Il Paese guidato dal premier Narendra Modi ha superato la soglia di 1,4 miliardi di abitanti ed è divenuta la nazione più popolosa al mondo. E l’Occidente corteggia l’India come mai prima d’ora.
Anche se l’Africa cresce, bisogna ricordare che un conto è una sola nazione e ben altro un continente diviso in vari stati, con politiche spesso in contrasto fra loro.
Mentre ancora c’è chi esalta i BRICS (l’associazione tra Brasile, India, Cina e Sud
Africa), cui recentemente ha chiesto di aderire anche l’Etiopia, il cui ruolo dovrebbe orientare un diverso assetto agli equilibri mondiali, in chiave fondamentalmente anti occidentale, non sfugge ad altri che l’India nutra interessi diversi. Interessi che la vedono contrapposta alla Cina per molti aspetti, anche in chiave di sicurezza nazionale, considerato che gli ultimi scontri di frontiera sono avvenuti nel 2020.
Ecco i temi su cui Occidenti ed India sono più vicini, soprattutto sotto il profilo dell’innovazione.
Lo scenario
La crescita continua del PIL, con una media del 6,15% annuo negli ultimi 10 anni che le hanno permesso di superare il Regno Unito, porta l’India a ricoprire la quinta posizione per PIL a livello mondiale, un ruolo di potenza leader che ha creato i propri sistemi di pagamento in rupie indiane nelle relazioni bilaterali tra stati e la guida del G20 di quest’anno. Tutti questi aspetti, unitamente al fatto di essere la nozione più popolosa a livello globale, investono l’India del ruolo decisivo nello sviluppo del
mondo.
E lo sviluppo passa per le innovazioni tecnologiche ed ha un enorme impatto sull’ambiente.
Avvicinamento Occidente e India
Di certo questo non è sfuggito agli Stati Uniti che stanno cercando di avviare e
rinforzare la collaborazione in diversi settori, che vanno dalle tecnologie, con
importanti investimenti delle Big Tech americane in India, ai trasporti, alla difesa,
alla collaborazione del settore delle energie pulite.
Di questo si è parlato negli incontri, nel mese di giugno 2023, tra il premier
Indiano Narendra Modi e il presidente Joe Biden alla Casa Bianca.
L’importanza dell’India per gli Stati Uniti è ben evidenziata dal presidente
americano nella conferenza a due, che esalta la collaborazione tra i due stati, volta
tra l’altro ad accelerare “la transizione alle energie pulite a livello globale e combattere la crisi climatica che stiamo affrontando, giovare della condivisione del sapere sulle tecnologie critiche ed emergenti quali il computing quantistico e l’intelligenza artificiale affinché essi non siano usati a scopi di disinformazione e oppressione”.
Da parte sua, Modi ha chiaramente segnato la traccia su quella che ritiene la missione dell’India. Nel rispondere a Biden, ha detto “Nell’era del post Covid, l’ordine mondiale sta prendendo una nuova forma. In questo periodo di tempo, l’amicizia tra India e Stati Uniti sarà strumentale a innalzare la forza del mondo intero”.
Il premier Modi è corteggiato anche dall’Europa, a partire dal presidente
francese Macron che ha invitato Modi quale ospite d’onore per le celebrazioni della
presa della Bastiglia.
Lotta al cambiamento climatico
Il ruolo dell’India nel raggiungimento degli obiettivi sul cambiamento climatico è noto. La sua opposizione alla cessazione dell’utilizzo del carbone non è di poco conto se si pensa alla sua industria. In un Paese in cui si combatte ancora la povertà e la fame, la transizione ecologica può apparire un lusso.
Deve essere però rilevato che le resistenze e le posizioni spesso ideologiche sembrano poi essere superate dai fatti. Se è vero, infatti, che nel 2021 il premier Mondi annunciava l’abbandono del carbone solo nel 2070, ovvero vent’anni oltre l’obiettivo prefissato in sede ONU per il raggiungimento della neutralità delle emissioni, durante il COP 27 tenutosi nel
2022 a Sharm El Sheik, cui Modi non ha partecipato, il Ministro del carbone Pralhad
Joshi ha annunciato che il ruolo del carbone nel settore energetico continuerà nell’immediato presente, ma vi sarà un’inversione a partire dal 2040.
