L’agenda digitale, tra i numerosi obiettivi, punta all’innovazione e all’incremento dell’utilizzo delle nuove tecnologie in tutta Europa. Tuttavia l’ingiustificato aumento dell’equo compenso su copia privata, voluto dal governo italiano, si scosta dall’obiettivo prima citato e scoraggia i consumatori del nostro Paese all’acquisto ed uso di strumenti digitali innovativi.
Il ministro Franceschini ha emanato nelle scorse settimane un decreto attraverso il quale ha aggiornato, aumentandole esponenzialmente, le tariffe dell’equo compenso per copia privata. A nostro parere questo è un altro, l’ennesimo, gentil dono alle lobby dell’audiovisivo e alla SIAE, dopo l’approvazione del famigerato regolamento AGCOM sulla pirateria in rete.
La legge sul diritto d’autore, infatti, prevede la possibilità per gli utenti di fare copie private delle opere acquistate legittimamente. A fronte di tale diritto, la stessa legge prevede che gli autori debbano ricevere un “equo compenso”, che viene determinato con decreto del ministro per i Beni e le Attività Culturali e aggiornato ogni tre anni. Il compenso deve essere versato dai produttori, importatori, distributori di prodotti adatti alla registrazione (cd, dvd, videoregistratori ma anche dvd recorder, smartphone e tablet) in favore della SIAE che, a sua volta, assegna i proventi ai propri associati.
Il precedente decreto ministeriale in materia (datato 2009) doveva essere aggiornato e il ministro Franceschini ha colto l’occasione per aumentare in maniera spropositata i compensi previsti, a esclusivo danno dei cittadini.
Il ministro, come segnalato da esperti della materia, per operare tale aggiornamento, non ha seguito neanche i parametri offerti da ricerche commissionate dal suo stesso ministero. Infatti, il titolare del Mibact, Massimo Bray, aveva commissionato una ricerca che chiariva come solo una percentuale molto bassa di consumatori italiani usi lo smartphone o i nuovi devices tecnologici per fare copie private e, dunque, imporre e addirittura aumentare la quota di prelievo su questi dispositivi appare arbitrario e irragionevole.
Inoltre il Ministro Franceschini ha voluto assicurare che non si tratta di una nuova tassa che graverà sui consumatori e che i compensi previsti sono allineati con quelli di altri Paesi europei.
Peccato che queste affermazioni si scontrino con la realtà dei fatti e del mercato. Come si fa anche solo a pensare che un produttore come Apple o Samsung non scaricherà questi costi aggiuntivi sul prezzo finale dei prodotti e, quindi, sui consumatori? Inoltre, perché il ministro opera confronti solo con Francia e Germania senza considerare gli altri oltre 20 Paesi, dove il compenso risulta più basso?
Sono queste le motivazioni che ci inducono a definire questo provvedimento un regalo alle lobby dell’audiovisivo, le quali non sembrano affatto intenzionate a modificare lo status quo in chiave innovativa. Una politica conservativa pienamente avallata dagli atti compiuti dal governo.
In questo quadro cristallizzato, in Commissione Cultura della Camera siamo comunque riusciti a far approvare dalla Commissione e dai relatori del Decreto Turismo alcuni nostri emendamenti sulla riproduzione, senza fini di lucro, di beni del nostro patrimonio culturale.
Il M5S è favorevole e sostiene il copyleft e una nuova visione del diritto d’autore, sganciato dalle attuali logiche proprietarie e che consenta a tutti di utilizzare, su internet o altrove, le immagini dei nostri monumenti, purché lo si faccia senza fini di lucro, senza chiedere autorizzazioni o pagare ingiustificati balzelli