Il settore bancario è in piena rivoluzione: non si tratta solo di una trasformazione digitale, ma di un vero e proprio cambio di paradigma che vede la sostenibilità al centro del processo decisionale. Le ragioni sono molteplici: regolamentazioni sempre più stringenti, pressioni sociali crescenti e un mercato che chiede con insistenza soluzioni green. Ma come stanno affrontando questa sfida le banche? Come cambia la loro gestione quotidiana e quali strumenti digitali vengono adottati per implementare strategie orientate alla sostenibilità? E ancora, come si traduce tutto ciò nell’offerta ai clienti, nel ciclo di vita delle informazioni e nella catena di fornitura?
Esaminiamo le ragioni e l’impatto di un cambiamento che non riguarda solo il presente, ma avrà ripercussioni significative sul futuro del settore.
Verso la sostenibilità: il cambiamento delle banche
la tredicesima indagine annuale condotta da EY/IIF in merito alla gestione del rischio bancario, il cambiamento climatico sarà la più grande minaccia emergente per gli istituti finanziari nei prossimi cinque anni: a sostenerlo è il 56% dei Chief Risk Officer (CRO). Per questo, negli ultimi anni, le aziende del settore dei servizi finanziari hanno dovuto rivedere in modo significativo le proprie priorità in materia ambientale.
Il cambiamento climatico comporta due tipi di rischi per le aziende del settore: quello fisico e quello di transizione. I rischi fisici sono legati a fatti che tutti possiamo riconoscere, come gli eventi meteorologici estremi e i cambiamenti climatici a lungo termine. Questi possono avere un impatto sia sulle sedi fisiche, sia sulle operation degli istituti finanziari e dei clienti.
Al contrario, i rischi di transizione sono quelli che si ripercuotono sui prodotti e sui servizi delle realtà che operano nel settore.
Regolamentazioni e pressioni: le ragioni del cambio di strategia
Le motivazioni alla base del cambiamento delle priorità ambientali possono essere suddivise in tre macroaree: le crescenti pressioni normative, l’evoluzione delle aspettative dei clienti e il coinvolgimento dei dipendenti.
Crescenti pressioni normative
In tutto il mondo, le autorità di regolamentazione bancaria stanno formalizzando nuove regole per la gestione del cambiamento climatico. Ad esempio, la Banca d’Italia ha elaborato nei primi mesi del 2022 un primo insieme di aspettative di vigilanza in merito all’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendali, nei sistemi di governo e controllo, nel risk management framework e nella disclosure degli intermediari bancari e finanziari vigilati. Iniziative simili sono in corso da parte della BaFin (l’Autorità federale di vigilanza finanziaria) e della Commissione europea. È inoltre probabile che questo tipo di normative diventi sempre più diffuso con il passare del tempo.
Evoluzione delle aspettative dei clienti
Negli ultimi anni, i clienti hanno cominciato ad essere sempre più esigenti con le aziende con cui collaborano, in termini sia di servizi offerti sia di impegno nei confronti dell’ambiente. Infatti, sembra quasi che la pandemia abbia accelerato notevolmente l’impegno degli utenti nei confronti del cambiamento climatico e della sostenibilità. Inoltre, con l’aumento degli eventi meteorologici estremi, che fanno sempre più notizia, e la sensibilizzazione da parte delle istituzioni, i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli.
Anche le modalità di interazione con banche e istituti di credito stanno cambiando. Una recente ricerca di Bain&Company ha rilevato che in Italia più di un intervistato su 2 è cliente di almeno 2 banche: secondo lo studio, si sta infatti verificando una frammentazione dei servizi bancari che coinvolge tutti i Paesi e tutte le fasce d’età. Inoltre, la ricerca rivela anche che i consumatori di oggi prediligono operatori bancari nativi digitali.
