analisi del rischio

Sostenibilità e valutazione del credito: il ruolo dei rating ESG



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Il settore finanziario incorpora sempre più i fattori ESG nelle valutazioni creditizie. Le normative CSRD e CSDDD, unite alla crescita dei prestiti sostenibili, stanno rivoluzionando i processi di analisi del rischio

Pubblicato il 28 feb 2025

Martina Gaia Faletti

Research Analyst, Cetif

Chiara Frigerio

Segretario Generale di Cetif e Docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore



esg (1) esg e procurement

Il settore finanziario sta ridisegnando i propri processi di prestito e investimento, incorporando con più costanza i criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle proprie valutazioni.

Normative globali e divulgazione obbligatoria di informazioni ESG

La diffusione su scala globale di normative che impongono la divulgazione obbligatoria di informazioni ESG, come le direttive CSRD, recepita dal D.lgs. 125/2024 e quella sulla Due Diligence della Sostenibilità Aziendale, CSDDD (2024/1760) richiedono alle imprese di fornire dati dettagliati su tali aspetti parallelamente alle tradizionali comunicazioni finanziarie.

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Ciò rappresenta un cambiamento significativo in ambito di rendicontazione aziendale ed è un segnale imprescindibile di crescente rilevanza del tema. Parallelamente, il mercato dei prestiti sostenibili, SLL, ha registrato una crescita notevole, particolarmente accentuata in Europa: il volume totale delle emissioni di SLL è aumentato con una tendenza esponenziale negli ultimi anni, riflettendo il crescente impegno del settore finanziario verso obiettivi di sostenibilità.

Importanza strategica dei rating ESG nella valutazione del merito creditizio

In tale contesto, l’interconnessione tra rating ESG e valutazione del merito creditizio acquisisce maggiore importanza strategica per le istituzioni finanziarie.

Le agenzie di rating stanno sistematicamente incorporando i fattori ESG nelle loro metodologie di valutazione, riconoscendoli come potenziali indicatori di rischio creditizio.

Iniziative PRI e metriche di sostenibilità nella valutazione del rischio di credito

Iniziative promosse dai Principles for Responsible Investment (PRI) evidenziano come le metriche di sostenibilità stiano diventando parte integrante della valutazione del rischio di credito, trasformando i processi di valutazione tradizionali e analizzando il loro impatto sulla solidità finanziaria dell’emittente. L’analisi si concentra principalmente su tre aspetti: la capacità dell’emittente di convertire le attività in liquidità considerando i fattori ESG, l’influenza di questi fattori sul costo del capitale attraverso la variazione dei rendimenti, e il loro impatto sulla redditività e sui rischi di rifinanziamento.

Valutazione del rischio di credito: dati quantitativi e qualitativi

La valutazione combina dati quantitativi con informazioni qualitative raccolte attraverso interviste ai manager e analisi di report aziendali, considerando i fattori ESG materiali per il rischio di insolvenza.

Le agenzie esaminano due livelli di rischio: quello specifico dell’emittente, che include aspetti di governance, compliance normativa e reputazione aziendale, e quello settoriale/geografico, che valuta i rischi legati al contesto operativo, inclusi potenziali cambiamenti regolamentari e tecnologici. Inoltre, le banche stanno sviluppando approcci sempre più sofisticati per integrare questi elementi nelle loro decisioni di finanziamento.

Approccio integrato nelle decisioni di finanziamento

L’approccio è integrato sia nell’analisi della controparte richiedente il finanziamento, sia nella disamina delle caratteristiche intrinseche del progetto oggetto di valutazione: performance in ambito ESG, impegni assunti in materia di contrasto al cambiamento climatico e i parametri di riferimento del settore di appartenenza.

Tale approccio strutturato consente alle banche di gestire efficacemente i rischi e assicurare la conformità alle politiche di sostenibilità, assumendo al contempo decisioni di affidamento ponderate e consapevoli.

Finanza sostenibile estesa alla supply chain

I principi ESG vengono estesi all’intera catena del valore. Il concetto di finanza sostenibile della supply chain sta emergendo come un potente strumento per promuovere pratiche sostenibili attraverso l’intera filiera produttiva, considerando l’intero ecosistema di fornitori e partner commerciali, e sviluppando meccanismi di incentivazione sofisticati.

Sfide nella gestione dei dati ESG

Uno degli ostacoli più rilevanti è rappresentato dalla gestione della qualità e dell’uniformità dei dati, con conseguenti costi derivanti dall’elaborazione degli stessi. In base ai dati del Research Insight – ESG & Sustainable Finance HUB, Cetif (2024), il 92% delle istituzioni considera la comparabilità e standardizzazione del dato l’ostacolo principale (con un aumento del 59% rispetto al 2023), mentre il 67% segnala criticità nell’accuratezza dei dati, nonostante la percentuale di dati ESG disponibili per la gestione dei rischi di credito sia una delle più alte (80%). La molteplicità di fonti di dati utilizzata per ottenere un quadro completo può generare problematiche di coerenza e comparabilità. Per quanto riguarda le fonti dati utilizzate per l’ESG Scoring, il 61% proviene da dati interni. La tendenza emergente è quella di adottare un approccio ibrido, che combina analisi interne con valutazioni esterne, permettendo una prospettiva più completa e bilanciata.

Ruolo delle tecnologie avanzate nella finanza sostenibile

L’utilizzo di tecnologie avanzate come il machine learning e l’intelligenza artificiale sta giocando un ruolo cruciale in questa trasformazione. Questi strumenti permettono di analizzare grandi quantità di dati e identificare pattern e correlazioni che potrebbero sfuggire all’analisi tradizionale, fornendo una visione più completa e accurata del profilo di sostenibilità delle aziende e delle loro filiere. Il futuro della finanza sarà intrinsecamente legato alla capacità di valutare e promuovere la sostenibilità non solo a livello di singola impresa, ma dell’intero ecosistema economico.

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