Le definizioni che rappresentano il concetto di Responsabilità Sociale di Impresa (o secondo l’acronimo inglese CSR – Corporate Social Responsibility) si sono susseguite nel corso del tempo. Ne cito alcune provenienti da diverse parti del mondo che risultano molto simili tra loro, ma non completamente sovrapponibili.
Cosa si intende per responsabilità sociale di un’impresa
In Europa, secondo quanto previsto nel Libro Verde della Commissione Europea, con il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa si intende “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nelle loro interazioni con le parti interessate”.
Negli Stati Uniti la Foundations of Corporate Social Responsibility dell’Università di Harvard ha ampliato il concetto di CSR facendovi rientrare non solo l’impegno volontario di un’azienda, ma anche il rispetto della compliance alle norme obbligatorie vigenti, relativamente alle questioni ESG (ambientali, sociali e di governance).
In Canada il Canadian Centre for Philantropy l’ha definita come “l’insieme di pratiche di gestione che consentono di minimizzare l’impatto negativo delle attività di un’organizzazione sulla società, massimizzandone, al contempo, l’impatto positivo”.
Nel 2011 M. Porter e M. Kramer pubblicano sulla Harvard Business Review un articolo dal titolo “Creating shared value” con il quale si afferma definitivamente a livello mondiale il concetto di valore condiviso che si riferisce “all’insieme delle politiche e delle pratiche operative che rafforzano la competitività di un’azienda, migliorando nello stesso tempo le condizioni economiche e sociali delle comunità in cui essa opera”.
Viene così superato il modello tradizionale legato alla CSR sottolineando per la prima volta il rapporto di dipendenza reciproca tra la competitività delle imprese e il benessere delle comunità esterne ad essa e considerando la CSR come leva per la competitività.
Quando è nata la responsabilità sociale d’impresa
Il primo studio che apre alla formazione di una coscienza sociale di imprenditori e imprese risale al 1953 a firma di Bowen che offre una prima importante definizione della CSR così come la conosciamo oggi e si riferisce “agli obblighi dei businessman di perseguire quelle politiche, di prendere quelle decisioni e di seguire quelle linee di azione che siano desiderabili in rapporto agli obiettivi e valori della nostra società”.
In questa prima fase l’attenzione si concentra sulla responsabilità degli uomini d’affari e dei manager piuttosto che sull’impresa in quanto entità e sull’analisi delle esternalità negative e positive della gestione aziendale.
Nel 1979 Caroll elabora una definizione di CSR basata su quattro fattori:
- la produzione di valore economico;
- il rispetto della legge;
- la conformità ai valori sociali e il dovere di operare secondo criteri di equità, giustizia e imparzialità;
- la discrezionalità filantropica, cioè la possibilità da parte dell’impresa di compiere investimenti sociali senza obblighi normativi e senza che vi siano specifiche aspettative da parte delle comunità di riferimento.
Nel 1991 Caroll introdurrà anche una prioritizzazione dei quattro tipi di responsabilità dell’impresa (economica, legale, etica e filantropica) mettendo al primo posto la responsabilità economica.
Negli anni Novanta il dibattito sulla responsabilità sociale di impresa tende ad identificarsi con il tema dell’accountability e della rendicontazione, cresce quindi l’interesse verso l’esigenza da parte dell’impresa di rendicontare il proprio operato anche attraverso strumenti quantitativi per meglio poter comunicare i risultati raggiunti agli interlocutori interessati.
Dagli anni Duemila e fino ad oggi il dibattito sulla Responsabilità Sociale di impresa ha coinvolto anche Paesi ed Istituzioni nella formulazione di politiche strategiche che hanno posto e pongono al centro l’importanza di diffondere pratiche di business che portino le imprese ad adottare un comportamento responsabile e sostenibile nel lungo termine.
L’importanza della responsabilità sociale d’impresa nel contesto attuale
Negli anni più recenti si è affermata la consapevolezza che imprese e società non solo non possono essere considerate in modo indipendente, ma sono strettamente collegate e interagiscono tra di loro.
