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Smart city per un’economia sostenibile: sfide e opportunità di business

In questa fase di incertezza, di urbanizzazione spinta e ricerca di una crescita economica sostenibile, le smart city sembrano una realtà sicura, con un potenziale di benessere diffuso. L’Italia è indietro rispetto agli altri Paesi Ue: nel nuovo Piano triennale un richiamo a colmare il gap e pensare di più alle imprese

Pubblicato il 13 Mar 2019

Riccardo Scarfato

Institutional Affairs Manager

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Le smart city possono aiutare a superare i limiti e le contraddizioni dell’attuale modello di sviluppo urbano, caratterizzato da una logica a silos, con una scarsa, se non nulla, connessione tra le diverse risorse a disposizione. Saranno, quindi,  Big data, cloud e internet of things a creare delle connessioni tra le diverse anime della città e a migliorare i servizi e la partecipazione dei cittadini.

Un obiettivo importante e così non è un caso che anche nel nuovo piano triennale Agid 2019-2021 per la spesa ICT della PA ritornano – dopo anni di assenza – le smart cities.

Si tratta di un processo di sviluppo complesso e caratterizzato da diverse problematiche, che tuttavia potrà produrre importanti opportunità di business.

Facciamo il punto su quali sono i settori e i player che meglio riusciranno a beneficiare delle possibilità di crescita nelle città intelligenti del futuro e su come si colloca il tema delle smart city – o meglio, delle comunità intelligenti – nel nuovo piano triennale per l’informatica nella PA, pubblicato nei giorni scorsi da Agid, in cui si sottolinea come l’Italia debba attivarsi per colmare il gap con gli altri principali Paesi Ue, dalla Germania all’Olanda e alla Francia e pensare di più, oltre che ai cittadini, anche alle imprese.

Smart city e economia sostenibile

Crediamo che una città sia intelligente quando investe in capitale umano e sociale, infrastrutture di comunicazione tradizionali (trasporti) e moderne (ITC) con una crescita economica sostenibile e un’alta qualità della vita, con un saggia gestione delle risorse naturali, attraverso processi di governance partecipativa[1].

Questa definizione di Andrea Antonio Carugliu, professore del politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito, rimarca l’importanza del fenomeno smart city per la crescita di un’economia sostenibile alla quale consegue il miglioramento della qualità della vita. L’Onu ci ricorda che l’attuale popolazione mondiale urbana non è mai stata più alta e continua a salire a ritmi frenetici. Basti pensare che, nel 1950, solo il 30% del totale della popolazione mondiale viveva nelle città e questa cifra è cresciuta massicciamente fino al 50% nel 2011 ed è previsto un aumento fino al 70% entro il 2050. Il dipartimento degli affari socio-economici delle Nazioni Unite stima che entro il 2030 il mondo potrebbe avere 43 cosiddette megalopoli (rispetto alle 31 di oggi) ed entro il 2028, la capitale indiana, Delhi, diventerà la città più popolosa del pianeta (attualmente conta circa 29 milioni di persone).

Tutte le contraddizioni delle città

Questo mega trend di urbanizzazione è globale e impatta maggiormente le regioni sviluppate rispetto a quelle industrializzate in senso stretto. I governi si trovano di fronte alla sfida di dover identificare i modi per gestire questo sviluppo in modo sostenibile. Le città, infatti, sono testimoni di instabilità sociale dovute alle crescenti disuguaglianze e disoccupazione diffusa, inquinamento atmosferico e idrico, congestione del traffico, violenza urbana e criminalità. Allo stesso tempo, le città creano enormi opportunità per un diffuso sviluppo economico, basti pensare che già nel 2007 più del 50% del prodotto interno lordo del mondo veniva creato nelle città secondo le stime di McKinsey[2]; di conseguenza i cittadini urbani guadagnano in media tre volte il reddito delle loro controparti rurali. La sfida alla sostenibilità nelle smart city ha dimostrato, vedi El Paso, che le persone vivono più a lungo, consumano meno energia ed hanno livelli di produttività più elevati.

https://lh6.googleusercontent.com/OYAfIZSWPSSPY4EgB1JSdjSiyol8vXvy72DUTMpDj20TJWMhhKuBk12ZW6f4BgX51-HeFY_PrHZKy05eGDPSadctqzBc1mg3BHxaZXy5Df89MDZKrqc3Tp3zazEZ7wdjbbzsqESm

C’è la consapevolezza che, essendo ogni città diversa dall’altra, non sia possibile applicare un modello unico di smart city. Per questo, esistono e si stanno sviluppando diversi modelli di urbanizzazione che incorporano le tecnologie digitali per affrontare alcune delle sfide dell’urbanizzazione e della sostenibilità su misura per ogni città.