Coinvolgimento dei dipendenti
Gli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, hanno radicalmente cambiato il mercato del lavoro, causando un numero record di posti di lavoro vacanti, che ha contribuito ad alimentare il fenomeno delle “Grandi Dimissioni”. In Italia, secondo la nuova ricerca di Kelly (Global Re:work Report 2023) il 33% dei lavoratori italiani ha intenzione di cambiare lavoro nei prossimi 12 mesi, mentre il 45% afferma di aver messo in atto le cosiddette “dimissioni silenziose”, ossia facendo solo il minimo indispensabile richiesto dal proprio ruolo.
La forza lavoro rimane, in ogni caso, motore dell’economia: i dipendenti cercano uno scopo in ciò che fanno e, per questo, sono in grado di avanzare richieste alle aziende. Una ricerca di Michael Page mostra che, a livello europeo, il 66% delle persone intervistate considera l’impegno di un’azienda verso la sostenibilità quando deve applicare e questo sentimento è profondo anche tra chi è già dipendente: il 37% è soddisfatto delle credenziali eco-friendly della propria azienda. Inoltre, considerando i fattori che indurrebbero i dipendenti ad accettare un nuovo lavoro, un’organizzazione con un chiaro scopo sociale ed etico, oggi, si classifica più in alto rispetto a una che offre il remote working o il lavoro ibrido.
La combinazione tra nuove normative e pressioni esercitate da clienti e dipendenti lascia alle banche poco spazio di manovra. A meno che non siano disposte a perdere fatturato e talenti, le istituzioni finanziarie devono iniziare a dare priorità all’ambiente e a mettere in atto strategie di gestione in modo rapido.
Dalla teoria alla pratica: l’impatto sulla gestione bancaria
Il primo passo è garantire che tutte le operation e i processi interni siano rispettosi dell’ambiente. Per quanto non esista un unico approccio, ma diverse strategie da adeguare al tipo di business, una delle prime cose da fare è implementare le cosiddette tecnologie pulite. Analogamente, è necessario garantire che anche prodotti e servizi rispettino i principi di sostenibilità.
Riduzione della carta
Uno dei modi per farlo potrebbe essere semplicemente ridurre la documentazione cartacea, trasformando i processi finanziari in qualcosa di più digitale e innovativo: questo non solo aiuterà a rispettare l’ambiente, ma contribuirà anche a creare un’esperienza più fluida per clienti e dipendenti.
Processi di supply chain più green
Gli istituti finanziari devono quindi garantire che prodotti e servizi siano in linea con i propri obiettivi di sostenibilità. Questo è possibile solo grazie all’introduzione di processi di supply chain più green, che ne includono la digitalizzazione e permettono di abbracciare la sostenibilità. Tuttavia, nel collaborare o approvare finanziamenti per grandi organizzazioni, anche gli istituti bancari possono esercitare pressioni sulle aziende affinché queste siano più sostenibili.
Erogazione dei “mutui verdi”
Alcune banche e istituti di credito tradizionali hanno iniziato a erogare i cosiddetti “mutui verdi”: lanciati dalla Commissione europea, si tratta di finanziamenti a tassi di interesse agevolati destinati a chi intende acquistare un’abitazione ecosostenibile ad alta efficienza energetica o ristrutturare un immobile in maniera ecocompatibile.
L’adozione del Customer Life Cycle Information management
Le aziende dovrebbero cominciare a prendere in considerazione anche l’adozione del Customer Life Cycle Information management (CLIM) per migliorare le proprie prestazioni di sostenibilità. Questo approccio consentirebbe alle organizzazioni di consolidare le informazioni in un’unica visualizzazione e, al contempo, di ottimizzare il data management dei e per i clienti. Inoltre, potrà anche essere utilizzato per organizzare, analizzare e gestire le informazioni e le attività relative ai clienti, che a loro volta miglioreranno le prestazioni complessive di sostenibilità dell’azienda.
Conclusioni
Il processo verso un settore dei servizi finanziari più green sarà lungo e va fatto un passo alla volta, coinvolgendo tutti gli attori della filiera bancaria: tutti abbiamo un conto corrente; perciò, tutti dobbiamo contribuire a questo cambiamento, per il futuro dell’ambiente e del pianeta.