Le sfide di fronte alle quali si trovano i sistemi agroalimentari globali richiedono risposte urgenti.
La necessità di produrre per riuscire a soddisfare – non solo in termini di quantità, ma anche di qualità – una domanda alimentare in costante crescita, rispettando al tempo stesso i limiti delle risorse naturali, è un tema ormai ben noto.
Sostenibilità alimentare: le sfide da vincere
Nonostante le pressioni su più fronti e la crescente consapevolezza da parte della società, il nostro Paese è in ritardo rispetto al percorso delineato dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Rapporto ASviS, 2023). Sebbene negli ultimi anni si sia registrato un andamento stabile, con un
miglioramento lento (ma non sufficiente!) su alcuni target (come, per esempio, la riduzione nell’uso dei fertilizzanti e la diminuzione dei gas serra derivanti da attività̀ agricola), in
agricoltura è ancora fortemente presente il problema dell’irregolarità̀ dell’occupazione e dello sfruttamento del lavoro.
La quota di popolazione adulta in eccesso di peso non diminuisce e, d’altra parte, aumentano coloro che non hanno un’adeguata alimentazione.
È peggiorata la qualità degli ecosistemi terrestri e marini: questo è in parte dovuto anche allo sfruttamento delle risorse naturali per sostenere i sistemi agroalimentari (un dato tra
tutti: più dell’80% degli stock ittici è sovrasfruttato).
Gli studi
Le ricerche evidenziano ormai su più fronti quanto l’innovazione sia pervasiva lungo tutta la filiera agroalimentare per renderla più produttiva, sicura, efficiente e rispettosa dell’ambiente e della società: in altre parole, più sostenibile, a 360 gradi.
Per comprendere, in particolare, quanto sia essenziale l’innovazione tecnologica e la rilevanza delle tecnologie digitali, basta guardare alle soluzioni proposte dalle startup della sostenibilità alimentare.
Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability
(School of Management del Politecnico di Milano), su un campione di 2.270 startup globali che operano per migliorare la sostenibilità della filiera agrifood solo il 6% non utilizza
alcuna innovazione tecnologica (si tratta di startup che promuovono, ad esempio, modelli di filiera corta ma non abilitate in alcun modo da tecnologie specifiche).
Il restante 94% utilizza almeno una forma di innovazione tecnologica: tra queste, spiccano le tecnologie digitali, che abilitano il 57% delle soluzioni proposte dalle giovani aziende innovative. Il digitale trova dunque applicazione lungo tutta la filiera agroalimentare, per renderla più sostenibile.
Alcuni esempi sono:
- l’eCommerce che abilita le filiere corte, ossia le piattaforme che mettono in contatto diretto agricoltori e consumatori;
- le soluzioni di Agricoltura 4.0, per una migliore gestione degli input produttivi (fertilizzanti, agrofarmaci, acqua, ecc.);
- le piattaforme abilitate dalle tecnologie Blockchain & Distributed Ledger, per la gestione e validazione dei dati di tracciabilità e sostenibilità;
- le etichette digitali che rendono “parlante” il packaging fornendo informazioni al consumatore su – ad esempio – la tracciabilità del prodotto;
- l’eCommerce che abilita le filiere corte, ossia le piattaforme che mettono in contatto diretto agricoltori e consumatori.
Le startup bio-tech
Le startup che fanno leva sulle biotecnologie (il 22%) si focalizzano, invece, sulla produzione di input (come agrofarmaci e fertilizzanti) a ridotto impatto ambientale e sullo sviluppo di alimenti alternativi ai prodotti di origine animale. Le biotecnologie sono inoltre di particolare interesse nell’ambito della gestione delle eccedenze, sottoprodotti e sprechi alimentari, soprattutto all’interno dei processi di riutilizzo per il consumo animale, riciclo e recupero.
Il ruolo dell’innovazione per la sostenibilità alimentare
Per comprendere a fondo il ruolo dell’innovazione per la sostenibilità alimentare, il Food Sustainability Lab (Politecnico di Milano) e l’Osservatorio Food Sustainability hanno lavorato, durante la sesta edizione della ricerca, su tre ambiti emersi come prioritari dalle attività di ricerca e dalle numerose interazioni intercorse con gli stakeholder, a livello nazionale ed europeo:
- la riduzione degli sprechi alimentari, attraverso l’analisi delle pratiche di misurazione e di valorizzazione delle eccedenze e degli scarti alimentari nell’industria della trasformazione alimentare italiana;
- la misurazione della sostenibilità, con un focus sugli strumenti e le innovazioni digitali;
- l’Innovazione per il packaging sostenibile alla luce delle evoluzioni normative, in particolare in relazione alla Proposta di Regolamento sul Packaging e Packaging Waste (PPWR) avanzata dalla Commissione Europea.
