benessere dei lavoratori

Smart working e welfare: una strategia per la sostenibilità aziendale



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Sempre più aziende integrano smart working, welfare e premialità con i criteri ESG per promuovere la sostenibilità aziendale. Queste pratiche, incentrate sul benessere dei dipendenti, migliorano la produttività, riducono i costi e attraggono talenti, contribuendo alla sostenibilità ambientale e sociale. Ecco come approntare una strategia di successo

Pubblicato il 18 mar 2024

Chiara Ponti

Avvocato, Privacy Specialist & Legal Compliance e nuove tecnologie – Baccalaureata



Twin transformation: un nuovo modello di impresa

Smart working, misure di welfare aziendale e altre forme di premialità costituiscono oggi delle leve importanti per le aziende, anche in chiave di sostenibilità. Non a caso, le policy di ESG sempre più pregnanti in un sistema di gestione-modello organizzativo, poiché legate a temi di impatto sociale/governance/logiche di sostenibilità, assumono via via un ruolo centrale nel guidare, in modo strategico, le scelte direzionali. Dette misure rappresentano, dunque, le nuove frontiere della sostenibilità che organizzazioni virtuose decidono di mettere in atto.

Sostenibilità aziendale: il file rouge tra smart working e welfare

Le aziende che vogliano prosperare nel lungo termine devono considerare, tra le prime cose, il benessere dei lavoratori, la loro capacità di lavorare in modo flessibile e produttivo, nonchè la loro motivazione a raggiungere gli obiettivi aziendali.

In questo senso, smart working, misure di welfare, premialità, e quindi il contributo del lavoro/lavoratore alla crescita e alla sostenibilità rappresentano strumenti di sostegno alle effettive esigenze tipiche del contesto lavorativo.

Il file rouge è dato dal nesso eziologico tra le macro-dinamiche del nostro tessuto sociale e le molteplici dimensioni della sostenibilità individuate dall’Agenda ONU 2030.
Non è un caso infatti che tra i parametri connotanti le politiche ESG legate ai temi dell’impatto sociale, della governance, le logiche di sostenibilità e sostegno assumano un ruolo determinante nella strategia delle scelte direzionali dell’azienda, con il leitmotiv di fondo che pone al centro il benessere della persona/lavoratore-trice a vantaggio del contesto lavorativo, produttivo, ambientale e relazionale.

Ne discendono sistemi di work-life balance: dai congedi parentali/familiari, alla flessibilità quindi al lavoro agile, nonché ai meccanismi premiali, e non di meno all’istituzione della sanità integrativa, ai ristori delle rette degli asili nido, scuola, attività ludico-ricreative per bambini e ragazzi e via a seguire.

Si tratta di misure tutte che hanno un valore fondamentale per la costruzione di un vero e proprio sistema di “protezione sociale”.

Tutte le dimensioni della sostenibilità aziendale

Oggi la sostenibilità aziendale non si limita più alla sola tutela dell’ambiente, né rappresenta un concetto meramente astratto, piuttosto un’esigenza dalla quale le aziende non possono più prescindere vieppiù se vogliono prosperare nel medio lungo termine.

Di qui, l’approccio olistico che integra diverse dimensioni da quella ambientale che consente di: i) ridurre l’impatto (ambientale) delle attività aziendali; ii) minimizzando l’uso di risorse e non di meno l’inquinamento riducendolo enormemente; iii) promuovere l’uso di energie rinnovabili e tecnologie sostenibili, adottando modelli di produzione e consumo circolari; a quella sociale tale da garantire condizioni di lavoro sicure e salutari per i dipendenti, promuovere la diversità e l’inclusione aziendale, sostenere lo sviluppo delle comunità locali.

Non solo, la sostenibilità aziendale integra altresì la dimensione economica e quella di governance, determinando rispettivamente una generazione diprofitto in modo responsabile e duraturo, una crescita aziendale costante anche in termini di sviluppo assicurando ad un tempo stabilità finanziaria e continuità aziendale da un lato, e dall’altro:

  • l’adozione di un sistema di governance trasparente e responsabile;
  • la promozione di una cultura sull’etica e la legalità;
  • l’accountability (rendicontazione) sociale e ambientale.

Le nuove frontiere della sostenibilità aziendale

Le nuove frontiere della sostenibilità aziendale sono date sostanzialmente da:

  • una economia circolare grazie alla quale le aziende sono in grado di adottare modelli di business circolari tali da ridurre sprechi e massimizzare il valore delle risorse;
  • una finanza sostenibile in ragione della quale cresce l’interesse verso investimenti sostenibili che tengano in conto i criteri di Environmental, Social and Governance – ESG;
  • una innovazione tecnologica, dal momento che le nuove tecnologie aiutano le aziende a ridurre l’impatto ambientale migliorando la performance sociale.

