Oggi le compagnie assicurative con una grossa esposizione nel mondo auto e gli operatori della mobilità tradizionale si trovano in un contesto difficile, dove faticano a pensare un futuro o – come dice Thomas More – a un presente alternativo raggiungibile: sembra che i presupposti per un mercato profittevole stiano vacillando e il mercato assicurativo fatichi a trovare nuovi modelli di business.
La ricerca “Move to the future: la mobilità del 2031” che, come EY, abbiamo recentemente presentato si pone l’obiettivo di fotografare come il mercato assicurativo e i player coinvolti immaginano il futuro della mobilità e allo stesso tempo fornire gli strumenti necessari per interpretare i cambiamenti e costruire il “dopo”.
Smart building e smart mobility: un’alleanza strategica sulla via della sostenibilità
Un contesto in trasformazione, un futuro difficile da immaginare
Il contesto è in cambiamento e i diversi scenari che solo 3 anni fa ipotizzavamo sono stati stravolti dalla pandemia da COVID-19. Durante la crisi sanitaria quasi il 75% delle persone ha iniziato a lavorare dalla propria abitazione, riducendo gli spostamenti di lavoro del 61%.
Dall’indagine di EY, effettuata intervistando dirigenti e CEO, emerge innanzitutto la difficoltà di immaginare qualcosa che oggi non si è ancora concretizzato. Chiedendo quale tecnologia legata alla mobilità diventerà normalità nel 2031 quasi la totalità degli intervistati si è focalizzata su tecnologie e progetti già in essere, come smart cities interconnesse e veicoli totalmente autonomi, non nominando tecnologie oggi ancora in fase beta o su carta, come air taxi, micromobilità tascabile o il treno Hyperloop. Questo però fa sì che le industry tradizionali rimangano indietro rispetto ai desideri del mercato. Basti pensare a Tesla e alla sua capitalizzazione record da più di 1 trilione di dollari, che già oggi monetizza il futuro che questa azienda apporterà a tutto l’ecosistema della mobilità. Pensare al futuro premia e avere il capitale umano che permetta di rivoluzionare un settore è la più grande sfida sulle quali oggi le compagnie si stanno interrogando.
La tecnologia al centro del cambiamento
La tecnologia è indiscutibilmente al centro del cambiamento e risulta essere il fattore abilitante per lo sviluppo e il prosperare delle modalità di spostamento futuristiche. Sensori IoT, telecamere, circuiti, sistemi ADAS, Wi-Fi, software, display e linee di codice sono ormai gli elementi base per costruire un veicolo non solo performante, ma che faccia della sicurezza e della comodità parte integrante dell’offerta. La componente hi-tech ha in media un peso pari al 65% nella produzione delle autovetture e questa evoluzione comporta, da un lato, la necessità da parte delle case automobilistiche di avvalersi di impianti di produzione e filiere altamente specializzate, dall’altro, richiede una notevole necessità di adattamento e di acquisizione di nuove competenze da parte di officine, centri di riparazione e diagnostica. Essendo la tecnologia così importante nella produzione ed essendo le auto sempre più connesse, il rischio cyber diventa sempre più concreto, con il 29,6% degli intervistati che già oggi vede nel dirottamento o furto di veicoli a guida parzialmente o totalmente autonoma uno dei principali rischi futuri.
La guida autonoma
La guida autonoma è argomento centrale della mobilità del futuro, ma anche in questo caso non sembra che gli intervistati (in particolare quelli appartenenti alle categorie delle compagnie assicurative tradizionali e alle aziende di assistenza) riescano già a identificare il potenziale di questa innovazione, poiché solo il 7,4% di loro ritiene che il modello principali di guida tra 10 anni sarà totalmente autonoma. Il 35% degli intervistati inoltre crede che la riduzione degli incidenti grazie alla guida autonoma nel 2031 possa essere dallo 0 al 20%. Waymo, società di Google specializzata nella produzione di auto a guida autonoma, analizzando gli incidenti realmente accaduti tra il 2008 e il 2017, ha stimato che già oggi la tecnologia a disposizione avrebbero mitigato o evitato incidenti nel 96% dei casi.
Tesla ha dichiarato che, secondo i dati raccolti in autonomia dai veicoli già in circolazione con Autopilot nei primi tre mesi del 2020, i veicoli con il sistema di guida autonoma attivato hanno fatto registrare un incidente ogni 7,3 milioni di chilometri percorsi, mentre gli stessi veicoli senza l’aiuto di Autopilot hanno riportato uno tasso di incidenti più che doppio (uno ogni 2,8 milioni di chilometri). Il dato è ancora più indicativo se raffrontato con il tasso di incidenti negli Stati Uniti riportato dalla National Highway Traffic Safety Administration (uno ogni 0,7 milioni di chilometri percorsi). Questa analisi già oggi ci dice che in autostrada l’utilizzo della guida autonoma di Tesla ridurrebbe gli incidenti del 90,4%, un dato sensibilmente più elevato di quello immaginato dagli intervistati.
La trasformazione del settore assicurativo
Il processo di trasformazione digitale in corso nel settore assicurativo sta influenzando fortemente l’offerta delle compagnie assicurative, che stanno sviluppando una varietà di tipologie di prodotti abilitati dalle nuove tecnologie e in linea con le più recenti tendenze della mobilità. Il 67% degli intervistati dichiara di aver già lanciato l’assistenza stradale erogata in modalità digitale e il 52% dichiara di avere in portafogli un prodotto di behavioural insurance. Altra tematica centrale è la mobilità multimodale: con il diffondersi della sharing mobility e l’incremento di mezzi alternativi come la micromobilità e l’e-bike, stiamo assistendo a un cambio sempre più forte delle abitudini di trasporto. Di conseguenza è emersa la necessità di un’assicurazione legata al nuovo concetto di multi-modalità: il 95% degli intervistati, e cioè la quasi totalità, afferma che i prodotti assicurativi basati sul concetto di mobilità multimodale siano di forte interesse; più della metà di essi ha già all’interno della propria offerta soluzioni di questo tipo e la restante parte afferma che ne sta concretamente valutando l’attuazione.