Misurazione e valorizzazione delle eccedenze alimentari
Le strategie di valorizzazione di eccedenze, residui e scarti alimentari sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi di sistemi agroalimentari più sostenibili. Il tema ha chiari risvolti etici e sociali, ma anche, chiaramente, ambientali, coinvolgendo tutti gli attori della filiera, dalla produzione al consumo.
Focalizzandoci sulla trasformazione, secondo i dati della ricerca, le aziende alimentari risultano molto attive: nel complesso, l’80% effettua almeno
una pratica di economia circolare, tra riuso (per fini sociali e non) e valorizzazione di residui e scarti non più edibili.
In particolare, il 75% adotta forme di riuso – soprattutto donazioni per fini sociali (48%) – ma anche vendite su mercati secondari, ri-trasformazione
o cessione per l’alimentazione animale.
Dal punto di vista delle soluzioni innovative che possono contribuire nelle varie pratiche, alcuni esempi sono, nella fase di redistribuzione, le soluzioni digitali come piattaforme eCommerce dedicate alla vendita di prodotti vicini alla data di scadenza a prezzi scontati e le piattaforme per il recupero e la ridistribuzione
delle eccedenze e degli scarti alimentari, anche a supporto del lavoro degli enti benefici.
Altrettanto interessanti sono le soluzioni di upcycling (il processo di recupero degli scarti alimentari e trasformazione in nuovi prodotti commestibili, mantenendo il valore nutrizionale ed economico dei sottoprodotti della filiera) per il consumo umano, che consistono nell’operare trasformazioni sul prodotto prima che si deteriori e renderlo nuovamente adatto al consumo, ad esempio trasformando frutta e verdura in eccedenza non distribuibile in nuovi alimenti a più lunga vita residuale come succhi o puree.
Le esperienze dell’industria della trasformazione alimentare
È importante specificare che, al di là delle pratiche per la gestione delle eccedenze, è essenziale operare affinché si riduca la possibilità che le stesse si generino: dunque operare nella fase di prevenzione. Un’attività fondamentale per il raggiungimento di questo obiettivo è la misurazione: essa è la base per riconoscere trend anomali di crescita in tali flussi e poter operare azioni correttive in tal senso.
Eppure, in Italia, nel settore alimentare – e in particolare nell’ambito della trasformazione – eccedenze e sprechi alimentari non sono sempre oggetto di valutazione da parte delle aziende. Il 43% delle aziende alimentari italiane dichiara di misurare le proprie eccedenze, contro il 33% delle imprese che non
prevede alcuna misurazione di questo tipo. Percentuali simili si ritrovano anche per quanto riguarda la misurazione dello spreco alimentare. La misurazione è rilevante non solo nell’ottica della prevenzione, ma anche perché rende più̀ propensi ad adottare pratiche di valorizzazione.
Esiste, infatti, una relazione positiva tra i due aspetti: l’89% delle imprese della trasformazione alimentare che misura le eccedenze alimentari adotta anche pratiche di donazione o riuso (contro il 65% delle imprese che non misura). Allo stesso modo, se si guarda alla gestione di residui e scarti, il 49% delle aziende che li misura adotta anche pratiche di riciclo e recupero (contro il 22% delle imprese che non li misura). Dunque, nel nostro Paese, le aziende risultano essere particolarmente attive sul fronte della gestione delle eccedenze, ma meno nella misurazione.
Misurare la sostenibilità alimentare: il ruolo dell’innovazione digitale
Nel settore agroalimentare la misurazione delle performance di sostenibilità è un tema di crescente attenzione: per far fronte alle richieste degli stakeholder, per migliorare la resilienza della propria supply-chain e per rispondere agli obblighi normativi.
In relazione a quest’ultimo aspetto, in particolare, la Direttiva sulla Rendicontazione Corporate Sustainability Reporting Directive (Direttiva 2022/2464 CSRD) richiederà sempre di più, anche alle aziende del settore agroalimentare, di divulgare informazioni verificate e complete sulla sostenibilità.
La grande sfida
La grande sfida della misurazione risiede ancora oggi nella raccolta di dati affidabili da molteplici fonti e la loro condivisione tra i numerosi attori della filiera. In tal senso, l’innovazione tecnologica e digitale può offrire un importante supporto, grazie a strumenti che possono intervenire in tutte le fasi del processo di misurazione: raccolta dati, analisi dei KPI, validazione (o certificazione) e comunicazione agli stakeholder.
Si tratta, in particolare, di:
- soluzioni, per lo più hardware, che lavorano sulla fase di raccolta dei dati, rendendola più̀ efficiente e migliorandone la precisione;
- piattaforme e soluzioni software che analizzano i dati in input per restituire
valutazioni su specifici indicatori, come la Carbon Footprint, il consumo e la qualità dell’acqua, i KPI legati alla biodiversità; - piattaforme che, a seguito dell’analisi di una serie di dati, restituiscono una
valutazione o rating ESG, in ottica ad esempio di creare portafogli di prodotti di investimento allineati con obiettivi di sostenibilità di lungo termine.