Vantaggi e sfide della sostenibilità aziendale

Molteplici sono i vantaggi della sostenibilità aziendale, da una reputazione aziendale migliore, a un significativo aumento della fiducia dei clienti, investitori e stakeholder; quindi a una maggiore attrattività per i talenti, con riduzione dei rischi e quindi anche dei costi, aumentando tanto la competitività quanto la resilienza.

Tra le sfide evidentemente si annoverano:

  • un cambiamento culturale poiché la sostenibilità richiede un impegno a lungo termine da parte di tutta l’azienda;
  • dei costi iniziali vista l’implementazione di pratiche/procedure/policy di sostenibilità necessaria;
  • una mancanza o carenza di dati/informazioni, stante la misurazione dell’impatto della sostenibilità che può rivelarsi anche assai complessa.

Sostenibilità aziendale e smart working: una leva vincente

Lo smart working o meglio il lavoro agile consente ai dipendenti di lavorare in modo flessibile, scegliendo luogo e orario, ben potendolo adattare alle proprie esigenze. In pratica, un cambio di approccio che punta più che altro al risultato.

Ciò conduce a un evidente miglior equilibrio tra vita lavorativa e privata dal momento che i dipendenti possono gestire meglio il proprio tempo e dedicarsi maggiormente a famiglia, hobby o più in genarle al proprio benessere.

Non solo, grazie a questa (nuova) modalità di svolgere l’attività lavorativa è stato pressoché accertato un aumento della produttività, verificando che i lavoratori in regime di smart working risultano essere più concentrati e produttivi, volti al risultato.

Non di meno, il regime di smart working riduce significativamente i costi aziendali dal momento che l’impresa può risparmiare sui costi vivi dalla locazione degli uffici se non di proprietà, all’energia elettrica e ad altri costi fissi.

In termini di sostenibilità, ecco che risulta evidente il notevole impatto pluridirezionale dello smart working, tanto in ambito ecologico quanto in quello infrastrutturale, ovvero urbanistico, sociale ed economico.

Per il vero, sotto il primo profilo appare indubbio che il ricorso al lavoro agile consenta una significativa riduzione degli spostamenti quotidiani verso la sede aziendale, comportando la notevole riduzione delle emissioni inquinanti e del consumo di carburante, con conseguente abbassamento dell’inquinamento atmosferico.
Secondo alcuni, “l’impatto legato alla riduzione degli spostamenti si traduce in un potenziale risparmio, in termini di CO2 prodotta, pari a 1,8 milioni di tonnellate all’anno, che corrisponde all’anidride carbonica assorbita da 51 milioni di alberi”.
Per altri, è stato stimato che dalla “riduzione della mobilità centripeta ha anche un effetto secondario tutt’altro che trascurabile, considerando come la diminuzione degli spostamenti casa-ufficio possa rendere più efficiente l’intera gestione del sistema dei trasporti, grazie alla contrazione della congestione dovuta al traffico urbano, favorendo al contempo il ripopolamento dei centri extraurbani, delle periferie e dei tanti Paesi che hanno caratterizzato il nostro sviluppo urbanistico, consentendo un recupero massivo di borghi, comunità e territori isolati”.

Ne consegue che un’adozione strutturale dello smart working consenta di “ridurre del 10% il differenziale medio dei prezzi centro-periferia, con effetti diretti sulla vita di milioni di lavoratori”, dicono gli studi effettuati al riguardo.

Non solo, la possibilità di lavorare in modo flessibile, in termini di luogo e tempo, ha altresì dimostrato significative implicazioni anche dal punto di vista economico.
Il lavoro agile, infatti, incide sulla sostenibilità sociale e sul miglioramento in termini di work-life balance.

Sostenibilità aziendale e welfare aziendale: quali vantaggi

Il welfare aziendale rappresenta quell’insieme di servizi e benefit che l’azienda offre ai propri dipendenti per migliorare il loro benessere psicofisico, conciliando la vita lavorativa e quella privata. Un welfare aziendale ben strutturato può infatti:

  • aumentare la soddisfazione e la fidelizzazione dei dipendenti facendoli sentire valorizzati accrescendo per l’effetto quel senso di appartenenza, sentendosi costantemente motivati;
  • migliorare il clima aziendale in favore di un ambiente di lavoro positivo e sereno rinforzando la collaborazione e la produttività;
  • attrarre nuovi talenti sì realizzando un welfare competitivo quale fattore determinante nella scelta di un’occupazione lavorativa.