L’impresa è parte di un ambiente con il quale ha forti interazioni ma dal quale può essere anche influenzata, in entrambi i casi i flussi possono essere positivi o negativi, ed è giusto che le imprese approfondiscano la natura e la portata di questi scambi nell’ottica di una prospettiva di lungo periodo.
Il contesto attuale ha portato in evidenza quali possano essere i rischi derivanti dai cambiamenti climatici e quali gli effetti a lungo termine per il nostro Pianeta, ma anche quali possano essere i rischi legati a migrazioni non controllate e ai relativi impatti sociali sulle comunità di accoglienza ed infine, quali siano state le devastanti conseguenze di pandemie ed emergenze sanitarie mondiali.
La CSR è rilevante in quanto risponde ad un contesto economico di riferimento che muta nel tempo.
La crescente domanda di qualità si avverte da parte di consumatori, dipendenti, fornitori, comunità locali, mercato finanziario e società civile. Tutte queste parti mostrano sempre maggior interesse verso processi, prodotti, servizi e relazioni di alta qualità.
Inoltre la CSR offre alle imprese un’opportunità di innovazione trasversale che va al di là del mero aspetto produttivo, includendo aspetti sociali e ambientali.
La Commissione Europea ha infatti sottolineato l’importanza della CSR:
- per le imprese, in temini di risk management, cost saving, accesso al mercato dei capitali, gestione delle risorse umane, sostenibilità delle operazioni commerciali, capacità di innovare e generare profitto;
- per l’economia europea, in termini di creazione di imprese in grado di contribuire maggiormente allo sviluppo di un’economia sostenibile;
- per la società, in quanto portatrice di valori che sono fondanti per lo sviluppo di un contesto più coeso sul quale basare la transizione verso un sistema economico sostenibile.
Responsabilità sociale d’impresa e sostenibilità
Il concetto di sostenibilità è stato introdotto e declinato per la prima volta nel 1987 dall’ONU nel c.d. rapporto Brutland che la definisce come “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Sostenibilità non è sinonimo di CSR, ma uno dei principi sui quali essa si basa, il fine cui tendere.
Applicata alla CSR la sostenibilità prevede un approccio finalizzato alla creazione di valore nel lungo termine che consideri le tre dimensioni ESG (ambientale, sociale e di governance). Si parla in questo caso di “triple bottom line” e della necessità di adottare modalità di gestione dell’impresa che possano massimizzare in modo congiunto questi tre aspetti. Tale approccio è stato anche adottato dalle OECD (2023) Guidelines for Multinational Enterprises on Responsible Business Conduct, OECD Publishing, Paris , pubblicate l’8 giugno 2023.
Responsabilità sociale d’impresa e governance aziendale
L’adozione da parte dell’organo amministrativo delle imprese di strategie, procedure organizzate e comportamenti virtuosi è fondamentale affinché la CSR possa essere implementata su base volontaria, ma anche al di là delle disposizioni normative, dalle imprese nel proprio contesto.
I principi alla base della responsabilità sociale d’impresa
Come abbiamo visto finora il concetto di CSR non è univoco e così non vi sono principi univoci, tantomeno disposizioni normative.
Sul tema appare opportuno indicare quanto segue.
Secondo la prassi i principi su cui si basa la CSR possono essere identificati nei seguenti:
- sostenibilità: ricerca di una crescita economica sostenibile nel tempo nel rispetto delle risorse ambientali (uso consapevole e rispettoso delle stesse) e delle persone (valorizzazione e supporto delle comunità locali);
- volontarietà: attività contraddistinte dalla spontaneità che esulano dagli obblighi di legge;
- trasparenza: dialogo onesto e limpido verso tutti i portatori di interesse collegati all’impresa o alla società;
- qualità: sia in termini di prodotti e servizi dell’impresa, ma anche in termini di processi produttivi e di impatto qualitativo su persone, ambiente e territorio;
- integrazione: trasversalità comune su valori e obiettivi condivisi.