L’AI e l’analisi dei dati
Il censimento di circa 100 soluzioni digitali disponibili sul mercato per la misurazione della sostenibilità alimentare ha evidenziato interessanti applicazioni delle tecnologie più innovative, in particolare i Data Analytics & Big Data Analytics (utilizzati nell’88% delle soluzioni analizzate), l’Intelligenza Artificiale & Machine Learning (34%) e le tecnologie Blockchain & Distributed Ledger (DL) (12%).
Se non stupisce il dato sulle tecnologie di Data & Big Data Analytics – che sono chiaramente essenziali per lo scopo stesso della misurazione – appare invece particolarmente interessante l’applicazione più recente delle tecnologie di Intelligenza Artificiale & Machine Learning, che trovano spazio in diverse fasi.
L’AI applicata all’analisi dei dati, ad esempio, può consentire di valutare in tempo reale la sostenibilità dei fornitori attraverso il calcolo di specifici KPI e il monitoraggio di fonti media per l’analisi della loro reputazione.
L’Image Recognition può offrire supporto nella quantificazione del cibo sprecato, identificandolo all’interno dei contenitori dei rifiuti. O ancora, nell’ambito degli allevamenti, i sistemi di riconoscimento di immagini consentono di monitorare gli spazi in cui si trovano gli animali e comprenderne lo stato di salute in tempo reale, al fine di misurarne e garantirne il benessere.
L’innovazione per il packaging sostenibile alla luce delle evoluzioni normative
L’imballaggio è responsabile di un terzo dei rifiuti solidi urbani. I dati Eurostat indicano che nel 2021 in Europa sono stati generati in media oltre 188 kg di rifiuti di imballaggio pro- capite.
Si prevede inoltre che i rifiuti di imballaggio potrebbero aumentare del 19% entro il 2030 e, con essi, gli impatti ambientali correlati. È dunque evidente come, nell’ambito delle strategie per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità alimentare, il packaging rivesta un ruolo molto importante. In questo contesto – nell’alveo del Green Deal Europeo – la Proposta di Regolamento sul Packaging e Packaging Waste (PPWR) avanzata dalla CE
rappresenta un punto di svolta nel panorama normativo europeo riguardante il packaging, stabilendo obiettivi per il riuso e il riciclo degli imballaggi. I
l PPWR affronta diverse problematiche chiave, tra cui la sostituzione dei materiali tradizionali con alternative più sostenibili, le restrizioni su alcune categorie di imballaggi monouso e l’implementazione di schemi di riuso. Quest’ultimo aspetto in particolare – l’implementazione di nuovi modelli di riuso – rappresenta una sfida per la quale l’adattamento della filiera sarà lungo e complesso, soprattutto a causa di elementi quali la tracciabilità, la logistica inversa e la sicurezza alimentare.
Il caso Loop
Anche su questo fronte non mancano iniziative innovative. Un esempio è la piattaforma Loop, che collabora con grandi marche per offrire prodotti in imballaggi riutilizzabili. Loop ritira, pulisce e rifornisce gli imballaggi, creando un ciclo chiuso che riduce i rifiuti e promuove un’economia circolare. Questo modello dimostra la fattibilità del riuso su larga scala e l’importanza delle collaborazioni tra aziende per sviluppare soluzioni sostenibili efficaci.
La startup Around
In Italia, un esempio è fornito dalla startup Around, che offre un servizio
sostenibile di packaging riutilizzabile (e digitale) per diversi target (supermercati, mense aziendali, catering eccetera). L’azienda fornisce sia i contenitori per il cibo, realizzati ad hoc e forniti di un sistema digitale per la tracciabilità, sia la piattaforma che consente di tracciare e ottimizzarne il riutilizzo.
Il packaging sostenibile
La ricerca verso un nuovo modello di packaging sostenibile è dunque necessaria, ma non semplice: andando oltre la mera sostituzione dei materiali, la sostenibilità del packaging deve considerare un insieme di dimensioni quali la conservazione ambientale, la necessità di preservare la food safety e il valore sociale. Dunque, è fondamentlae adottare un approccio integrato che consideri l’intero ciclo di vita dell’imballaggio e il suo impatto ambientale, sociale ed economico.
Conclusione
È dunque evidente che la sfida della sostenibilità alimentare è complessa e pertanto richiede risposte di diverso carattere: la promozione di partnership e collaborazioni cross-settoriali, la ricerca e la formazione, la promozione della produzione di cibo di qualità e accessibile economicamente e adeguate politiche a supporto. In questo scenario, è ormai indubbio il ruolo dell’innovazione, che deve diventare il motore per un nuovo modello di
sviluppo.