nuovo rinascimento

Smart landscape: così il concetto esteso di smart city approda anche nel piano triennale Agid

Infrastrutture; sistemi d’istruzione che producono forza lavoro qualificata; governance locale e nazionale lungimirante; trasporti funzionanti e ambiente sostenibile. Il tutto sotto il cappello della digitalizzazione. Sono questi gli elementi fondanti degli smart landscape e a molti richiamano alla mente il Rinascimento

Pubblicato il 17 Apr 2019

Riccardo Scarfato

Institutional Affairs Manager

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Neanche il tempo di abituarci, di creare le strutture ideologiche per una smart city, che già il concetto è superato e si parla già di smart landscape. Ma non è un superamento tout court: in realtà, le smart city tendono a essere considerate sempre più il singolo pezzo, seppur importate, di smart landscape ben più grandi e necessari.

Questo perché ci si è resi conto che una smart city è condizione necessaria, ma non sufficiente per avere un sistema perfettamente integrato e nel tempo sostenibile. Gli strumenti utilizzati (vedi Internet of things) per migliorare i processi nelle città continuano ad avere un approccio limitato al contesto urbano e sub-urbano, in forte correlazione ai cittadini.

E sempre più autori cominciano ad accostare questo moto di riprogettazione delle città in chiave innovativa al Rinascimento, ma prima di arrivarci esaminiamo in che modo anche l’Agid, nel nuovo Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2019-2021, è stata critica col concetto di smart city, e perché.

Smart landscape e le imprese

E le imprese? È possibile avere una realtà smart senza considerare le imprese e tutti i processi, si pensi a quelli di trasporto e logistica, B2B?

Sembra essere necessaria una sinergia, quasi maniacale, tra il settore privato e quello pubblico anche su questo aspetto. Il nuovo Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2019-2021 , dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID), sembra essere consapevole del problema.

L’AGID ha il compito, secondo l’art. 20 del D.L. 179/2012, di:

“definire strategie e obiettivi, coordinare il processo di attuazione, predisporre gli strumenti tecnologici ed economici per il progresso delle comunità intelligenti”

In particolare:

“emanare le linee guida recanti definizione di standard tecnici, compresa la  determinazione delle ontologie dei servizi e dei dati delle comunità intelligenti, e procedurali  nonché di strumenti finanziari innovativi per lo sviluppo delle comunità intelligenti; istituire e  gestire la Piattaforma nazionale delle comunità intelligenti

Anzi è essa stessa critica con il concetto stesso di smart city, sottolineando come non ci sia nemmeno unanimità circa la definizione da adottare, sia per la forma che per la sostanza. L’AGID, richiama lo studio ISTAT[2], in particolare su come la nozione di Functional Urban Area (Fua) sia funzionale allo sviluppo della Smart community alla luce di quanto detto sopra. Non è un concetto nuovo. Già l’OECD e la Commissione Europea[3] hanno adottato una metodologia per definire le aree urbane funzionali in maniera coerente tra paesi diversi. I caratteri distintivi sono la densità della popolazione ed i flussi di viaggio. Tutte le analisi e le comparazioni sono fatte per creare una definizione armonizzata delle città (smart) e delle loro aree di influenza, partendo da una definizione concordemente intesa come ambito locale del mercato del lavoro[4].

Anche sulle base di queste affermazioni, l’AGID ha ritenuto più calzante il termine Smart Landscape per abbracciare e trattare i centri urbani come un tutt’uno e non per settori indipendenti. Il concetto di Smart Landscape introduce una prospettiva nuova, di ricerca, in cui la comunità, in senso lato, e il paesaggio si identificano con un complesso sistema di relazioni tra tutte le dimensioni smart (economia, mobilità, ambiente, persone e governance).

Gli elementi essenziali degli smart landscape

In altre parole, la comunità scientifica è consapevole che l’economia è il fattore trainante dietro l’idea della città smart, e che gran parte del mondo occidentale è ormai basato sui servizi e sempre meno sulla produzione. Lo sviluppo del panorama urbano guidato dalle imprese sembra essere il Santo Graal dello sviluppo nazionale di ogni Stato.

