Negli ultimi anni l’interazione dei cinghiali con l’uomo risulta in continua crescita in buona parte del territorio nazionale (dal bosco alle periferie delle città). Tali interazioni possono essere dovute all’aumento dei capi ma anche a causa di diversi fattori che comprendono l’aumento della pressione dell’uomo nelle aree rurali (ad esempio tempo libero, attività agricola) o la non ottimale gestione dei rifiuti.
Quali soluzioni per limitare l’interazione dei cinghiali con l’uomo
La presenza del cinghiale rappresenta quindi, per tecnici e amministratori locali, un tema tanto complesso quanto stimolante sia per gli aspetti ecologici che socio-economici che sono coinvolti. È nato quindi il bisogno di trovare soluzioni che riducano la possibilità che cinghiali vaganti e/o malati possano frequentare zone urbane o adibite ad attività produttive causando, talvolta, impatti negativi in ambito sociale, sanitario e urbano. È sulla base di queste necessità che nasce il progetto Sus Scrofa (SOS), finanziato dal programma POR FESR-FSE Calabria (2014-2020), per il sostegno alla generazione di soluzioni innovative a specifici problemi di rilevanza sociale, anche attraverso l’utilizzo di ambienti di innovazione aperta come i “Living Labs”.
Il progetto SOS e il monitoraggio dei cinghiali
Il cinghiale è una specie animale presente sia in ambienti di pianura che montani ed è l’ungulato a maggiore diffusione in Italia. Nel 2005, in Italia, sono stati stimati circa 600.000 capi della specie Sus Scrofa, seppure si ritenga che sia un dato sottostimato a causa sia della carenza di informazioni dei prelievi venatori che della poco efficace gestione a cui è stata sottoposta la specie (Carnevali et al., 2009).
Negli ultimi anni l’Italia ha sperimentato un aumento delle interazioni tra cinghiali ed esseri umani. Questi incontri possono portare problematiche, in particolare nei settori agricoli, dove i cinghiali sono in grado di danneggiare coltivazioni e raccolti. Inoltre, si possono verificare incidenti stradali quando i cinghiali attraversano le strade in cerca di cibo. Difatti, tali problemi hanno spinto le autorità a cercare soluzioni efficaci per gestire le popolazioni in crescita (Monaco et al., 2003).
Il cinghiale, essendo un animale onnivoro, è in grado di modificare la propria alimentazione in funzione delle disponibilità trofiche che caratterizzano un ambiente in un determinato momento. Il loro fabbisogno energetico quotidiano varia in funzione dell’età, delle condizioni fisiologiche e del periodo dell’anno, portando l’animale ad alimentarsi periodicamente nei contesti naturali, agricoli e urbani. Difatti, è utile individuare i fattori che interagiscono con l’ecologia del movimento nei cinghiali, con particolare attenzione alla scelta delle popolazioni di alimentarsi in corrispondenza delle colture agricole quali cereali, patate, castagneti o vigneti (Massei et al., 1997).
In accordo con quanto detto, il progetto SOS ha come scopo di ideare un piano di gestione della specie Sus Scrofa al fine di mitigare le problematiche socio-economiche e sanitario, tra cui i rischi legati alla diffusione di malattie infettive come la Peste Suina Africana, annesse.
Impatto dei cinghiali sull’agricoltura
I danni recati al patrimonio agricolo in Regione Calabria, ma non solo, necessitano di azioni sicure al fine di monitorare il contenimento demografico degli ungulati, essendo la presenza di questi particolarmente impattante nel contesto sociale. Nel caso che un’azienda agricola sia soggetta a danni legati alla presenza di fauna selvatica, la Giunta Regionale, in funzione del regolamento UE n. 1408/2013, ha la possibilità di stimare i danni alle colture per richiedere un indennizzo, erogato in funzione della legge regionale vigente. Nel periodo tra il 2015 ed il 2021 è stato accertato che la presenza del cinghiale in Italia ha recato circa 120 milioni di euro di danni nel settore agricolo (ISPRA, 2023). Come già evidenziato da diversi studi, tali danneggiamenti riguardano prevalentemente la rottura del cotico erboso e dei manufatti (terrazzamenti), fino ai danni agli impianti da frutto, alle colture orticole, cerealicole, foraggere e oleaginose (Franzetti et al., 2011; Salghetti, 1998). Per citare alcuni esempi, l’ungulato marca con larghi solchi il suolo fino a raggiungere diverse decine di centimetri di profondità ed in zone ad alta acclività può contribuire addirittura all’innesco di fenomeni legati al dissesto idrogeologico (Massei et al., 1997).
