Era stata annunciata un’ondata di maltempo in Sicilia (e a Catania) durante la giornata del 09 settembre 2015, con un bollettino ufficiale di allerta meteo della Protezione Civile che invitava la popolazione ad adottare specifiche precauzioni, in modo da prevenire i pericoli del nubifragio, a causa “di rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento”.
In particolare, i cittadini catanesi venivano invitati “alla massima prudenza, a uscire di casa il meno possibile, a non sostare nei piani al di sotto della sede stradale e a utilizzare solo in caso di estrema necessità i mezzi privati e di conseguenza a preferire quelli pubblici”.
A sua volta, l’Ufficio comunale della Protezione civile di Catania diffondeva una nota di allarme meteo (codice rosso) annunciando “forti piogge e temporali, raffiche di vento, fulmini e locali grandinate e mare mosso”, con un ulteriore pericolo rappresentato “dal riversarsi a valle dell’acqua piovana proveniente dall’Etna”.
A tal fine, il Centro operativo comunale (Coc), in base al Piano di emergenza della città di Catania, veniva preposto al coordinamento di tutte le operazioni di Protezione civile, con la contestuale possibilità di inoltrare eventuali segnalazioni ad un numero telefonico attivo 24 ore su 24 o via Internet per posta elettronica.
Alla prova dei fatti, si è creata una situazione particolarmente grave che oltre provocare disagi ai cittadini durante le interminabili ore del nubifragio, ha determinato una serie di danni anche a numerose attività commerciali ed esercenti della città, trasformando le strade di Catania in veri e propri fiumi pericolosi per l’incolumità dei cittadini.
Una programmazione concreta delle emergenze meteorologiche mediante un efficace utilizzo delle tecnologie avrebbe potuto ridurre i disagi e realizzare una più agevole gestione dei rischi? In questi casi quali sarebbero state le strategie adottate da altre città europee?
Martedì 08 settembre 2015 la popolazione viene avvisata da un comunicato stampa ufficiale del Comune di Catania dei possibili rischi provocati dall’allerta meteo, evidenziando l’esistenza del servizio di segnalazioni attivo 24 su 24 e raggiungibile sia telefonicamente che via email.
Con un’altra nota del successivo 09 settembre 2015 il Comune di Catania comunicava la sospensione delle attività didattiche a scopo precauzionale a causa del maltempo, con conseguente chiusura di scuole e asili nido.
Nel primo pomeriggio del 09 settembre 2015 cominciava a piovere con intensità sempre più forte: l’acqua raggiungeva livelli sempre più elevati sino a creare una vera e propria bomba d’acqua che trasformava le vie della città in un vero e proprio torrente in piena.
A parte la comunicazione ufficiale disponibile all’interno del sito istituzionale del Comune di Catania, quali sono state le informazioni rese ai cittadini in tempo reale sui social network ufficiali dell’Ente? Si tratta di strumenti che per definizione dovrebbero assicurare un costante e continuo aggiornamento di notizie in favore della collettività degli utenti, mediante modalità di interazione e di tempestività che il web è in grado di garantire.
Tuttavia il Comune non ha ritenuto opportuno utilizzare i propri canali social per informare in tempo reale i propri cittadini sulla situazione che sta vivendo la città. In particolare, la pagina facebook del Comune di Catania (che attualmente registra 10.422 “mi piace”) è ferma ad un ultimo e lontano aggiornamento pubblico risalente all’08 aprile 2015 con cui si promuove un evento culturale della Città. Naturalmente i medesimi risultati riguardano anche l’account ufficiale twitter del Comune: l’ultimo “cinguettio” è datato al 03 aprile 2015 e riguarda ancora una volta la pubblicizzazione di attività culturali.
Anche il Sindaco della città non diffonde nessuna comunicazione in tempo reale all’interno dei suoi profili social ufficiali.