In questo scenario gli elementi essenziali degli smart landscape sono sempre più evidenti: infrastrutture di rete; buoni sistemi d’istruzione che “producono” forza lavoro qualificata; una governance locale e nazionale lungimirante; buoni collegamenti dei trasporti e un ambiente sostenibile. Il tutto sotto il cappello della digitalizzazione.

Potrebbe essere utile riflettere sulla centralità che, fino ad ora, è stata data alla tecnologia nel processo delle smart city. Facendo qualche passo indietro nella storia, è di facile intuizione come la tecnologia è sempre stata al centro dell’evoluzione urbana. Basti pensare alla rivoluzione industriale con l’introduzione dell’elettricità e del cemento. Inoltre, nei vari anni l’introduzione della tecnologia e l’esigenza di contemperare la scarsità di risorse con la necessità del progresso urbano hanno portato con sé i caratteri delle varie nozioni di smart city cosi come ora le studiamo.

Smart City e Rinascimento

Già diversi autori[5] hanno accostato alla letteratura delle smart city il periodo Rinascimentale. Alla fine del 1400 le necessità di uscire dalle varie crisi che le città affrontavano, hanno portato intellettuali e le importanti famiglie dell’epoca a ridisegnare e progettare delle città innovative.

Un esempio autorevole sono gli scritti di Tommaso Campanella, in particolare la Città del Sole[6]. In questa opera, sotto forma di dialogo tra un cavaliere ed un nocchiere, si racconta di una città con leggi e costumi perfetti; città che poi sarà costruita davvero da Baldassarre Lanci su indicazione di Cosimo I de Medici nel 1563.

Il dialogo della Città del Sole è molto significativo per comprendere come a volte il passato possa aiutarci a disegnare il futuro. La città immaginata da Campanella è una realtà nella quale il cittadino deve dedicare una parte della sua quotidianità al lavoro intellettuale, per partecipare così al processo di creatività che aiuti l’intera comunità con un fine sempre riconducibile al sapere collettivo. Una città organizzata in modo razionale, con una partecipazione attiva dei cittadini al processo urbano, supportata da una architettura all’avanguardia che beneficiava del controllo degli “offiziali”, ovvero individui che vegliavano affinchè non venissero compiuti azioni ingiuste nei confronti degli altri cittadini.

A cosa associare questa considerazione se non agli Smart Landscape?

La vera sfida delle città rimane poter procedere di pari passo con l’innovazione tecnologica, sociale e politica (in senso lato). Una sfida che affronta in particolare le città che si trovano in macro-regioni diverse con delle mancanze o gap in determinati settori, si pensi all’istruzione, e che dovranno correre più di altre per non rischiare l’effetto “Rigetto da trapianto”.

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Bibliografia

  • Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2019 – 2021;
  • Forme, Livelli e Dinamiche dell’urbanizzazione in Italia, 2017;
  • European cities – the EU-OECD functional urban area definition 2016;
  • L’identificazione delle aree metropolitane “Generative”: Il Caso Italiano, F. Compagnucci, A. Cusinato 2016;
  • SMART CITY: UTOPIA O REALTÀ? Comprendere l’evoluzione per comprendere la trasformazione, S. O. Murlelle Boulanger, 2015
  • Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2019 – 2021, 2019 LINK
  1. Forme, Livelli e Dinamiche dell’urbanizzazione in Italia, 2017 LINK
  2. European cities – the EU-OECD functional urban area definition 2016 LINK
  3. L’identificazione delle aree metropolitane “Generative”: Il Caso Italiano, F. Compagnucci, A. Cusinato 2016 LINK
  4. SMART CITY: UTOPIA O REALTÀ? Comprendere l’evoluzione per comprendere la trasformazione, S. O. Murlelle Boulanger, 2015. LINK
  5. Città del Sole, T. Campanella, 1602. LINK

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