Nel mondo ci sono 214 milioni di persone che vivono in un paese diverso da quello di nascita e oltre 43 milioni di persone in fuga da conflitti, violazioni dei diritti umani, guerre e persecuzioni. In Italia sono 5 milione i cittadini stranieri, 58 mila rifugiati e 37 mila richiedenti asilo.
Questi numeri spiegano perché il binomio digitale e migranti/rifugiati sia un tema cruciale. Non solo in questi ultimi tempi. Proprio in Italia, la Fondazione Mondo Digitale si occupa del fenomeno dal 2006, col progetto Doppio Codice, un corso pilota basato sull’ICT per insegnare l’italiano ai minori non accompagnati, nella convinzione che le nuove tecnologie possano accelerare il processo di inserimento e diintegrazione.
Con l’acutizzarsi dell’emergenza migranti, è di pari passo cresciuta anche l’attenzione del mondo digitale. A fine settembre, Mark Zuckerber ha sottolineato come l’accesso a Internet possa rappresentare un “abilitatore di diritti umani” e ha annunciato che Facebook aiuterà le Nazioni Unite per portare la connessine nei campi per i rifugiati. “Non si tratta di altruismo – ha spiegato Mr. Zuckerberg –. Tutti quanti traiamo maggiori benefici, quando siamo più connessi”.
Attraverso la rete diventano così disponibili servizi e app dedicate al tema, da parte di numerose startup che negli ultimi mesi si sono attivate, per immaginare e produrre soluzioni efficaci a quelli che sono alcuni dei problemi più impellenti: la possibilità di trovare un alloggio, ritrovare familiari e parenti, anche loro in fuga dai paesi di origine; e ancora la gestione dell’accoglienza, corsi e formazione.
Avvertendo questo fermento, Mike Butcher, editor di TechCrunch, ha lanciato TechFugees, una chiamata a raccolta di programmatori e startupper, per dare una risposta alla crisi dei rifugiati in Europa. Appuntamento l’1 e il 2 ottobre a Londra. Attraverso la pagina Facebook il contagio è stato virale: altissima partecipazione alla due giorni londinese, idee e progetti che continuano a crescere e una seconda edizione del TechFugees in quel di Oslo, lo scorso 12 ottobre. Di pari passo crece la mappatura delle realtà più attive.
Tra le presentazioni più interessanti proposte a Londra, spicca Global Initiative, iniziativa globale contro la criminalità organizzata transnazionale, che contribuirà a mappare le organizzazioni che si occupano del traffico dei migranti; o la berlinese StartupBoat, avviata lo scorso agosto da Paula Scwharz: un’imbarcazione che si è occupata di portare startupper sulle isole greche, meta dei migranti in fuga dalla Siria, e ha permesso di sviluppare una piattaforma online che fornisce le informazioni necessarie per affrontare i primi giorni dopo lo sbarco in terra ellenica. In questo caso si tratta di un network di persone, che periodicamente si riunisce per cercare di dare risposte a problemi specifici dei migranti, attraverso l’impiego della tecnologia. Sempre nell’ottica di fare rete, #Charity è una piattaforma che mette in contatto ingegneri e sviluppatori diposti a donare il proprio tempo libero a Ong, che non potrebbero permettersi i costi di manodopera digitale qualificata.
Tra i progetti che si propongono di offrire aiuto immediato e concreto ai migranti ci sono Reunite, piattaforma che siuta i rifugiati a trovare i propri familiari, tracciandone gli smartphone, o Writtenmedicine, che invece offre traduzioni dei termini medici, per agevolare e rendere più efficace l’assistenza sanitaria.
Molte le proposte sul piano dell’ospitalità. Refugees Welcome, ribattezato l’Airbnb dei rifugiati, è un portale nato a Berlino e attivo in Germania (dove dallo scorso agosto ha trovato casa a 224 rifugiati) e Austria, che incrocia la disponibilità dei proprietari di case ad affittarle a chi arriva in Europa e le necessità di chi cerca accoglienza; RoofsForRefugees è un social network online su cui i padroni di casa possono segnalare camere libere, i richiedenti asilo possono trovarle e altri soggetti possono creare gruppi di aiuto. Nello stesso filone ci sono poi i siti britannici MyRefuge e TempHome e l’olandese RefugeeHero.
Altri temi caldi al TechFugees sono stati quelli del viaggio e dell’interazione con le comunità locali. La mappa interattiva Refugee Maps cerca di localizzare le situazioni di emergenza e aggiornarle in tempo reale grazie al crowsourcing. Refugee Aid App è un’app multilingue per Android, con informazioni primarie, come assistenza medica, cibo, alloggio, assistenza legale. L’app è pronta, ma mancano ancora i fondi per il lancio ufficiale. Non mancano le proposte nel campo della formazione, non solo linguistica. Se Duolingo propone corsi di tedesco per chi provenie dai paesi arabi, RefugeeonRails offre formazione ai rifugiati, per farli diventare programmatori; mentre Iamnotarefugee è una sorta di ufficio di collocamento online per rifugiati, che si propone di incrociare le competenze dei richiedenti asilo, con potenziali datori di lavoro.
Se l’Europa si sta attivando, con la Germania che gioca la parte del leone, anche Oltreoceano non si resta a guardare. A mobilitarsi è direttamente la Casa Bianca, che si appella al web per aiutare i profughi siriani. Il crowdfunding per #Aidrefugees è stato gestito da Kickstarter, che per la prima volta si è occupato di una raccolta fondi benefica, devolvendo alla causa anche tutti i suoi guadagni. Al progetto hanno aderito anche Twitter, con un ssistema di donazioni attivo già da tempo; Airbnb, che offre ai rifugiati crediti di alloggio gratuiti, mentre l’app di Instacart permetterà ai suoi utenti di acquistare insieme alla propria spesa online, anche cibo da destinare ai rifugiati.
Per avere uno spaccato, quasi in tempo reale, delle proposte del mondo digitale sul tema migranti, è prezioso il lavoro di catalogazione svolto da For Good: qui si può trovare un elenco aggiornato quotidianamente.