Tecnologie e modelli
L’ecologia del movimento animale è cruciale per la conservazione della fauna selvatica e per la gestione sostenibile degli ecosistemi, poiché fornisce informazioni preziose sulla mobilità degli animali e sulle loro esigenze ambientali (Apollonio et al., 1998). L’ecologia del movimento animale comprende diverse aree chiave, tra cui lo sviluppo di modelli di spostamento e l’utilizzo di tecnologie di tracciamento come i dispositivi di tracciamento GPS e i radiocollari.
L’uso degli algoritmi è fondamentale nell’ambito scientifico, dove si richiede di risolvere problemi od operazioni complesse. Essi sono una parte essenziale del modo in cui affrontiamo e risolviamo le questioni ambientali e sociali nella nostra vita quotidiana.
Nel caso specifico della gestione degli ungulati, è possibile decidere quale strategia possa essere maggiormente efficace per ridurre i danni alle attività produttive e alle persone senza arrecare inutili sofferenze e stress agli animali. Le linee guida sulle migliori pratiche e i programmi di eradicazione raccomandano di includere diversi metodi per gestire i cinghiali.
Per l’implementazione dell’algoritmo, è necessaria una raccolta di informazioni georeferenziata che incroci dati sulla morfologia del territorio e sull’uso che si fa del suolo (agricolo, urbano, forestale), con i dati sulle locali popolazioni di cinghiali, ottenute con i seguenti metodi: sistemi GPS, radiocollari, cattura e rilascio, identificazione visiva diretta o indiretta del loro passaggio da droni/satelliti. In base a queste informazioni, si può procedere con metodi non cruenti e preventivi di protezione delle aree di maggior valore economico (colture di pregio, ad esempio) e delle aree abitate, con recinzioni elettrificate e, in base all’estensione delle aree stesse, con dissuasori.
Per la vera e propria gestione e limitazione della popolazione, la sola caccia non è in grado di ridurre la pressione esercitata dai cinghiali sul territorio e anzi, in molti casi, può portare ad una grande dispersione degli animali, che ovviamente fuggono dai cacciatori e dalle battute di caccia, ancor più grave se dovesse essere presente un focolaio di peste suina africana.
Conclusioni
Il monitoraggio dei cinghiali in Italia è un elemento fondamentale nella gestione delle interazioni tra questi animali e le attività umane. Un approccio basato sulla conoscenza scientifica consente di adottare decisioni informate per promuovere la convivenza pacifica tra esseri umani e cinghiali, proteggendo al contempo l’ecosistema. In questo modo, il progetto SOS mira a sviluppare uno strumento tecnologico per risolvere i conflitti tra la natura e la società.
Bibliografia
Apollonio M., Randi E. e Toso, S., 1988. The systematics of Wild Boar (Sus scrofa) in ltaly. Bol1. Zoo1., 3: 213-221.
Carnevali, L., Pedrotti, L., Riga, F., & Toso, S. (2009). Banca Dati Ungulati – Status, distribuzione, consistenza, gestione e prelievo venatorio delle popolazioni di Ungulati in Italia.
Franzetti, B., Ronchi, F., Marini, F., Scacco, M., Calmanti, R., Calabrese, A., Paola, A., Paolo, M., & Focardi, S. (2011). Nocturnal line transect sampling of wild boar (Sus scrofa) in a Mediterranean forest: long-term comparison with capture–mark–resight population estimates. European Journal of Wildlife Research, 58, 385 – 402.
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Presentati in un evento di Confagricoltura i risultati dell’indagine nazionale di ISPRA sulla gestione del cinghiale in Italia nel periodo 2015-2021 (17/01/2023). [Comunicato stampa]. https://www.isprambiente.gov.it/files2023/area-stampa/comunicati-stampa/comunicatocinghiali-1.pdf
Legge 11 febbraio 1992, n. 157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. (GU n.46 del 25-2-1992 – Suppl. Ordinario n. 41).
Marshall P, Koenig BA. Accounting for culture in a globalized bioethics. Journal of Law, Medicine & Ethics. 2004, 32:252–266.
Massei G., Genov P.V., Staines B.W., Gorman M.L. (1997). Factors influencing home range and activity of wild boar (Sus scrofa) in a Mediterranean coastal area. J Zool 242:411–423.
Monaco A., Franzetti B., Pedrotti L., Toso S., 2003. Linee guida per la gestione del Cinghiale. Min. Politiche Agricole e Forestali. Ist. Naz. Fauna Selvatica, pp. 116.
Regolamento UE n. 1407/2013 della Commissione, del 18 dicembre 2013, relativo all’applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea agli aiuti “de minimis”.
Salghetti A., 1998. Aspetti economici dell’allevamento del cinghiale. Annali Facoltà di Medicina Veterinaria. Università di Parma.