, network di imprese e organizzazioni nazionali ed internazionali nato a Davos nel 1999, ai fini di una gestione socialmente responsabile delle imprese, ha enunciato 10 principi suddivisi in quattro aree tematiche:
- Diritti umani (principi 1 e 2)
- Lavoro (principi 3, 4, 5 e 6)
- Ambiente (principi 7,8 e 9)
- Lotta alla corruzione (principio 10).
I principi alla base della CSR secondo quanto stabilito dalla norma UNI EN ISO 26000:2010 “Guida alla responsabilità sociale” sono identificati nei seguenti:
- Accountability (responsabilità di rendere conto)
- Trasparenza
- Comportamento etico
- Rispetto degli interessi delle parti interessate
- Rispetto del principio di legalità
- Rispetto delle norme internazionali di comportamento
- Rispetto dei diritti umani
Per approfondire il contenuto dello standard UNI EN ISO 26000: 2010 cliccare sul seguente link
Integrare la responsabilità sociale d’impresa nella cultura aziendale
Ogni impresa ha la sua storia e ciascuna, al proprio interno, sviluppa una propria cultura aziendale e cioè una serie di comportamenti che la caratterizzano e contribuiscono alla creazione di rapporti interni ed esterni all’impresa.
Questi comportamenti nascono e si consolidano nel tempo aiutando le imprese a costruire una immagine che, anche attraverso la comunicazione, le definisce nei confronti del mercato e dei propri concorrenti.
È per questo motivo che è di fondamentale importanza l’integrazione dei concetti di responsabilità sociale di impresa nella cultura aziendale, in modo progressivo e pervasivo, per favorire all’interno delle imprese il consolidamento di buone prassi e principi non solo a livello di governance societaria. Occorre infatti includere tutti i lavoratori nei processi di conoscenza e rispetto delle procedure stabilite, impostando al contempo un costante dialogo con tutti gli stakeholders di interesse.
Nel 1984 Freeman ha definito gli stakeholder come “qualsiasi gruppo o individuo che può avere un influsso o è influenzato dal raggiungimento dello scopo di un’organizzazione” e cioè tutti quei soggetti rispetto ai quali l’impresa deve assumere comportamenti responsabili.
Implementare una strategia di responsabilità sociale d’impresa
Ogni azienda, su base volontaria, ha la possibilità di delineare, definire e implementare la propria strategia per operare sulla base dei principi e dei concetti legali alla CSR.
A questo proposito ritengo utile citare l’articolo di Matteo Tonello “The business Case for Corporate Social Responsibility” pubblicato nel 2011 dalla Rivista della Harward Law School Forum on Corporate Governance che costituisce un ottimo esempio da consultare e seguire per iniziare ad implementare una strategia di CSR all’interno di un’impresa che voglia intraprendere tale percorso. Naturalmente non esiste un’unica strategia. Ogni azienda deve confrontarsi con il proprio settore di riferimento, le proprie dimensioni, l’ambiente nel quale si colloca e le comunità con le quali interagisce scegliendo accuratamente le azioni da intraprendere.
La definizione di strategie in ambito CSR aiuta l’azienda ad agire con un impatto positivo sulla società attraverso le proprie attività, ad esempio adottando misure che riducano gli impatti negativi o effettuando investimenti in progetti a beneficio delle comunità oppure ancora creando opportunità di lavoro per persone che vivano in aree depresse. Si tratta di iniziative strutturate che le aziende individuano per raggiungere e perseguire un equilibrio tra sviluppo economico sostenibile e protezione ambientale quali ad esempio: la valutazione dei rischi ambientali, la donazione di prodotti o servizi a comunità svantaggiate, il sostegno finanziario a progetti green o l’investimento in fonti energetiche rinnovabili.
