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Smart City: come creare valore grazie all’Internet of Things

Da un recente studio condotto dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano emerge come grazie a una adozione pervasiva del paradigma dell’IoT a livello di sistema paese sarebbe possibile risparmiare complessivamente circa 4,2 miliardi di euro all’anno. L’Italia presenta ancora uno scenario tra luci e ombre ma l’avvio di numerosi progetti e le sperimentazioni portate avanti dall’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas ed il Sistema Idrico (AEEGSI) pongono i presupposti per la nascita di nuove idee e progetti “smart”.

Pubblicato il 15 Lug 2015

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Nonostante non vi sia una piena sovrapposizione tra il concetto di Smart City e il paradigma dell’Internet of Things (IoT), quest’ultimo rappresenta oggi uno dei principali fattori abilitanti per la creazione della città intelligente, migliorandone la gestione, rendendola più vivibile e fornendo slancio alle attività economiche.

Nel corso della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano è stata inviata una survey a 198 comuni italiani con oltre 40.000 abitanti per comprendere i progetti realizzati e le aspettative per il futuro. I risultati mostrano uno scenario a luci e ombre: quasi il 50% dei comuni ha avviato negli ultimi 3 anni almeno un progetto Smart City basato su tecnologie IoT e il 75% dei rispondenti segnala la presenza di iniziative in programma per il 2015. Tuttavia se si entra nel merito dei casi applicativi si osserva che i progetti più innovativi e aderenti al paradigma dell’IoT si trovano ancora spesso ad uno stadio sperimentale e, anche nei casi più virtuosi, sono ancora poco sinergici tra loro (anche quando inseriti all’interno di un programma strutturato).

Lo scenario applicativo in Italia è variegato, ma la maggior parte dei progetti avviati dai comuni intervistati gravitano attorno a due temi principali: Gestione della mobilità (58% dei comuni) e Illuminazione intelligente (52%). Inoltre, un dato interessante emerso dalla Ricerca riguarda le criticità e le barriere nella realizzazione di progetti, evidenziate dai comuni nella mancanza di risorse economiche e di competenze. Per superare l’empasse si ritiene necessario lavorare su entrambi questi fronti, cercando di ridurre i costi degli investimenti, definendo opportuni modelli di finanziamento (che non passino solo da fondi MIUR) e al contempo creando nella Pubblica Amministrazione le competenze adeguate per selezionare e gestire i progetti.

L’apertura del paradigma IoT consente di mettere a fattor comune tra più applicazioni l’infrastruttura di comunicazione, in ottica Smart Urban Infrastructure (SUI), abbattendone i costi e creando i presupposti per la nascita di nuove idee e progetti “smart”. Proprio per questo motivo, da diversi anni sosteniamo che in Italia la realizzazione della SUI debba partire da un’intelligente rilettura dell’obbligo normativo dello Smart Metering gas, trasformandolo in un’opportunità per l’intero paese. Se nel 2013 l’Ente regolatore (AEEGSI – Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico) aveva mostrato una prima apertura in tale direzione, consentendo di condividere l’infrastruttura di comunicazione con altre utility e con applicazioni Smart City, nel 2014 l’adesione a questo principio è divenuta palese. L’AEEGSI ha infatti stanziato finanziamenti per cinque sperimentazioni che secondo mandato includono – oltre allo Smart Metering multi-utility – diversi ambiti della Smart City (Illuminazione intelligente e Raccolta rifiuti in primis) in ottica multiservizio. A ciò si aggiunge la chiara presa di posizione per orientare la regolazione in modo da evitare che “la diffusione delle applicazioni M2M nei settori dell’energia e delle risorse idriche possa costituire ostacolo verso lo sviluppo di soluzioni multi-servizio e multi-settore, come ad esempio le Smart City, basate su infrastrutture di comunicazione condivise”

La selezione dei progetti IoT per la Smart City deve partire da una attenta analisi delle esigenze del territorio: emerge quindi ancora una volta l’importanza di dotare la PA delle giuste competenze, in modo da sviluppare quella sensibilità che può consentire di identificare le opportunità più adatte al proprio contesto. I risultati della survey effettuata dall’Osservatorio fanno emergere però un ulteriore elemento di attenzione: vi è una scarsa consapevolezza del fatto che i progetti Smart City possano consentire di generare valore economico, in termini di riduzione di costi o maggiori introiti. Pur essendo corretto che l’obiettivo principale dei progetti Smart City sia la soddisfazione dei cittadini, in uno scenario in cui le difficoltà di spesa frenano gli investimenti diventa importante oggettivare – anche in termini economici – i benefici generati.

Nel corso della Ricerca, l’Osservatorio ha pertanto sviluppato alcuni modelli per la stima dei benefici abilitati da tre applicazioni per la Smart City: l’Illuminazione intelligente, la Gestione della mobilità e la Raccolta rifiuti. Una adozione pervasiva a livello di sistema paese consentirebbe a cittadini, Pubbliche Amministrazioni e aziende di risparmiare complessivamente 4,2 miliardi di euro all’anno. Oltre a ciò, tali applicazioni permetterebbero di migliorare significativamente la vivibilità delle città, in termini di qualità dell’ambiente (si eviterebbero 7,2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno) e qualità della vita (ogni city user “risparmierebbe” l’equivalente di quasi 5 giorni all’anno evitando di passarli in coda nel traffico sulla propria auto o sui mezzi pubblici oppure alla ricerca di un parcheggio libero).

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