Le linee guida per la transizione verde sono arrivate già a fine 2020 dalla Commissione Europea attraverso le parole della Presidente Ursula von der Leyen. Per la commissione, la sostenibilità rappresenta, al pari dei giovani e dell’innovazione, uno dei capisaldi del progetto NextGenerationEu.
Una sfida raccolta ora dal neoministro Roberto Cingolani che ha ereditato il vecchio ministero dell’Ambiente di Sergio Costa, reduce da una riorganizzazione durata un anno e mezzo. Di qui si parte per aggiungere le nuove deleghe. Quelle sulla direzione energetica, economia circolare, incentivi alla sostenibilità e sviluppo sostenibile.
Tra le priorità il clima, con i due obiettivi Ue al 2030 e al 2050 di aumentare l’impegno di taglio dei gas serra dal 40 al 55% e raggiungere la neutralità climatica.
A seguire il dossier energia con lo sforzo di raddoppiare la crescita delle rinnovabili, l’attivazione di una vera e propria economia circolare e l’accelerazione sulla mobilità sostenibile. Un percorso che dovrà passare necessariamente per una stretta collaborazione con Vittorio Colao alla guida del ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, con Giancarlo Giorgetti al Mise e con Enrico Giovannini ai vertici del neo-ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile.
Lo sguardo pertanto è rivolto alla ricostruzione dell’Italia e del suo tessuto sociale colpiti dalla pandemia. L’europeismo e la fedeltà all’alleanza atlantica sono saldi principi di partenza insieme all’uso strategico e mirato dei miliardi del NextGenerationEu dentro la quale c’è l’obiettivo di portare avanti un percorso all’insegna dei giovani, dell’innovazione e della sostenibilità. L’uso dei 209 miliardi del Recovery Plan la cui implementazione è in mano a ministri tecnici diventano quindi per Draghi l’occasione per nuove infrastrutture, materiali e digitali, in grado di generare una crescita sostenibile. Investimenti, cantieri e opere pubbliche che dovranno essere rapidamente convertiti in progetti da tradurre nel Recovery Plan.
Il ruolo delle corporate energetiche e i nuovi trend per investimenti sul green
Le grandi multiutility energetiche guardano con ottimismo alla transizione energetica, puntano l’attenzione alla mobilità elettrica, all’idrogeno verde, alle nuove fonti rinnovabili e all’efficientamento energetico, attraverso un processo di sensibilizzazione che guarda sia ai territori che ai principali attori sia della pubblica amministrazione che delle piccole e media imprese.
Visione che si aggiunge a quello dello stesso ministro Cingolani che aveva evidenziato nel presentare il suo programma di lavoro come l’energia elettrica anche nel 2050 non coprirà che il 50% del fabbisogno energetico.
La restante parte che oggi utilizza fonti non rinnovabili fossili richiederà altre fonti energetiche che non siano l’elettricità e qui entra in gioco l’industria dell’idrogeno. Si punta pertanto a un processo generale di elettrificazione fino al 2030 e in parallelo ad aprire all’idrogeno verde da destinare ai settori ad alta intensità, dando un’alternativa ai processi di carbonizzazione di settori come la produzione di acciaio e cemento, che dipendono ancora dai combustibili fossili. Il tutto attraverso un’ottimizzazione dei costi di struttura per gli operatori.
La voce della società civile e l’appello dei giovani innovatori italiani
In questo contesto da sottolineare l’importante ruolo avuto e che avrà la società civile, con importanti realtà come ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori che, attraverso il suo Manifesto per la sostenibilità, presentò direttamente le sue linee guida alla Presidenza del Consiglio come importante contributo ai lavori legato alla transizione ecologica del Paese verso un’economia orientata al green.
E ripercorrendo il Manifesto ANGI: tecnologia circolare, energia pulita e salvaguardia delle risorse idriche per un’Italia sostenibile. Un manifesto in cinque punti per un’Italia green, nuova, innovativa e sostenibile dal punto di vista ambientale. Le tematiche legate all’ambiente, all’energia, alla sostenibilità e all’innovazione restano pertanto gli assi portanti dell’intero cambiamento della società e del Paese, puntando a una modernizzazione che rispetti l’ambiente e i territori.
Le ricadute economiche e gli impatti potenziali legati all’innovazione sostenibile
Se si guarda alla sostenibilità e al mondo della mobilità, fra i settori più impegnati nella riduzione dell’impatto ambientale, c’è quella del mondo della logistica. Elementi che si evolvono verso paradigmi improntati alla digitalizzazione e all’innovazione con un occhio di riguardo verso la sostenibilità ambientale, economica e sociale: dall’impiego di nuovi mezzi meno inquinanti e più voluminosi all’introduzione di nuove tecnologie in grado di consentire una pianificazione e ottimizzazione dei trasporti, responsabile dell’incremento di efficienza per l’intero settore.
Gli impatti potenziali e le ricadute economiche legate al processo di innovazione sostenibile porterebbero non solo ad un incremento del prodotto interno lordo ma anche a un nuovo benessere per la cittadinanza, tradotta anche nella preservazione del patrimonio ambientale e in una nuova coscienza che aiuti alle sfide mondiali come la lotta al cambiamento climatico e alla salvaguardia della flora e della fauna del pianeta.