Perché le smart city hanno sprecato quasi un miliardo di euro pubblici e come rimedieremo

Ottocento milioni pubblici investiti in quattro anni. Senza benefici per i cittadini. Ma a febbraio si cambia passo, con il Piano Nazionale che sarà presentato al premier Renzi. Con 400 milioni di euro di fondi strutturali e altre risorse

Pubblicato il 15 Dic 2014

Mario Calderini

Politecnico di Torino

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In Italia tra il 2011 e il 2014 sono stati investiti circa 800 milioni di euro di fondi pubblici in sostegno a imprese, anche sociali, università ed enti di ricerca per lo sviluppo di competenze e nuove tecnologie nel settore delle Smart Communities.

Tale attività di capacity building non si è tradotta ancora in progetti di sviluppo concreto da parte delle amministrazioni locali e quindi in benefici per i cittadini.

Le ragioni sono principalmente: o la natura prototipale delle applicazioni realizzate; o la mancanza di risorse finanziarie dedicate da parte delle amministrazioni locali per adottare su larga scala le applicazioni sperimentate.

Tutto ciò premesso, il Comitato Smart Communities, si è dato il seguente obiettivo generale:

• tradurre le potenzialità sopra descritte in benefici reali per i cittadini, trasformando prototipi e dimostratori in applicazioni di larga scala, a vantaggio dei cittadini e della competitività delle imprese.

A questo scopo, il Comitato si è proposto i seguenti obiettivi specifici:

• realizzare una piattaforma che garantisca scalabilità, interoperabilità e replicabilità a progetti, business model, applicazioni e modelli di servizio; • predisporre, codificare e legittimare un repertorio di risorse e strumenti finanziari pubblici, privati e misti atti a consentire la realizzazione su larga scala dei progetti da parte delle pubbliche amministrazioni e delle imprese;

• progettare e realizzare un’ infrastruttura di misurazione che conse nta di misurare il beneficio percepito dai cittadini ed il grado di realizzazione degli obiettivi prefissati; • predisporre, dopo ampia consultazione con i cittadini e con i diversi portatori di interessi, uno Statuto di cittadinanza intelligente, che rispon da al duplice scopo di specificare i principi e i diritti fondanti della cittadinanza intelligente e di costituire lo strumento di partenariato pubblico -­‐pubblico con cui assicurare la corretta rappresentazione delle comunità sul territorio.

L’insieme di questi strumenti rappresenta l’Infrastruttura Intangible necessaria allo sviluppo delle Smart Communities, descritta analiticamente nel Piano Nazionale delle Comunità Intelligenti.

Stato dell’arte dei lavori del Comitato Tecnico e del Piano Nazionale Comunità Intelligenti

Il Comitato ha iniziato le sue attività nei primi mesi del 2014 e si è organizzato in quattro gruppi di lavoro, con l’obiettivo di arrivare a predisporre il Piano Nazionale delle Comunità Intelligenti entro la fine del 2014.

I gruppi di lavoro sono: 1) Statuto; 2) Piattaforma e catalogo; 3) Strumenti finanziari; 4) Monitoraggio. • Ad oggi , i gruppi hanno completato i lavori e si è avviato il lavoro redazionale che porterà alla definizione della versione draft del Piano entro il 31/12 /2014. Si prevede di presentare il Piano al Presidente del Consiglio dei Ministri tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio.

1. I contenuti principali del Piano Nazionale delle Comunità Intelligenti sono stati predisposti dai gruppi di lavoro e sono sostanzialmente completati, seppur in fase di consolidamento.

Essi sono, come previsto per legge e coerentemente con gli obiettivi sopra esposti:

1. Lo Statuto delle Comunità Intelligenti: è la carta dei principi e dei diritti dei citta dini che vivono nelle comunità intelligenti. Il testo è pronto e verrà posto in consultazione pubblica tra qualche giorno.

2. La Piattaforma Nazionale delle Comunità Intelligenti: contiene le specifiche tecniche per la realizzazione dei tre cataloghi della piattaforma nazionale: (1) catalogo del riuso dei sistemi e delle applicazioni, (2) catalogo dei dati e dei servizi informativi e (3) catalogo dei dati geografici, territoriali ed ambientali. Inoltre, in collaborazione con ANCI la realizzazione della piattaf orma permetterà la condivisione delle esperienze da parte dei Comuni Italiani. Le specifiche sono completate. Deve essere avviata la realizzazione della piattaforma.

3. Gli Strumenti Finanziari. Si tratta di un repertorio di strumenti finanziari pubblici, privati e pubblico-­‐privato atti a sviluppare le Smart Communities. L’idea è che gli strumenti siano legittimati e codificati attraverso il Piano per facilitarne l’adozione da parte delle amministrazioni e diffonderne l’utilizzo.

Si distinguono tre categorie: a. Fondi strutturali: si prevede l’utilizzo di circa 400 Milioni, di cui almeno 50 provenienti dai Piani Operativi Nazionali e 350 dai Piani Operativi Regionali (cfr. Crescita Digitale).

A questo scopo si è avviata un’attività di coordinamento con le autorità centrali e regionali per la definizione delle opportunità di integrazione dell’investimento.

b. H2020: si è avviata un’attività di promozione delle opportunità derivanti dal quadro strategico di programmazione Horizon 2020, che destina importanti risorse al tema delle Smart Communities per facilitare l’accesso alle risorse da parte di amministrazioni e imprese.

c. Strumenti pubblico -­‐privato tradizionali: varie forme di partenariato pubblico privato, tra cui Revenue, Profit e Saving sharing, ESCO, Project Bond, Minbond, Project Financing.

d. Strumenti di Finanza di Impatto Sociale: varie forme di strumen ti per la finanza ad impatto sociale, tra cui: Social Impact Bonds, Venture Philantropy, Social lending, Crowdfunding, Microfinanza. e. Procurement innovativo e precommerciale : strumenti finalizzati a migliorare le pratiche di acquisto di tecnologia e innovazione da parte delle amministrazioni. Inoltre verranno predisposte due iniziative trasversali, sempre con l’obiettivo di facilitare l’utilizzo degli strumenti finanziari.

f. una matrice di correlazione tra strumenti finanziari e ambiti applicativi delle smart communities; g. una unita tecnica di progetto, presso AGID, finalizzata a supportare le amministrazioni locali nell’utilizzo degli strumenti.

4. L’Infrastruttura di Misurazione: Definisce l’architettura del sistema di monitoraggio previsto dalla legge 221 del 2012, art. 20. L’obiettivo principale dell’azione di monitoraggio è quello di fornire indicatori significativi e di immediata e chiara comprensione per policy maker, amministrazioni, cittadini e imprese per supportare i percorsi di implementazione delle con unità smart, approntare uno strumento di valutazione dei singoli progetti attivati sul territorio e, al contempo, costruire una fonte di informazione e controllo facilmente fruibile dai cittadini, che accresca la trasparenza riguardo l’offerta e la modalità di erogazione dei servizi. ll monitoraggio è fondato su un sistema di misurazione basato su indicatori statistici relativi allo stato e all’andamento delle condizioni economiche, sociali, culturali e ambientali delle comunità intelligenti e della qualità di vita dei cittadini e tra tali indicatori sono inclusi: indicatori di contesto o di risultato; indicatori relativi alle applicazioni tecnologiche funzionali alle misure adottate delle comunità intelligenti; indicatori di spesa o investimento; i dati dei bilanci delle pubbliche amministrazioni oggetto della misurazione; indicatori per la misurazione del livello di benessere soggettivo dei cittadini e della loro soddisfazione rispetto ai servizi della comunità in cui risiedono.

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