Vista l’accelerazione nella costituzione di Società Benefit nell’ultimo anno (ad oggi in Italia, poco più di un migliaio), è evidente che l’attenzione alla sostenibilità da parte delle imprese è marcata e costante, con effetti diretti sul tessuto produttivo, sulla supply chain ed auspicabilmente sul tessuto sociale.
Quanto è di moda l’ESG: perché la sostenibilità è diventata un valore aggiunto per le aziende
Per misurare l’impatto occorrerà tempo e realismo, così come per valutare chi e in che misura adotterà questo nuovo paradigma e per capire quanto veritiero ed effettivo sarà su larga scala il connubio profitto-beneficio comune. Intanto però è utile definire che cosa sia una Società Benefit e individuarne il ruolo all’interno degli investimenti dei Business Angels italiani grazie ai dati raccolti dalla Survey IBAN 2021 che per la prima volta ha affrontato questo tipo di tematica con i propri associati.
Società Benefit: non solo lucro, ma anche valore sociale
Introducendo sul mercato la Società Benefit – o SB – la Legge di Stabilità 2016 la definisce come quella società di persone o di capitali che, pur mantenendo lo scopo lucrativo nell’esercizio di un’attività economica, a questo aggiunga una o più finalità di beneficio comune e operi “in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse”. Il beneficio comune, che deve risultare dall’oggetto sociale all’interno dell’atto costitutivo e dello statuto, si sostanzia nel “perseguimento di uno o più effetti positivi, o la riduzione degli effetti negativi, su una o più categorie di cui al comma 376”.
La novità è almeno in partenza di notevole impatto. La finalità di beneficio comune intende misurare il valore sociale generabile dall’attività d’impresa in una sfera di pubblico interesse, e coniugarlo con il mantenimento di risultati economici evidentemente positivi.
Questa nuova visione d’impresa va incardinata in un quadro regolatorio estremamente variegato. La SB può considerarsi un’evoluzione della cd. RSI, forse più nota come CSR, (responsabilità sociale d’impresa), una forma di responsabilità su base volontaria, promossa e riconosciuta a livello di diritto comunitario nell’ultimo decennio e in continua evoluzione, volta a integrare diverse istanze ed interessi che abbiano una dimensione pubblica (sociale, ambientale, culturale, etc.).
Sviluppo sostenibile, startup in prima linea: ecco i campioni della tutela ambientale
La decisione di un’impresa di qualificarsi come SB è dunque volontaria e muove dal proposito di bilanciare l’interesse tipico di generare utili e distribuire dividendi con quello del perseguimento delle finalità di beneficio comune e di quegli interessi dei cd. stakeholders, in linea con quanto previsto nello statuto. Unitamente alla volontarietà, la legge prescrive l’obbligo di rendere trasparente il perseguimento di uno scopo di beneficio comune: a tal fine la SB deve prevedere all’interno della struttura societaria un responsabile d’impatto al quale affidare le funzioni di monitoraggio e verifica circa l’effettiva realizzazione del fine di beneficio comune.
La Società Benefit e l’impatto sulla comunità
Correlato a ciò, la SB deve redigere una relazione annuale (i.e. la relazione d’impatto) che sarà allegata al bilancio di esercizio e pubblicata sul sito aziendale. La relazione deve riportare anzitutto una descrizione degli obbiettivi di beneficio comune che la società si è data, delle modalità con cui gli amministratori hanno perseguito detti obbiettivi, e delle eventuali circostanze che possono aver impedito o rallentato le attività funzionali al raggiungimento.
In secondo luogo, la relazione deve contenere una valutazione dell’impatto generato utilizzando lo standard di valutazione a cui si richiama la Legge di Stabilità[1], in ordine alle aree di valutazione rilevanti (governo d’impresa, lavoratori, altri portatori d’interesse, ambiente). Queste ultime rappresentano, a tutti gli effetti, il terreno di prova della SB.
Infine, la relazione dovrà prevedere quelli che sono identificati come i nuovi obbiettivi di beneficio comune che la società intende perseguire nell’esercizio successivo. Va sottolineato come i requisiti di trasparenza, di cui la relazione d’impatto è massima espressione, siano funzionali non solo ad informare il pubblico circa gli impatti sociali e ambientali complessivi della SB, ma anche ad informare gli amministratori e il responsabile d’impatto affinché siano in grado, al meglio delle proprie possibilità, di esercitare il loro ruolo, così delineando il perimetro della propria responsabilità nei confronti di soci e società. Non manca infine l’utilità della relazione d’impatto per i soci, i quali possono acquisire informazioni utili ai fini dell’esercizio dei propri diritti in assemblea.
La corretta redazione e pubblicazione della relazione d’impatto diventa poi strumento di trasparenza, fondamentale, soprattutto nell’ottica del controllo esercitato sulle SB da parte dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato ai sensi delle disposizioni in materia di pubblicità ingannevole.