In altri termini, attraverso il welfare aziendale si intende garantire ai lavoratori una pletora di servizi, benefici e vantaggi ben oltre quanto di prende di stipendio.
Pensiamo ai fringe-benefits, ai servizi di assistenza sanitaria, ai buoni carburante, ma anche ai viaggi ricreativi, agli abbonamenti a riviste o quotidiani e via a seguire.
Più in generale, il ricorso al welfare aziendale costituisce un meccanismo di taglio del cuneo fiscale, posto che il costo sostenuto dall’azienda per l’erogazione del benefits corrisponde al netto goduto dal dipendente.

Il welfare premiale “on top”

Esiste poi un welfare premiale “On Top” che indica un insieme di prestazioni premiali in favore di tutti i dipendenti o di categorie di dipendenti e in aggiunta (ovvero On Top) alla normale retribuzione.

Si tratta del “premio di risultato” il quale va differenziato sulla base dei criteri di valorizzazione della performance individuale, pur nel rispetto di tutte le normative fiscali e di protezione dati che lo riguardano.

Il concetto di premialità si sposa poi con l’omogeneità di categorie tra lavoratori, per quanto si possa registrare una differenza quantitativa dell’entità del premio in base al diverso raggiungimento dei risultati attesi.

In pratica, un mix di assoluto rispetto per aziende e lavoratori, così raffigurando una nuova frontiera di appeal per entrambi (imprese e prestatori).

Sostenibilità aziendale e premialità: esempi di buone pratiche

Tra le nuove frontiere della sostenibilità aziendale, ecco che smart working e altre figure integrative del welfare diventano le nuove leve atte a creare un ambiente di lavoro non solo dinamico, ma anche più sostenibile, sia per l’azienda che per i dipendenti.

Infatti, un sistema di premialità funzionante è di fondamentale importanza al fine di motivare i dipendenti nel raggiungimento degli obiettivi che l’azienda si prefigge. Tale premialità può essere basata su svariati criteri, tra cui la performance individuale senz’altro, ma anche il raggiungimento degli obiettivi specifici grazie al lavoro di squadra.

Tra gli esempi di buone pratiche, ricordiamo quelle aziende che:

  • offrono un welfare aziendale pieno e innovativo, inclusivo di servizi per la famiglia, la salute, il benessere e non di meno incentivano la formazione;
  • adottano modelli di lavoro agile flessibili e personalizzabili, consentendo ai dipendenti di lavorare da remoto, in ufficio o in spazi di coworking.
  • implementano sistemi di premialità alla luce dei criteri di performance, merito e di contributo al team.

Si tratta di misure tutte che rientrano tra i fattori motivazionali gratificanti, anche a carattere economico; mentre i premi di risultato ovvero di produzione/produttività, rappresentano “dei compensi aggiuntivi” conferibili in busta paga in aggiunta allo stipendio base oppure riconosciuti dall’azienda, per via del raggiungimento di un performante miglioramento.

Compensi aggiuntivi e aspetti fiscali

I compensi aggiuntivi vengono corrisposti, di norma, una volta all’anno, solitamente in occasione della chiusura del bilancio aziendale o in concomitanza con la presentazione dei bilanci intermedi.

Per il vero, i lavoratori possono optare per la fruizione di fringe benefits in sostituzione del premio di risultato, accedendo così a servizi di “rilevanza sociale” che restano esclusi dal reddito di lavoro dipendente, sui quali non viene applicata l’imposta sostitutiva e che non concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente.

Non solo, se riportato nell’accordo territoriale o di 2° livello con le parti sindacali, è possibile che “il lavoratore scelga di convertire, parzialmente o totalmente, il premio in prestazioni di welfare per coprire ad esempio spese mediche, assistenza a familiari anziani o non autosufficienti, tasse universitarie, libri di testo, mense, asilo nido, buoni pasto, ecc.”.

In tali casi, le somme non saranno più assoggettate ad alcuna tassazione ovvero onere contributivo, né per il dipendente, né tanto meno per l’Organizzazione, purchè vengano rispettati i limiti su indicati salvo che il prestatore opti per particolari forme di welfare quali l’assistenza sanitaria integrativa e la previdenza complementare.

 Conclusioni

Welfare, smart working e premialità non sono solo strumenti volti a migliorare il benessere dei dipendenti e la produttività aziendale, ma costituiscono anche e soprattutto delle leve strategiche per costruire un futuro più sostenibile.

Da ultimo, anche in Italia queste misure (smart working, welfare aziendale e altri tipi di premialità) sono in evidente crescita, con le aziende che stanno iniziando a comprenderne l’importanza.

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