Il raggiungimento di una sostenibilità a livello urbano dipende in larga misura dal tipo di mobilità che si sviluppa all’interno della città e del suo territorio.
Da alcune stime diffuse dalle Nazioni Unite, nel mondo le città occupano solo il 3% della superficie terrestre, ma rappresentano il 60-80% del consumo energetico e il 75% delle emissioni di CO2. Inoltre, a partire dal 2016, più della metà della popolazione urbana globale è stata esposta a livelli di inquinamento atmosferico almeno 2,5 volte più elevati rispetto allo standard di sicurezza.
Per questo è necessario agire a livello di sistema, adottando approcci “umani” di progettazione e sviluppo.
Sviluppo di obiettivi comuni per una mobilità urbana sostenibile
Non a caso l’Obiettivo 11 dei Sustainable Development Goals, gli obiettivi che costituiscono il piano di sviluppo sostenibile (Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile) elaborato dalle Nazioni Unite per risolvere le principali sfide globali a livello sociale, economico e ambientale, mira in larga misura a promuovere nelle città modalità di trasporto sostenibili (bici, piedi, mezzi pubblici), al fine di mantenere l’aria pulita.
Il ruolo cruciale delle città nel mitigare gli impatti negativi riguardanti clima ed energia e nel contenere le emissioni di anidride carbonica (prodotta a livello mondiale per il 23% da veicoli urbani) è evidente anche in un’altra iniziativa a livello europeo, ossia il Patto dei Sindaci. Quest’ultimo è il principale movimento europeo (dal 2017 diffuso anche a livello globale) che coinvolge autorità locali e regionali che su base volontaria si impegnano a raggiungere e superare l’obiettivo comunitario di riduzione del 40% dei gas a effetto serra entro il 2030 e ad adottare un approccio comune per affrontare la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
A completare questo breve quadro introduttivo sulle prospettive di sviluppo di nuovi approcci e indirizzi d’intervento nell’ambito della mobilità sostenibile, si sottolinea che, a livello italiano, l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), che ha come obiettivo fondante la diffusione nella società italiana, nei soggetti economici e nelle Istituzioni l’importanza dell’Agenda 2030 e la mobilitazione degli stessi nei confronti del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, suggerisce, riguardo alla mobilità urbana, un target e un proposito specifici.
In dettaglio, individua come target quello di fornire, entro il 2030, l’accesso a sistemi di trasporto sicuri, sostenibili, e convenienti per tutti, con particolare attenzione alle esigenze di chi è in situazioni vulnerabili (donne, bambini, persone con disabilità e anziani). Questo implica un miglioramento dei mezzi pubblici, non solo a livello di sicurezza stradale, ma anche di user experience, ossia della qualità dell’esperienza complessiva che scaturisce dall’utilizzo di un sistema di servizi connessi tra loro e, nella maggior parte dei casi, abilitati da tecnologie digitali diffuse per la città. A questo si unisce il proposito di adottare strategie comuni, principalmente attraverso un Piano d’azione nazionale che sostenga le città nel perseguimento dei principali obiettivi europei, tra cui in primis quelli riguardanti la diminuzione dello smog, in particolare con una forte riduzione dell’uso delle auto alimentate con carburanti tradizionali e la realizzazione di sistemi di logistica urbana a zero emissioni di carbonio.
Nuovi modelli di interazione e processi collaborativi per promuovere comportamenti responsabili
Intervenire sulla mobilità urbana per renderla più sostenibile non significa, quindi, solo migliorare la gestione e il servizio, soprattutto dei trasporti pubblici, o operare esclusivamente sulle infrastrutture e sulla viabilità. Essendo una sfida di natura complessa, non basta intervenire “meccanicamente”, come si farebbe con un qualsiasi marchingegno, ma occorre lavorare affinché tutti gli attori di quel sistema interagiscano in maniera ottimale e sviluppino dei processi e dei comportamenti che abbiano un impatto positivo sull’intero sistema.
Infatti, se da un lato la diffusione di servizi condivisi e di tecnologie green consentono di dotare le città di validi strumenti per l’implementazione di modelli sostenibili di mobilità urbana, dall’altro è fondamentale far sì che cresca di pari passo anche la diffusione di modelli di comportamento responsabili, nonché il livello di civic engagement, ossia il numero e la qualità delle iniziative portate avanti individualmente o in gruppo che abbiano come finalità la creazione di valore in ambito pubblico.
Le persone al centro del cambiamento
Ciò vuol dire, da un lato, prendere in considerazione, accanto all’aspetto economico e ambientale, anche quello sociale, e dall’altro, non far riferimento solo alle azioni che riguardano Istituzioni e grosse reti d’industria (approccio top-down), ma anche, e non di meno, a quelle che impegnano la cittadinanza, le associazioni e le imprese con finalità di tipo sociale (bottom-up).