Le iniziative per le Smart city possono sicuramente aiutare a superare i limiti dello sviluppo urbano tradizionale che tende a gestire i sistemi di infrastrutture urbane ancora nei silos senza un’interconnessione constante tra i vari settori. Diverse multinazionali hanno distinto degli archetipi che mostrano la necessità di un passo ulteriore[3]:

  • BCG parla di 5 dimensioni: Smart Energy/Smart Transport/Smart Water & Waste/Smart Social/Smart Building[4];
  • Frost&Sullivan: SmartEnergy/Smart Building/Smart Mobility/Smart Technology/Smart Infrastructure/Smart Government & Education/Smart Healthcare/Smart Citizens/Smart Security[5];
  • IBM invece parla di: Planning and Management/Infrastructure/People[6]; e
  • PwC: Smart Housing And Utilities/Digital Culture And Tourism/Unmanned Transport/Digital Economy/Smart Healthcare/Open Adaptive Learning/Proactive Security/Virtual Services/Virtual City[7]

Sfruttando il carattere pervasivo dei dati e dei servizi offerti dalle tecnologie digitali, come il Cloud e l’Internet of Things, è possibile aiutare a connettere le diverse parti interessate della città e migliorare il coinvolgimento dei cittadini, offrire nuovi sevizi e migliorare quelli esistenti.

Le opportunità di business nelle smart city

Lo sviluppo di smart city è, tuttavia, molto complesso ed impegnativo a seconda del contesto d’attuazione. Le sfide riguardano diverse problematiche che vanno dalla tecnologia alle responsabilità delle politiche, che a volte non riescono a collegare le sfide di sostenibilità urbana ad approcci attuabili con le pressioni relative alla coesione sociale e territoriale in assenza di governance uniche[8].

Una nuova urbanizzazione e la necessità di una città smart e interconnessa è diventata così importante da elevare alcune città, come Bruxelles o Seul, ad essere più importanti del Paese stesso in quanto contribuiscono con oltre il 30% al Pil nazionale secondo l’OECD. Inoltre, gli stessi governi, vedi UK, si stanno dotando di un Ministero per le Città che abbiamo un focus specifico sulle stesse.

La società Navigant Research ha esaminato le opportunità di business nel settore delle smart city, in particolar modo per le utility, fornendo previsioni di mercato segmentate per regione e tipo di tecnologia fino al 2027.

In particolare, le applicazioni come infrastrutture e servizi di ricarica per veicoli elettrici (EV), illuminazione stradale intelligente, edifici intelligenti, risorse energetiche distribuite (DER) e reti di comunicazione smart city offrono tutte nuove e significative opportunità di business.

Secondo l’analista senior di Navigant Research R. Citron “con l’aumento dell’efficienza energetica […] le utility dovranno posizionarsi come realtà nuove ed innovatrici per generare nuovi flussi di entrate e rimanere redditizi nel 21 ° secolo”. L’opportunità di guadagno annuale delle utility nelle città intelligenti dovrebbe aumentare da circa 45 miliardi di dollari nel 2018 a oltre 100 miliardi entro il 2027.

Altre società come, Frost & Sullivan[9], credono che AI, assistenza sanitaria personalizzata, robotica, sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) e generazione di energia distribuita siano quelle che troveranno maggiori possibilità di sviluppo e crescita nel business futuro.

Il mercato si sta compattando anche in termini di concorrenza e cooperazione. I player del mercato smart city assumeranno uno o più ruoli principali tra:

  • integratori (il fornitore di servizi end-to-end);
  • operatori di rete (M2M e fornitori di connettività);
  • venditori di prodotti (hardware e fornitori di beni); e
  • fornitori di servizi gestiti (fornitori di terze parti che supervisionano la gestione/gestione di soluzioni /servizi intelligenti).

I modelli principali di project Financing che verranno maggiormente utilizzati per implementare e partecipare al business delle smart city ed attraverso i quali le aziende si impegneranno con le amministrazioni, sono:

  • Build Own Operate (BOO), dove la proprietà del progetto rimane di solito alla stessa società che ha sviluppato il busines, e l’azienda privata ottiene i benefici di qualsiasi valore residuo del progetto;
  • Build Operate Transfer (BOT), nel quale l’amministrazione pubblica, delega a un privato la progettazione e costruzione di infrastrutture per gestire e mantenere le opere per un certo periodo. Durante questo periodo la parte privata ha la responsabilità di aumentare i finanziamenti per il progetto e ha il diritto di trattenere tutti i ricavi generati dal progetto ed è il proprietario delle strutture considerate.
  • Build Operate Manage (BOM); l’amministrazione nomina una società per sviluppare l’infrastruttura ed i servizi per la città ma è l’amministrazione che gestisce i servizi smart city; e
  • Open Business Model (OBM), l’amministrazione consentirà a qualsiasi azienda qualificata di costruire infrastrutture cittadine e fornire servizi urbani ma imporrà alcuni obblighi normativi specifici.

