In Italia quando si fa riferimento a comunità ed ecosistemi intelligenti non si può non pensare a Milano e a come il capoluogo meneghino, nel corso degli anni, abbia saputo investire in un modello di città in cui la sostenibilità e l’inclusività sono caratteristiche distintive e peculiari.
Del resto i numeri ed i risultati della città di Milano sono a dir poco lusinghieri: fa parte del 10% delle città più innovative del mondo secondo Innovation Cities Index 2015, ha più che raddoppiato il numero di startup innovative nell’ultimo anno, conta su circa 128 miliardi di fatturato solo dal settore “smart city”, ha una crescita costante di export ed investimenti esteri diretti, conta su 6 nuove invenzioni brevettate mediamente ogni giorno.
Un bilancio positivo in cui Milano appare una città in grado di sperimentare al meglio soluzioni innovative a favore della crescita economica e al contempo dell’inclusione sociale. La città infatti non si è lasciata sopraffare dalla crisi, ma è stata in grado nel complesso di individuare una strada coerente con le proprie vocazioni e in linea con i percorsi di crescita delle economie avanzate.
Le esperienze sostenute e finanziate in questi anni, hanno contribuito non solo a generare occupazione per i più giovani grazie alle centinaia di start up create (5000 nuovi occupati), ma anche a restituire alla città migliaia di metri quadri di spazi in disuso, oltre a incentivare la produttività (per ogni euro investito dall’Amministrazione ne sono stati generati più di 40 sul territorio). Milano Smart City è quindi il frutto di una strategia flessibile e modulare in grado di rispondere con iniziative mirate alle nuove sfide che interpellano la città.
D’altro canto esistono potenzialità non ancora pienamente esplorate e relative alla creazione di nuovi spazi di collaborazione e co-progettazione in grado di andare oltre la divisione tra società civile e decision making. Un esempio in questa direzione è la recente iniziativa di Crowdfunding civico che per la prima volta ha coinvolto una municipalità e ha aperto la riflessione sulla possibilità di utilizzare il “Social Impact Investing” quale strumento per misurare l’impatto dei progetti sul sistema e la modalità migliore per “scalare i progetti” e passare ad una fase di industrializzazione degli stessi.
Anche dal punto di vista della governance della città intelligente Milano si è dotata di un’organizzazione terza, ossia di uno strumento in grado di mantenere il coinvolgimento attivo degli attori fondamentali, assicurando il ruolo di regia dell’Amministrazione con una maggiore flessibilità d’azione. Il risultato è stato la costituzione di un’Associazione che, nata dalla spinta del Comune di Milano e della Camera di Commercio, con un orizzonte metropolitano e non solo cittadino, aggrega soggetti del mondo della ricerca, le imprese ma anche le associazioni di cittadini e del terzo settore. A ciò si aggiunge un lavoro di messa a sistema e di networking attorno al progetto di Milano intelligente. Segnali in questo senso sono ad esempio l’avvio della community nazionale da parte di Anci sulle politiche urbane innovative, per un confronto attivo sull’accesso a programmi di finanziamento con l’approccio del “blended funding”, oppure l’adesione di diverse città italiane all’organizzazione internazionale Open and Agile Smart Cities, di cui Milano è diventata recentemente rappresentante nazionale, che ha lo scopo di creare un mercato globale delle smart city, promuovendo la condivisione, all’interno della città e tra diverse città, di metodi e pratiche per sviluppare soluzioni e sistemi interoperabili, applicando standard comuni, al fine di evitare il cosiddetto vendor lock-in. La direzione verso cui il capoluogo meneghino tenderà è quindi quella di approcciare il mercato, colmando il divario tra i quattro principali attori seduti al tavolo: le città affinché siano in grado di aggregare la domanda e di influenzare il mercato; la società civile perché diventi sempre più un soggetto attivo nel co-disegnare i servizi con il policy maker; l’industria affinché offra soluzioni in grado di rispondere ai reali bisogni delle città e infine gli investitori che devono sviluppare modelli di finanziamento che si adattino meglio alla natura tecnica delle misure “smart”.
L’augurio e l’obiettivo finale, per Milano come per le altre città italiane, è quello di continuare a lavorare al fine di realizzare città di carattere policentrico affinché non vi siano aree urbane che arrancano, bensì che abbiano una loro centralità produttiva e sociale oltre che un loro carattere distintivo.
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Sarà Milano a ospitare la prossima edizione di ICity Lab (BASE Milano, 24-25 ottobre 2017), due giorni di confronto tra enti locali, amministrazioni, aziende innovative, attori territoriali e cittadini sul tema della smart city. Sul sito dedicato alla Manifestazione è già possibile iscriversi ai convegni, il programma è in continuo aggiornamento.
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Su Startupbusiness gli articoli di Adam Bregu in inglese sull’ecosistema Milano, ecco il primo della serie