Occorre, dunque, spezzare la dualità basata sul rapporto di domanda e offerta di misure d’intervento e su modelli gerarchici di interazione. Al suo posto è necessario costruire sistemi e strumenti aperti e collaborativi, che mettano insieme diversi stakeholder per cooperare e co-progettare comuni azioni di intervento e definire nuove realtà urbane che promuovano comportamenti di mobilità più attiva e sostenibile.
Al centro di tali interventi progettuali devono essere messe le persone, non le macchine o le tecnologie fini a sé stesse. Diversamente il rischio è quello di alimentare solo interessi esterni alle comunità del territorio e aumentare le diseguaglianze sociali. Di conseguenza, il bisogno di azioni congiunte per il raggiungimento di obiettivi comuni di fronte a sfide complesse pone di fronte alla necessità di individuare nuovi ed efficaci strumenti collaborativi.
Soluzioni per nuovi valori condivisi di mobilità urbana
Identificare e applicare nuovi strumenti in grado di coinvolgere in modi innovativi i cittadini, non solo nell’ambito della mobilità, ma in generale in tutte le attività che si svolgono negli spazi urbani, è una delle sfide più importanti che stiamo affrontando oggi. Infatti, una delle accezioni del civic engagement fa proprio riferimento alla possibilità di coinvolgere in modo attivo i cittadini che, consapevoli delle problematiche del territorio in cui abitano, mettono in atto comportamenti che hanno un impatto positivo sulla città, rafforzando al contempo la propria relazione con le Amministrazioni locali.
Quest’argomento può essere affrontato secondo diversi gradi di complessità. Alcuni casi di studio testimoniano, infatti, come il rapporto tra cittadini e Istituzioni possa concretizzarsi nella realizzazione di un modello sostenibile, che prevede una gestione realmente condivisa delle risorse pubbliche presenti sul territorio.
Un livello più basilare di civic engagement prevede, al contrario, la possibilità di adattare i comportamenti quotidiani alle necessità del territorio, ad esempio a vantaggio dell’ambiente. Una delle modalità che incoraggia sempre di più al miglioramento dei comportamenti delle persone negli spazi urbani è rappresentata dalla gamification. Si definisce gamification la possibilità di applicare elementi di gioco al di fuori del contesto di gioco. L’assunto alla base di questo processo è che il gioco è alla base delle principali attività umane, in grado di far crescere le persone, poiché attraverso la possibilità di sperimentare delle situazioni, consente di comprendere e costruire nuovi mondi. In particolare, secondo la gamification, gli elementi del gioco possono essere applicati in attività noiose o poco stimolanti, al fine di renderle più piacevoli e stimolanti e di comprendere i giusti comportamenti da adottare.
Applicarla al civic engagement vuol dire riattivare una coscienza civica e il senso di responsabilità nei confronti di progetti e risorse comuni.
Il progetto MUV
MUV (Mobility Urban Value), ad esempio, è un progetto finanziato nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 e prevede la realizzazione di un sistema interattivo di gamification che incoraggia i cittadini a svolgere comportamenti sostenibili nell’ambito della mobilità urbana, camminando a piedi o in bici, oppure utilizzando mezzi di trasporto pubblico. Oltre ai cittadini, gli stakeholder coinvolti sono Amministrazioni Pubbliche, che gestiscono il processo, e imprese e commercianti del territorio, che mettono a disposizione premi e ricompense per i giocatori che fanno registrare i risultati migliori. I vantaggi per tutti (oltre che per i cittadini) sono chiari: le Istituzioni hanno la possibilità di ricevere dati relativi alle abitudini di spostamento delle persone, in modo da strutturare politiche di mobilità basate sul loro comportamento, mentre le imprese hanno la possibilità di rendere maggiormente visibili le proprie attività.
L’applicazione (scaricabile dal Play Store e dall’App Store) consente all’utente di svolgere diverse tipologie di allenamenti e gli pone diverse sfide, che gli consentono di accumulare punti che lo premiano, fino a farlo diventare il testimonial della città o delle imprese partecipanti (un vero eroe della mobilità sostenibile).
Attualmente il progetto si trova nella fase del “City Tournament”, un torneo tra diverse città della durata di 7 settimane, al termine delle quali si decreterà la città vincitrice. Sono 8 le città coinvolte: Palermo, Fudão, Amsterdam, Barcellona, Ghent, Teresina, Helsinki e Roma.
La sperimentazione che si svolge nella città di Roma è gestita dal DASIC (Digital Administration and Social Innovation Center) della Link Campus University che, dopo aver svolto alcuni workshop con l’obiettivo di personalizzare alcuni contenuti dell’app sulla base delle caratteristiche del territorio della città, stanno adesso gestendo la community composta dai cittadini di Roma che partecipano al torneo.