Malgrado una formale “ubiquità virtuale” della massima autorità istituzionale della città (su facebook tra pagine e profili risulta una pluralità di account riconducibili al Sindaco Enzo Bianco) mentre su Twitter con due soli modesti profili il risultato non cambia: silenzio assoluto.
Ovviamente del medesimo tenore anche il sito del Sindaco, attualmente fermo alle strategie organizzative e propagandistiche della campagna elettorale (giugno 2013).
A temporale avvenuto, il giorno seguente, nel “the day after”, un nuovo comunicato stampa pubblicato all’interno del sito del Comune di Catania fa il punto sul nubifragio, parlando di “bomba d’acqua, probabilmente la più violenta degli ultimi anni in rapporto al tempo”.
Quali sono invece le strategie delle città europee nell’affrontare emergenze di questo tipo dal punto di vista digitale? Naturalmente in questi casi si registra un livello di efficienza allo stato attuale irraggiungibile: non solo informazioni veicolate in tempo reale sui social network ufficiali delle istituzioni, ma applicazioni e servizi ad hoc appositamente creati per la gestione delle situazioni di emergenza.
La città di Bruxelles ha attivato il servizio Be-Alert, con l’obiettivo di organizzare un sistema di allarme, in modo da informare la popolazione in situazioni di emergenza e coinvolgere direttamente i cittadini in tali situazioni, per avvertirli più velocemente ed informarli nel miglior modo possibile. Le informazioni di pericolo, in casi di emergenza, possono essere inoltrati, via messaggio vocale sul telefono, cellulare, via sms, via email, via fax, o via twitter e facebook. Le autorità possono infatti inviare automaticamente messaggi di allarme attraverso i loro account Twitter e Facebook.
All’interno del portale OpenData della città di Birmingham è attiva la sezione Streets, Transport and Parking che offre informazioni complete sui trasporti pubblici e la manutenzione stradale, consentendo agli utenti anche in base all’eventuale indicazione di guasti, temporali e lavori stradali appositamente indicati in tempo reale.
Anche a Bilbao l’applicazione GeoBilbao offre una mappa geolocalizzata che fornisce informazioni in tempo reale sulle condizioni del traffico e sui parcheggi disponibili, per consentire agli utenti di organizzare e pianificare online i propri itinerari.
La città di Amsterdam ha lanciato il “Smart Citizen Kit”, un vero e proprio Kit cittadino che consente di monitorare il livello di inquinamento dell’aria e dell’ambiente, fornendo alla popolazione strumenti utili per monitorare tale informazioni in tempo reale.
La città di Denver mette a disposizione il servizio Closures dedicato alla manutenzione stradale, in modo da garantire la costante ed efficiente pulizia delle strade, mediante il regolare svolgimento di attività di manutenzione, così da migliorare le condizioni delle strade, anche sulla base delle segnalazioni inoltrate dagli utenti che possono evidenziare eventuali problemi stradali mediante la compilazione di un’apposita applicazione. A supporto è attivo il servizio Denver 311 Help, che fornisce un canale interattivo per migliorare la comunicazione tra i cittadini e gli apparati amministrativi della città, allo scopo di segnalare problemi con modalità tempestive ed immediate, da qualsiasi luogo e su qualsiasi dispositivo (portatile, tablet o telefono).
In Australia è stato istituito il servizio Emergency +: uno strumento che utilizza la funzionalità GPS del telefono in modo da consentire di individuare le chiamate di emergenza, in base alle informazioni che visualizzano la posizione geolocalizzata dell’utente che inoltra la richiesta di aiuto dal proprio smartphone, con la contestuale possibilità di visualizzare i numeri nazionali di emergenza per consentire un’efficiente organizzazione del soccorso.
In Canada, l’applicazione Weather fornisce informazioni sulle condizioni meteo, con un costante monitoraggio sulla qualità dell’aria e sui dati climatici storici.
Un maggiore investimento nel settore del digitale potrebbe consentire anche alle città italiane l’attuazione di programmi più efficaci nella gestione delle emergenze, così da offrire servizi più efficienti ai cittadini?