale per ridurre il consumo di energia ma, in ogni caso, si tratta di elementi che prevalentemente ricadono nella prima casistica.

Modifiche al requisito 4.1 “Contesto”

Per quanto riguarda il contesto, a seguito delle modifiche introdotte nell’Annex SL, le organizzazioni devono determinare se il cambiamento climatico è una questione pertinente, fermo restando che alcuni settori sono significativamente più coinvolti di altri (es. un’acciaieria rispetto ad uno studio di consulenti del lavoro).

Di norma, le aziende maggiormente impattate hanno già implementato sistemi di gestione ambientale (es. ISO 14001:2015, ISO 50001:2018) e conseguentemente hanno già fornito evidenza di tale aspetto. Per le altre si tratta di considerare elementi che potrebbero non essere ancora stati approfonditi in quanto ritenuti poco significativi. Si suggerisce, a tal fine di valutare la pertinenza del fattore, di analizzare i singoli processi (vedi requisito 4.4), ed inoltre di dare evidenza delle azioni già messe in atto, o pianificate a breve, che contribuiscano a dare rilievo di quanto già realizzato (es. l’utilizzo di pannelli fotovoltaici, valvole per la riduzione del consumo di acqua, impianti per il recupero delle acque di lavaggio, ecc.).

Modifiche al requisito 4.1 “Parti interessate”

Questo requisito chiede di indicare quali parti interessate possiedono requisiti relativi al cambiamento climatico. Si tratta quindi di fornire indicazioni in tal senso; ad esempio:

  • i clienti di un’azienda che progetta e produce impianti industriali sono interessati ad impianti sempre più efficienti dal punto di vista energetico affinchè utilizzandoli riducano i costi di esercizio;
  • i clienti di un’azienda commerciale che fornisce legname richiedono che esso provenga da foreste gestite in maniera sostenibile secondo standard certificati da terze parti.

Ulteriori esempi possono riguardare altre parti interessate; in ogni caso si suggerisce di introdurre tra queste anche le “generazioni future”. Si tratta cioè di comprendere come l’organizzazione si impegna a mettere in atto politiche a breve, medio e lungo termine.

Per i requisiti della ISO 9001:2015 che seguono le proposte di modifica derivano dalla ricaduta sugli stessi a seguito delle modifiche introdotte nei requisiti 4.1 e 4.2 della norma.

Requisito 6.1 “Analisi dei rischi”

Si tratta in questo caso di individuare rischi ed opportunità connessi agli elementi di cui ai requisiti 4.1 e 4.2; un esempio concreto può aiutare a comprendere.

Un’azienda cosmetica valuta di installare un impianto per il recupero delle acque di lavaggio. Anzitutto dovrà effettuare un’analisi costi/benefici considerando tra i costi quelli di installazione, esercizio e manutenzione dell’impianto e smaltimento delle morchie; tra i benefici, il risparmio dei costi di approvvigionamento dell’acqua e la riduzione delle aree dedicate cisterne con le acque da smaltire.

I rischi deriveranno dalla impossibilità di recuperare il 100% delle acque di lavaggio utilizzate. Le opportunità, dalla possibilità di disporre di riserve di acqua il caso di difficoltà di approvvigionamento per siccità o altri fattori che renderebbero necessario l’uso di cisterne, con costi molto elevati ed aumento del traffico indotto o addirittura di rallentare la produzione con impatti sul cliente.

In questo ambito quindi l’attenzione si sposta anche sui rischi che corre un’organizzazione, laddove eventi ormai non più sporadici possano impattare su di essa.

Requisito 4.4 “Processi”

In questo caso si tratta di analizzare i singoli processi e di comprendere come questi possano essere impattati dal cambiamento climatico analizzando ogni singolo processo e individuando specifiche misure mirate.

In moltissimi casi le organizzazioni hanno già provveduto, non fosse altro che per l’esigenza di comprimere i costi, a mettere in atto delle misure (ad es. ottimizzazione degli orari di accensione e spegnimento degli impianti che necessitano di lunghi tempi di riscaldamento post-avvio).

In altri casi invece le misure devono ancora essere individuate e/o implementate; si tratta in questo caso di misure:

  • molto costose ma ben note all’organizzazione (es. sostituzione degli impianti meno efficienti, ripianificazione delle manutenzioni in considerazione della reale necessità, anche introducendo soluzioni di AI), si tratta di misure da pianificare sul medio-lungo termine;
  • poco impattanti (es. ottimizzazione delle trasferte dei commerciali ricorrendo a colloqui a distanza, rivalutazione delle temperature di esercizio delle celle frigorifere).

In ogni caso, per ottimizzare le scelte e ben indirizzare le risorse, ad iniziare da quelle economiche, diventa indispensabile disporre di un significativo set di dati ed indicatori come richiesto dal principio n. 6 della ISO 9000:2015 “decisioni basate sui dati di fatto”.

Requisito 5.2 “Politica per la qualità”

La politica della qualità dovrebbe indicare la posizione dell’organizzazione anche rispetto ai temi sopra esplicitati; ovviamente anche in questo caso aziende che adottano Sistemi di gestione dell’ambiente e/o energia o più in generale sistemi di gestione della sostenibilità, risulterebbero avvantaggiate.

