Nel gennaio 2023, l’Unione Europea ha adottato la direttiva Corporate Sustainability Reporting (CSRD), che impone alle società UE ed extra UE con attività nell’UE di presentare relazioni annuali sulla sostenibilità insieme ai loro bilanci.
Tali report devono essere preparati in conformità agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) che ne sono parte integrante. Ciò significa che gli standard ESRS saranno obbligatori.
L’iter normativo
Il 31 luglio 2023, la Commissione Europea ha adottato la prima serie di European Sustainability Reporting Standards (ESRS), che richiedono alle società UE ed extra UE con specifici livelli di attività nell’UE di presentare relazioni annuali sulla sostenibilità insieme ai loro rendiconti finanziari.
Gli standard diventeranno presto legge (si parla dell’autunno 2023) e si applicheranno in tutti i 27 Stati membri dell’UE, con requisiti di conformità in vigore già nel 2025 per il periodo di riferimento del 2024 per le aziende che hanno già l’obbligo di rendicontazione sulla base della NFRD, tutte le altre società saranno interessate dagli obblighi di rendicontazione a partire dal 2025 o dal 2026.
La Direttiva ESRS stabilisce obblighi di rendicontazione dettagliati per le società dell’UE che rientrano nell’ambito di applicazione della CSRD, comprese le filiali UE di società extra-UE che mirano a migliorare la portata e la qualità dei dati forniti nei reporting attinenti la sostenibilità aziendale, promuovendo lo sviluppo sostenibile attraverso la trasparenza.
Anche se si tratta solo della prima serie di ESRS, prossimamente saranno adottati anche altre serie di standard per specifici settori industriali, PMI e società extra UE.
ESRS, le indicazioni per le aziende
La Direttiva CSRD e gli ESRS richiedono alle aziende di:
- Effettuare specifiche valutazioni di materialità su ogni tema di sostenibilità, applicando il principio della doppia materialità, secondo cui le aziende devono segnalare se le informazioni sulla sostenibilità siano rilevanti dal punto di vista finanziario o di impatto, tenendo in considerazione sia le persone che l’ambiente
- Redigere un rapporto sugli impatti materiali, i rischi e le opportunità identificati all’interno non solo delle attività aziendali ma di quelle della catena del valore dell’azienda sia a monte che a valle della stessa;
- Far verificare a un revisore indipendente le informative sulla sostenibilità prima di procedere al loro deposito presso l’autorità competente.
Standard generali e temi ESG: le categorie
Gli standard di rendicontazione individuano 2 standard generali e 10 temi ESG, divisi in tre categorie (Ambientale, Sociale e Governance), secondo il prospetto che segue.
Generali
ESRS1 – Requisiti generali
ESRS2 – Requisiti generali di rendicontazione
Ambientale
ESRS E1 – Cambiamenti climatici: informativa sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sul consumo energetico. Le informazioni sulla mitigazione del cambiamento climatico si riferiscono agli sforzi dell’azienda per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C in linea con l’Accordo di Parigi. Informativa sulle emissioni di gas serra degli Scope 1, 2 e 3 e sui rischi di transizione.
ESRS E2 – Inquinamento: informativa sull’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, degli organismi viventi e delle risorse alimentari, nonché sull’uso di sostanze pericolose e di microplastiche. Questo standard riguarda gli inquinanti generati o utilizzati durante i processi produttivi e quelli che lasciano gli impianti come emissioni, prodotti o come parte di prodotti o servizi.
ESRS E3 – Risorse idriche e marine: informativa sul consumo, prelievo e scarico da e nell’acqua (comprese le acque sotterranee e superficiali) e sulle risorse marine. Questo standard richiede inoltre di prendere in considerazione l’estrazione e l’utilizzo delle risorse marine.
ESRS E4 -Biodiversità ed ecosistemi: informazioni riguardanti aree quali i fattori che determinano la perdita di biodiversità, l’impatto sulle specie e gli impatti e le dipendenze dagli ecosistemi.
ESRS E5 – Economia circolare: informativa sugli afflussi e deflussi di risorse, sui rifiuti, sull’ottimizzazione delle risorse e sui rischi della transizione verso un’economia circolare (quest’ ultima definita come quella in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle altre risorse nell’economia viene mantenuto il più a lungo possibile, migliorando il loro uso efficiente nella produzione e nel consumo, riducendo così l’impatto ambientale del loro utilizzo, minimizzando gli sprechi e la rilascio di sostanze pericolose in tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto).
Sociale
ESRS S1 – Forza lavoro propria: informazioni sulla forza lavoro dell’azienda, le condizioni di lavoro, l’accesso alle pari opportunità e altri diritti legati al lavoro.
ESRS S2- Lavoratori nella catena del valore: questo standard è simile all’ESRS S1 nei contenuti ma richiedela considerazione dei lavoratori nella/e catena/i del valore dell’azienda.
ESRS S3 – Comunità interessate: informativa sull’impatto delle operazioni e della catena del valore di un’azienda, compresi i suoi prodotti e servizi, l’impatto sui diritti degli indigeni, sui diritti civili e sui diritti sociali ed economici, inclusi acqua e servizi igienico-sanitari, tra gli altri.
ESRS S4 – Consumatori e utenti finali: informativa sugli impatti dei prodotti e/o servizi di un’azienda sui consumatori e sugli utenti finali, compreso l’accesso a informazioni di qualità, sulla privacy e sulla protezione dei bambini. Le aziende non sono tenute a considerare l’uso illecito o improprio di prodotti o servizi.
Governance
ESRS G1 – Condotta aziendale: informativa sulle pratiche anti-corruzione e anti-concussione, sulla tutela degli informatori, sul lobbying politico e sulla gestione dei rapporti con i fornitori.
Gli standard sopra riportati derivano dalle proposte, con modifiche, presentate dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). Il testo in italiano non è ancora disponibile.
Cosa devono fare le imprese
Le imprese che rientrano nell’ambito della CSRD sono pertanto chiamate sin da subito a ripensare i loro processi interni per favorire la raccolta dei dati necessari ad eseguire le valutazioni di doppia materialità ed effettuare gli audit necessari per i report richiesti.
L’analisi delle catene del valore dell’azienda riveste in quest’ambito un’importanza rilevante, soprattutto in relazione alle informazioni dettagliati richieste dagli ESRS che imporranno una revisione delle procedure aziendali in relazione ai dati da fornire in materia di sostenibilità.
Conclusione
Come nel caso di ogni cambiamento, anche la prossima entrata in vigore dei primi ESRS comporterà per le aziende coinvolte maggiori oneri in termini di ripensamento delle procedure interne per l’elaborazione e la diffusione delle informazioni richieste.
Sarà il modo per rendere le aziende più sensibili ai temi della sostenibilità e a permetterne la diffusione nell’intero territorio Europeo, ma non solo?
Risulta ormai evidente a tutti che l’interesse delle aziende ai temi del cambiamento climatico e della sostenibilità, declinata anche nei fattori Social e Governance, potrebbe nel lungo periodo portare a comportamenti virtuosi con indubbi benefici per le intere comunità di riferimento.