L’evoluzione delle tecnologie dell’informazione ha raggiunto da tempo le abitazioni ed i luoghi di lavoro, non è ancora entrata a pieno nelle infrastrutture degli edifici. I diversi impianti (elettrici, di telecomunicazione, idraulici, riscaldamento, condizionamento, sicurezza, videosorveglianza, etc.) non sono nativamente integrati tra loro. Soprattutto non sono stati pensati per essere integrati tra loro neanche da un punto di vista di opere architettoniche e tecniche costruttive.
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Negli ultimi anni assistiamo al fenomeno degli oggetti connessi – Internet of Things – (frigo, forno, allarmi e sorveglianza, condizionatori, …) che, insieme all’impegno che il Paese sta mettendo nella diffusione della banda ultra larga e della fibra ottica fino all’edificio o all’appartamento, impone un radicale cambio nelle metodiche di progettazione e concezione degli edifici: gli impianti tecnologici devono diventare parte integrante del sistema di Smart Cities e Smart Communities.
Infatti ogni edificio è la terminazione di reti infrastrutturali di diversi gestori (energia, gas, acqua, comunicazioni, altre utenze) che non sono integrate “a monte” ma che possono interagire “a valle” proprio attraverso le integrazioni che il singolo utente ha tra i vari sistemi ed impianti in casa propria o nei propri uffici.
Le recenti evoluzioni hanno chiaramente indicato il settore delle costruzioni edili (civili ed industriali) e dell’impiantistica civile ed industriale come quello che più di tutti sarà impattato dalla diffusione di massa delle reti in fibra ottica, questo perché gli edifici andranno cablati anche internamente per essere veramente connessi, perché i sistemi dovranno avere un loro centro di gestione e manutenzione a livello edificio (pensiamo ad un grande condominio) e perché, per realizzare un vero concetto di Smart Cities e Smart Communities, ognuno dovrà condividere le stesse informazioni di interesse collettivo: lo stato degli impianti, i consumi, le disfunzioni, i sovraccarichi, le temperature di esercizio, etc etc.
Ciò consentirebbe, ad esempio, di ottimizzare i consumi non solo a livello di singola stanza o utenza, ma a livello di edificio, e con l’edificio di ottimizzare con il quartiere o la community locale.
L’importanza di dotare gli edifici di connessioni in fibra, o anche in altre tecnologie, purché a banda ultra larga, è fondamentale anche per l’erogazione di tutti i servizi e contenuti multimediali, in streaming o meno, su tutti i dispositivi (fissi e mobili), anche contemporaneamente mentre si assicurano i servizi prioritari (esempio quelli di emergenza, di sorveglianza, di monitoraggio o di gestione).
Passando dagli edifici per l’edilizia residenziale a quelli per uffici o industriali si passa attraverso lo Smart Facility Management, una nuova era di gestione della manutenzione di tutti gli impianti tecnologici. Questa nuova frontiera della gestione e manutenzione di impianti e sistemi comporterà la trasformazione dell’intero settore soprattutto per gli skills che i nuovi tecnici dovranno avere.
Oltre a conoscere macchinari più complessi in sé per la loro funzione specifica, ad esempio essere specialisti di impianti di condizionamento o di cabine a media e bassa tensione, oppure reti idriche ed antincendio industriali, dovranno capire come un sistema superiore, in cloud, gestisce tutti i parametri di funzionamento che arrivano da altri sistemi per migliorare l’efficienza complessiva. Dovranno quindi acquisire sempre più competenze sistemistiche e di interazione tra sistemi, competenze non proprio di base e throubleshooting ed anche avere un supporto di specialisti di cybersecurity.
E’ proprio questo uno dei nodi da sciogliere quanto prima: l’evoluzione delle competenze in un mondo che, anche grazie agli incentivi di Industry 4.0, si trasforma molto più rapidamente e subirà a breve la stessa accelerazione e digital trasformation nell’industria a cui si è assistito negli ultimi 15 anni nel privato, con una sostanziale differenza: la trasformazione sarà guidata dalla generazione dei millenials, di per sé più abituati e veloci nel cogliere l’era digitale, già “figli delle app” e cittadini del mondo proprio grazie ai social network.
Le Smart Communities, quindi, saranno tanto più Smart quanto più riusciranno a tenere allo stesso passo l’evoluzione pubblica, privata ed industriale, delle conoscenze e delle competenze ma anche delle tecnologie che ognuno di noi adotterà in casa, a scuola, in ospedale, in ufficio o in fabbrica.
L’Italia si posiziona tra le nazioni europee e mondiali a più alta età media (oltre 44,5 anni – fonte CIA Factbook), ad alta scolarità, con l’età media del patrimonio immobiliare che supera i 50 anni, in generale poche nuove costruzioni rispetto ai paesi emergenti e con livelli di investimento in rinnovamento e manutenzione delle infrastrutture (pubbliche e private) basso.
L’Italia deve quindi fare uno sforzo enorme rispetto ai paesi emergenti, anche dell’est Europa, i quali hanno una popolazione in crescita ed età media ben al di sotto dei 40 anni, dove il settore edile e delle grandi costruzioni si fa portatore di nuovi modelli progettuali e tecnologie sin dalla propria ideazione, e dove la scolarità è di buon livello.
Il modo migliore per rimanere al passo è quindi investire si in tecnologia, ma soprattutto, in questa fase, in rinnovamento degli skills e formazione di quelli mancanti per ridurre il gap generazionale ed infrastrutturali, affinché anche le nostre communities siano il più smart possibile nel minor tempo possibile, anche in considerazione dell’allungamento dell’età media e dell’uscita sempre più tarda dal mondo del lavoro.