Le clausole statutarie che maggiormente rilevano ai fini della costituzione di (o trasformazione in) una SB sono:
- la ragione sociale accanto alla tradizionale ragione sociale viene aggiunta la qualifica “Società Benefit” o “SB”;
- l’oggetto sociale, la clausola viene integrata con le finalità di beneficio comune che la società intende perseguire, unitamente alle categorie di stakeholders beneficiari degli effetti.
È importante notare che detta integrazione costituisce un requisito di natura costitutiva della SB, che allo stesso tempo chiarisce da una parte e limita dall’altra la legittimazione degli amministratori ad operare per finalità sociali senza incorrere in azioni di responsabilità; l’individuazione, con apposita clausola, di uno o più responsabili d’impatto; l’organo amministrativo che si occupa della previsione degli obblighi degli amministratori con riguardo alla redazione e pubblicazione della relazione d’impatto, da allegare al bilancio d’esercizio.
L’atto dovrà essere depositato, iscritto e pubblicato nel rispetto di quanto previsto per ciascun tipo di società; trasferimento delle quote/azioni, ovvero la previsione che il trasferimento delle partecipazioni sociali a qualsiasi titolo sia subordinato, in caso di mancato esercizio della prelazione da parte dei soci, al gradimento dell’organo amministrativo (o di uno più soci, o di un terzo soggetto) che dovrà preliminarmente verificare l’effettiva volontà ed impegno dell’avente causa di mantenere e portare avanti le finalità di beneficio comune descritte nell’oggetto sociale.
I vantaggi strategici per chi investe in una Società Benefit
Va detto anzitutto che la qualifica di SB non comporta ad oggi alcun beneficio fiscale, sgravio contributivo o agevolazione finanziaria. Ciò detto, si possono individuare alcuni vantaggi strategici derivanti dalla decisione di investire in una SB: la possibilità di costituire un benchmark in un settore chiave, ad alta sensibilità sociale e mediatica, creando in tal modo interesse e attenzione; la capacità di attrarre investimenti a impatto sociale (impact investment capital), di acquisire un vantaggio reputazionale come impresa che opera in maniera responsabile, con riflessi su catena distributiva e clienti e di attrarre giovani talenti; la possibilità di entrare a far parte di un network di imprese che, condividendo determinati valori, sviluppa mercati e definisce prima di altri le best practices nei vari settori, restituendo valore a società ed ambiente; la garanzia di protezione legale degli amministratori che perseguono, oltre la finalità di lucro, anche finalità di beneficio comune bilanciando gli interessi finanziari e quelli non finanziari; la sicurezza da parte dei soci, degli stakeholders e dei consumatori che la società continuerà a perseguire nel tempo le finalità di beneficio comune riportate nello statuto e a dar conto, in maniera trasparente, delle modalità adottate per perseguire dette finalità.
L’importanza dei fattori ESG nella decisione finale per un investimento
Notoriamente, i Business Angels si differenziano dagli altri investitori perché forniscono non solo capitale di avviamento o di crescita, ma anche consulenza e assistenza pratica al giovane imprenditore. Le scelte di investimento dei Business Angels, come racconta l’annuale indagine di IBAN, l’Associazione italiana dei Business Angels, dipendono da molti fattori, tra cui il potenziale del mercato di riferimento dell’azienda target e il team di manager della possibile realtà in cui investire. A questi, dall’ultima rilevazione effettuata che raccoglie i dati per l’anno 2021, si è aggiunto, per ora con il 7%, il fatto che il progetto imprenditoriale valutato sostenga o meno fini socialmente rilevanti. Andando più nello specifico, l’indagine di IBAN, che per la prima volta ha raccolto i dati dei suoi associati rispetto a queste tematiche, mostra come ci sia già un buon grado di conoscenza e consapevolezza su questi argomenti, che hanno un peso non irrilevante nelle scelte degli investitori.
Infatti, il 65% degli investitori applica criteri di valutazione ESG e/o di impact investing nel valutare le opportunità di investimento e il 46% approfondisce il livello di attenzione ed interesse del team di founder a questi temi già dai primi incontri. A livello di importanza che questi temi hanno nella decisione finale di investimento, il 36% dichiara una importanza cruciale di queste tematiche. Per più di 1 investitore su 3 quindi avere di fronte una realtà imprenditoriale che sia o meno attenta ai criteri di valutazione ESG può fare la differenza nel decidere se investire o meno le proprie risorse, il proprio tempo e le proprie competenze in un progetto piuttosto che in un altro. Un’indicazione significativa per le aziende che vogliono attirare su di sé capitali e sostegni economici per iniziare o proseguire in un percorso di crescita che, come detto, non è più solo economico, ma anche di impatto sociale.
Note
- La legge ha adottato come riferimento l’architettura del B Impact Assessment (BIA), sviluppato a partire dal 2006 da B-Lab. Il B Impact Assessment è disponibile gratuitamente, anche in italiano, ed è già stato adottato da oltre 70.000 aziende nel mondo. Resta inteso che posso essere utilizzati altri standard, purché soddisfino i requisiti di correttezza, trasparenza e completezza. La legge specifica gli obblighi di reportistica ai commi 383 e 384. ↑