Le smart city nel nuovo Piano triennale Agid

Ovviamente nessuna delle azioni e strategie citate è possibile o implementabile senza una corretta digitalizzazione della PA. Proprio in questo mese il ministro Giulia Buongiorno ha approvato, tramite l’Agenzia per l’Italia Digitale, il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2019-2021.

Il Piano in questione si propone di traghettare le amministrazioni pubbliche nel mondo digitale grazie ai Responsabili per la transizione al digitale (RTD), tuttavia molte lacune e problematiche ostacolano il percorso d’innovazione. Le preoccupazioni maggiori derivano dal fatto che non basta, secondo alcuni, formare il personale in forza alla PA ma servirebbe assumere nuovi e competenti funzionari, in grado di giocare un ruolo centrale in questa fase di delicata transizione.

In materia di Smart City il Piano Triennale richiama e sottolinea l’urgenza per l’Italia di attivarsi per stare al passo delle big del settore in Europa (vedi Copenaghen, Amsterdam, Vienna, Barcellona, Parigi, Stoccolma, Londra, Amburgo, Berlino ed Helsink).

In particolare, il Piano offre un buono spunto di riflessione sul fatto che tutte le iniziative smart sono limitate, fino ad ora, al contesto urbano di riferimento e sono troppo concentrate sul “cittadino” tralasciando le valutazioni di impatto sulle imprese.

Tuttavia, è utile segnalare come il Piano non parla di smart city ma di comunità intelligenti, poiché non esiste ancora una definizione tecnica e condivisa di città intelligenti. In questo senso è proprio l’Istat a parlare di Functional Urban Area (FUA) e sottolineare come l’intervento in qualsiasi aria di competenza non può non impattare le altre. Al fine di trovare una governance efficace caso per caso, viene delineato un modello predittivo (Smart Landscape Engine ­ SLE) per poter realizzare scenari what­if al variare delle azioni e collaborazioni nel sistema di supporto all’implementazioni di smart city.

Le stime di crescita del settore

In conclusione, il processo di crescita e creazione per le smart city variano a seconda della realtà considerata, ma le stime più supportate[10] dal mercato prevedono una crescita del settore dai 40 miliardi di dollari attuali a 97 entro il 2026. Altre stime di analisti importanti del mercato come Frost&Sullivan[11] sostengono che il mercato potrebbe valere 1.565 miliardi di dollari già nel 2020.

Se con l’azione dirompente della digitalizzazione, dell’innovazione e dell’internet of things (ormai of Being) centinaia di posti di lavoro spariranno o perderanno il loro valore, la comunità scientifica internazionale ha già affermato che se ne creeranno quasi il doppio. Tuttavia, senza specificare il quando e se queste due fasi combaceranno. In questa incertezza, le smart city sembrano essere una realtà certa, sicura e con un potenziale di benessere diffuso importante per un settore economico con queste caratteristiche.

___________________________________________

Bibliografia

Urban world: Mapping the economic power of cities, 2011

Smart cities in Europe, 2009 A. CARAGLIU

Smart cities tra concetto e pratica, Confindustria 2018

H. Rubel, Smart Cities – how to master the world’s biggest growth challenge.

Frost & Sullivan, Strategic Opportunity Analysis of the Global Smart City Market

IBM, Smarter cities. New cognitive approaches to long-standing challenges

PwC, The Future is Coming. Index of Cities Readiness.

Smart Cities for Sustainable Development, United Nation University 2015

Smart Cities: Discover Opportunities of the Future, Frost & Sullivan

Navigant Research, Smart City Tracker 1Q17. Global Smart City Projects by World Region, Market Segment, Technology, and Application

Frost & Sullivan, Strategic Opportunity Analysis of the Global Smart City Market

  1. Smart cities in Europe, 2009 A. CARAGLIU.
  2. Urban world: Mapping the economic power of cities, 2011. LINK
  3. Smart cities tra concetto e pratica, Confindustria 2018. LINK
  4. 7H. Rubel, Smart Cities – how to master the world’s biggest growth challenge
  5. Frost & Sullivan, Strategic Opportunity Analysis of the Global Smart City Market, 2015
  6. 9 IBM, Smarter cities. New cognitive approaches to long-standing challenges
  7. PwC, The Future is Coming. Index of Cities Readiness.
  8. Smart Cities for Sustainable Development, United Nation University 2015.
  9. Smart Cities: Discover Opportunities of the Future, Frost & Sullivan LINK
  10. Navigant Research, Smart City Tracker 1Q17. Global Smart City Projects by World Region, Market Segment, Technology, and Application
  11. Frost & Sullivan, Strategic Opportunity Analysis of the Global Smart City Market

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