Requisito 9.1.3 “Analisi e valutazione” – indicatori

Dovrebbero essere definiti indicatori che riguardano gli impatti ambientali riconducibili a:

  • volumi/pesi/unità di prodotto rapportati al consumo di fonti energetiche non rinnovabili (es. kg di prodotto/ kg di metano utilizzato; unità realizzate/m3 di acqua consumata, il peso percentuale dell’imballo rispetto a quello del prodotto finito.),
  • altri indicatori riferibili a riuso, riciclo, recupero o smaltimento (es. % di acqua recuperata rispetto a quella consumata).

Si tratta quindi di considerare indicatori relativi alle risorse, considerate in valore assoluto, o, meglio, rapportate ai volumi/pesi di prodotto od a dati economici (es. costo d’acquisto del metano rispetto al fatturato, incidenza dei costi di trasporto rispetto al fatturato); gli indicatori espressi in formato monetizzabili sono sempre apprezzati dalla direzione.

Requisito 9.2 “Audit”

In fase di pianificazione e svolgimento degli audit una sezione dovrebbe essere dedicata a verificare lo stato della presa in carico delle misure, le decisioni prese a seguito del monitoraggio degli indicatori, lo stato di avanzamento degli obiettivi mirati. Si potrebbe valutare di pianificare un audit dedicato, oppure inserire domande in relazione ai vari processi oggetto di audit (ad es. commerciale, progettazione, produzione, assistenza, ecc.); la finalità è quella di valutare, all’interno di ogni processo, l’efficacia delle misure prese e lo stato di presa in carico di quelle pianificate.

Requisito 9.3 “Riesame della direzione”

Si può valutare di introdurre nel riesame della direzione un paragrafo dedicato al tema per evidenziare quanto questo sia rilevante per l’organizzazione e ovviamente pianificare nel breve-medio-lungo termine obiettivi per ridurre l’impatto climatico delle attività svolte.

Gli obiettivi devono essere definiti sulla base dei risultati della valutazione dei rischi (6.1) e degli indicatori (9.1.3) e possono comportare sia misure di carattere generale, quindi indipendenti dal settore, che specifiche; utile l’introduzione di sistemi di gestione ambientale (ISO 14001:2015), energia (ISO 50001:2018) e più in generale sostenibilità (es. ISO 26000:2010).

La componente “qualità delle misure implementate”

Alcune delle misure che possono essere implementate hanno un’incidenza sia sul climate change che sulla soddisfazione del cliente, la quale è lo scopo del sistema di gestione della qualità; alcuni esempi:

  • ridurre il peso degli imballi primari e secondari può aumentare la soddisfazione del cliente in quanto comporta per lui minori costi di smaltimento degli stessi;
  • progettare un’apparecchiatura più efficiente dal punto di vista energetico implica minori costi di esercizio per l’utilizzatore;
  • utilizzare fornitori certificati ISO 14001:2025 implica che gli stessi potranno dare maggiori garanzie di business continuity grazie alle verifiche di conformità legislativa cui sono sottoposti;
  • installare un impianto di cogenerazione riduce i costi del prodotto/servizio; di questo beneficia, in modo diretto o indiretto, anche il cliente.

Altre misure, però, riducono l’impatto ambientale dell’organizzazione, ma non migliorano la qualità del prodotto/servizio e non aumentano la soddisfazione del cliente; ad esempio, il semplice ricorrere a fornitori che utilizzano fonti di energia rinnovabile o prodotti per la pulizia e sanificazione degli ambienti marcati Ecolabel.

La qualità delle misure implementate e il ruolo dei sistemi di gestione integrati

Le aziende che già dispongono di sistemi di gestione integrati anche con una componente ambientale (es. ISO 14001:2015, ISO 50001:2018), o applicano norme che comportano la presa in carico di misure che impattano sugli aspetti ambientali (es. ISO 14064-1:2018[3]), di fatto già hanno preso (dovrebbero aver preso) in carico quanto richiesto dalla versione emendata. Ciò non toglie che debbano continuare ad affinare ed a rendere costantemente più efficienti lee misure che applicano.

Sistemi di gestione inerenti altri aspetti, come ad esempio la ISO 45001, presentano alcune criticità nell’applicazione; non è infatti facile individuare misure dedicate, per quanto, ad esempio, l’applicazione di un sistema di gestione basato sulla ISO/IEC 27001, integrato con la componente sul climate change, possa presentare alcune “sorprese”.

Conclusioni

Alla luce di quanto sopra esposto, numerose misure possono essere poste in atto per prendere in considerazione il cambiamento climatico.

Ferme restando le riserve già espresse, la modifica introdotta nell’Annex SL, che ricade anche sulla ISO 9001:2015, si presenta anche come un’utile opportunità che può comportare una riduzione dei costi.

Note


[1] Come previsto dalla Direttiva 2008/98/CE – art. 4 – Recepita in Italia dall’art 179 del D.Lgs. 03/04/2006 n° 152 Codice dell’Ambiente

[2] Ecolabel UE è il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea che caratterizza i prodotti e servizi che, pur garantendo elevati standard prestazionali, sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita. Il marchio volontario Ecolabel è stato istituito nel 1992 dal Regolamento (CEE) n. 880/1992 ed è oggi disciplinato dal Regolamento (CE) n. 66/2010 come modificato dal Regolamento (EU) n. 782/2013.

[3] Gas ad effetto serra – Parte 1: Specifiche e guida, al livello dell’organizzazione, per la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di gas ad effetto serra e della loro rimozione

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