Le aziende possono anche ridurre i propri costi attraverso una migliore gestione delle fonti di energia, un migliore utilizzo delle materie prime, una minore gestione dei rifiuti ed una maggiore efficienza delle risorse impiegate.
La scelta delle iniziative da intraprendere e la loro collocazione all’interno di un disegno strategico a lungo termine che comprenda tutti gli elementi dell’impresa è di fondamentale importanza: per questo motivo ogni impresa dovrebbe individuare azioni che siano fortemente in linea con la missione e i valori aziendali e producano il maggiore impatto positivo.
Comunicare la responsabilità sociale d’impresa
Le aziende che abbiano adottato programmi di CSR tendono ad essere considerate positivamente anche dai clienti che potrebbero, di conseguenza, essere più propensi a scegliere i loro prodotti o servizi rispetto a quelli offerti dai concorrenti.
Oltre all’aspetto della fidelizzazione della clientela esistente, le attività di CSR possono anche generare interesse ed attrarre nuovi clienti.
Si è in effetti assistito a un lento, ma continuo, mutamento delle abitudini di consumo, soprattutto da parte delle giovani generazioni, attuali e futuri utilizzatori di beni e servizi prodotti dalle imprese nelle quali il comportamento sociale e sostenibile è diventato valore strategico e reputazionale.
Tali trend sono confermati da WIN International, uno dei leader mondiali nelle ricerche di mercato che nel suo Annual Win World Survey (WWS-2022) pubblicato nel febbraio 2023 ha indagato in 36 Paesi del mondo come e se la CSR possa influenzare le decisioni di acquisto dei consumatori, ottenendo una risposta positiva dal 62% della popolazione mondiale intervistata, percentuale che in Italia sale al 67%.
Dalla ricerca emerge, però, anche un certo scetticismo degli intervistati: il 42% (in crescita del 3% rispetto all’anno precedente) crede infatti che le aziende non stiano seriamente adottando strategie di CSR, ma che le azioni intraprese siano solo di facciata.
Un altro aspetto interessante del rapporto è quello che colloca l’Italia al terzo posto a livello mondiale con l’88% degli intervistati che ritiene sia importante essere a conoscenza dei comportamenti socialmente responsabili delle aziende e dei brand di cui si è clienti.
Proprio per queste motivazioni la comunicazione delle attività di CSR poste in atto dall’azienda deve inserirsi in un processo strutturato improntato alla massima limpidezza, trasparenza e veridicità delle informazioni rese nei confronti delle parti interessate, anche attraverso il ruolo dell’organo amministrativo, determinante nel dialogo con Istituzioni ed Enti oltre che con gli operatori del mercato finanziario.
Il futuro della responsabilità sociale d’impresa
Dopo avere considerato i vari aspetti che riguardano il concetto di CSR è legittimo porsi qualche domanda sul suo futuro.
È innegabile che si tratti di un concetto molto ampio, basato sulla volontarietà dei comportamenti adottati dalle imprese che, a livello globale, possono scegliere le definizioni, i principi e le strategie che preferiscono.
Ciononostante, si rimane fiduciosi sul fatto che la diffusione immediata delle informazioni e gli avvenimenti che hanno contraddistinto gli ultimi anni, possano mantenere alta l’attenzione su questi temi.
Finora l’Europa ha adottato una serie di politiche che si focalizzano sulla raccomandazione alle imprese di adottare pratiche di CSR e sulla diffusione di tali concetti a più livelli, senza intervenire sul piano normativo, rendendo quindi difficoltoso o impossibile effettuare confronti tra i comportamenti adottati in tema di CSR da parte delle imprese o di misurarne la reale efficacia.
Sarebbe più opportuno che l’Europa intervenisse sul tema in modo più pervasivo? Probabilmente no.
E quale impatto ciò porterebbe sulle nostre imprese? Un aggravio di costi sicuramente, ma quali benefici?
Riflettere sul tema è attuale, individuare percorsi condivisi e condivisibili molto più difficile.