Si nota inoltre che, se da un lato vi sono resistenze nella transizione ecologica rispetto alle fonti fossili, l’India accelera sull’utilizzo delle energie alternative quali il
fotovoltaico, l’idrogeno verde e anche sul nucleare, nonché su tecnologie di cattura
dell’anidride carbonica.
In particolare sull’energia solare e le rinnovabili, sebbene sia indietro di un buon 35% rispetto agli obiettivi prefissati per il 2022, già nel 2026, in base ha quanto
comunicato dal Ministry for New and Renewable Energy, l’India dovrebbe diventare
un esportatore netto di energia prodotta dal sole.
ESG e Greenwashing
Se guardiamo poi alla sostenibilità intesa in senso ampio, si nota una strategia
che vuole porre la nazione quale protagonista.
L’India si sta infatti dotando di una vera e propria normativa finanziaria per gli
investimenti che si basa sul raggiungimento di obiettivi ESG, rendendosi valida
partner dei fondi d’investimento stranieri, non più vincolati dalle preventive autorizzazioni governative, almeno per quanto concerne i FDI, ovvero gli investimenti esteri diretti.
Se pensiamo poi che il Lussemburgo, paese membro dell’Unione Europea, costituisce la seconda capitale al mondo per la gestione dei fondi, è chiaro che un allineamento delle normative potrebbe consentire all’India di essere uno dei destinatari primari degli investimenti gestiti dal Lussemburgo.
Non solo. L’India sta spingendo ancora di più sulle certificazioni ambientali (il percorso è partito da lontano, sin dagli anni novanta) e sta valutando di introdurre una normativa che penalizzi il greenwashing (a prescindere dalla possibilità già esistente per i consumatori di vedersi tutelati attraverso le sanzioni previste per le pratiche commerciali scorrette).
Il percorso virtuoso della sostenibilità non si ferma solo all’attrazione di fondi, ma si volge anche al consolidamento delle relazioni commerciali e dei partenariati: il
nuovo focus sugli ESG e le sanzioni per il greenwashing, infatti, avranno il loro peso nei rapporti con i paesi dell’Unione Europea, visto che presto la direttiva europea sulla supply chain due diligence obbligherà le imprese europee a verificare quanto avviene anche all’esterno della propria giurisdizione, assicurando tutela dell’ambiente e rispetto dei diritti umani.
Tecnologia
Sotto il profilo tecnologico, Modi ha inoltre lanciato la Global South Sciences and Technology Initiative, volta a condividere con il Sud del mondo l’expertise in tali
campi.
Il piano d’investimenti annunciato dagli Stati Uniti lo scorso giugno rinforzerà
ancor di più tali settori nel prossimo futuro, enfatizzando il ruolo di leadership
dell’India nel Sud Globale.
Conclusioni
In ambito ambientale ma anche di governo degli sviluppi delle innovazioni tecnologiche, la partita che si gioca al livello globale è immensa. Non si può correre
il rischio di regolamentazioni o sforzi eseguiti a macchia di leopardo. Il rischio
di essere inefficaci è elevato, così come il rischio dell’insuccesso, che travolgerebbe
inesorabilmente tutti.
L’India da tempo ha assunto una propria posizione terza rispetto al bipolarismo, con azioni per molti aspetti di grande respiro. Si pensi all’utilizzo dell’energia nucleare, partito per scopi civili fin dalla fine degli anni Quaranta e poi piegato a quelli militari per cause contingenti, quali il conflitto con la Cina degli anni Sessanta per il controllo della parte nordoccidentale del Kashmir.
Un avvicinamento delle posizioni con Stati Uniti ed Europa e lo sviluppo di azioni coordinate è nell’interesse di tutti, non solo di Occidente ed India, soltanto delle parti partecipanti, ma del pianeta intero.