I nuovi modelli di business e distributivi del mercato assicurativo
I nuovi modelli di business e la tecnologia sembrano impattare positivamente il mercato assicurativo; tuttavia, i prodotti abilitati dalla tecnologia sembrano non garantire un risparmio direttamente proporzionale in termine di costi. A tal proposito, è ormai condiviso dai principali gruppi assicurativi che i premi non diminuiranno in maniera significativa, in quanto grazie ai sistemi ADAS diminuiranno la frequenza dei sinistri, ma né aumenterà la magnitudo, ovvero il singolo incidente avrà un valore superiore rispetto ad oggi, per via di componenti tecnologiche e costi di riparazione e manutenzione maggiori. Inoltre, sempre secondo gli intervistati, nei prossimi anni la curva del loss ratio (rapporto tra sinistri avvenuti e premi incassati nello stesso esercizio) seguirà l’evoluzione dell’adozione delle nuove tecnologie, con più della metà dei player (56%) che sostiene che la progressiva digitalizzazione e innovazione tecnologica dei veicoli condurrà a una riduzione della frequenza dei sinistri e conseguentemente a una riduzione del loss ratio.
L’evoluzione in atto porta le compagnie assicurative a ripensare anche i modelli distributivi, guardando con attenzione ai canali digitali o a modelli “embedded” costruiti per lo più attraverso partnership sistemiche. L’83% degli intervistati ritiene indispensabile sviluppare nuovi accordi strutturali con il mondo automotive per rendere le polizze sempre più integrate in fase di acquisto del prodotto e il 39% ritiene necessario coinvolgere il mondo tech e software per standardizzare modelli di polizze specifici per veicoli a guida autonoma.
Le auto elettriche
Il mondo delle auto elettriche, che secondo gli intervistati rappresenterà circa il 40% del totale delle auto immatricolate nel 2031, sembra aver creato un fenomeno di FOMO (Fear Of Missing Out): il 78% del campione ha dichiarato che l’azienda ha lanciato o è in procinto di lanciare nuovi prodotti e servizi specifici per veicoli elettrici (es. assicurazione sulle batterie elettriche) o nel 61% dei casi nuovi accordi di partnership con produttori di auto elettriche. La paura è quella di rimanere fuori da un mondo che rappresenterà la prevalenza del comparto auto mondiale e dove aziende estremamente innovative come Tesla hanno già lanciato programmi come Insure my Tesla, con Elon Musk che già nel 2020 dichiarava che Tesla Insurance nei prossimi anni potrebbe pesare tra il 30% e il 40% delle revenue del comparto auto dell’azienda californiana.
Infine, la ricerca ha indagato quali saranno i prodotti che domineranno il settore nei prossimi anni. È stato interessante osservare come non necessariamente quelli attualmente già offerti siano ritenuti a maggior potenziale e su cui investire nei prossimi anni. Sicuramente i già presenti prodotti di behavioural e data driven insurance saranno al centro degli investimenti per il 74% del campione ma emergeranno nuovi modelli di business e prodotti come il pay when you drive (59%), i prodotti assicurativi dedicati alla micromobilità as-a-service (59%) e l’invisible/embedded insurance (48%). Tutto questo sarà possibile anche e soprattutto grazie alla collaborazione fra player operanti nella stessa industry, ma anche in settori adiacenti e appartenenti all’ecosistema della mobilità o addirittura totalmente scollegati da essa. Per studiare questo fenomeno è stato chiesto agli intervistati quale fosse la loro propensione a sviluppare soluzioni innovative e offerte integrate di servizi in ottica open innovation e la maggior parte delle imprese assicurative ha dichiarato di collaborare già con tech company (81,5%), insurtech (70,4%) e aziende automobilistiche (59,3%).
Conclusioni
Concludendo, con ogni probabilità nel 2031 il modo in cui ci muoveremo non sarà più lo stesso e non solo per il mezzo scelto o per l’approccio multimodale che adotteremo, ma anche per l’ambiente che ci circonderà.
Le città evolveranno e in alcuni casi stanno già evolvendo in smart cities e le città del futuro saranno costruite su misura dell’uomo e delle sue necessità, non per favorire la viabilità dei mezzi di trasporto. Un mondo nuovo che metterà sotto stress e rivoluzionerà sicuramente il modello di business di molti settori come quello assicurativo e automotive. Chi vorrà emergere o rimanere rilevante nel mercato dovrà essere al centro della mobilità del futuro, finanziando nuovi progetti ma soprattutto adottando un processo di “learn by doing” in ambiti oggi inesplorati, in modo da essere pronti per le sfide che emergeranno di giorno in giorno, creando un beneficio per il consumatore.
Non finanziare il futuro della mobilità vorrà dire mettere a rischio la salute mentale e fisica dell’uomo: incidenti, centinaia di ore passate nel traffico ogni anno per raggiungere il posto di lavoro, inquinamento dovuto alle emissioni di CO2, città congestionate e costruite per la viabilità. Il futuro della mobilità è anche e soprattutto il futuro dell’uomo.