In Italia, le perdite d’acqua rappresentano un problema strutturale significativo che minaccia la sostenibilità delle risorse idriche del paese. Con infrastrutture vecchie e mal mantenute, si stima che circa il 40% dell’acqua potabile si perda prima di raggiungere i consumatori, un problema particolarmente grave in regioni come il sud e le isole.
Tuttavia, le tecnologie avanzate per il monitoraggio e la riparazione delle perdite offrono soluzioni promettenti. Per affrontare efficacemente la questione, servono interventi mirati che includano non solo l’adozione di queste tecnologie, ma anche modifiche normative che incentivino investimenti, manutenzione e una gestione più efficiente delle risorse idriche.
Le tecnologie per la perdita di acqua
Sono numerose le tecnologie sperimentate nel mondo per affrontare il problema delle perdite d’acqua.
Qualche esempio, di varie aziende e di un’istituzione accademica.
- SmartBall (Xylem) – Uno strumento delle dimensioni di una pallina da tennis che viaggia liberamente all’interno delle tubature, utilizzando sensori acustici per rilevare perdite.
- Sahara (Xylem) – Un dispositivo vincolato con sensori acustici e connettività GPS per individuare perdite e localizzarle con precisione.
- Registratori di rumore correlato alle perdite (Gutermann) – Sensori posizionati su raccordi metallici delle tubature che registrano suoni e utilizzano l’intelligenza artificiale (AI) per rilevare perdite.
- Radar satellitare (Asterra) – Monitora i livelli di umidità per rilevare perdite attraverso un sistema di AI.
- Robot Clean Water Pathfinder (Acwa Robotics) – Un robot che utilizza telecamere ad alta definizione e ultrasuoni per misurare lo spessore delle tubature e rilevare perdite.
- Pipebots (Università di Sheffield) – Robot ispettori e robot operai con sensori acustici e strumenti per riparare perdite o prevenire crepe potenziali.
I dettagli
I registratori di perdite e rumore di Gutermann per esempio posizionano i sensori sopra i raccordi metallici dei tubi metallici dell’acqua a intervalli di 200-300 metri. Essi registrano i suoni provenienti dalle tubature ogni ogni notte, quando il rumore ambientale è al minimo, trasmettendo i risultati al cloud, dove gli algoritmi di intelligenza artificiale (IA) possono individuare eventuali perdite. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale li ha resi più sensibili ai suoni nelle gamme di frequenza più basse caratteristiche dei tubi di plastica, capaci di attutire il suono delle perdite molto più di quelle metalliche. Una volta ammortizzati i costi iniziali di installazione, il sistema è completamente automatizzato. E, sebbene i sensori siano alimentati a batteria, i brevi intervalli di funzionamento fanno sì che la loro durata di vita può superare i cinque anni.
Altre idee innovative sembrano destinate ad arrivare presto sul mercato. I robot, per esempio, sono già presenti in alcune tubature delle acque reflue, che soffrono anche di crepe causate dalla corrosione. L’introduzione nelle tubature dell’acqua potabile è stata più lenta, tuttavia, a causa delle direttive nazionali in materia di acqua e che prevedono di solito severe norme di sicurezza su ciò che vi si trova all’interno. Ma le aziende sperano di superare questi ostacoli.
Una startup francese, Acwa Robotics, è fra queste. Il suo robot Clean Water Pathfinder, grande più o meno come un braccio umano, assomiglia a un bruco metallico che si muove autonomamente attraverso le tubature dell’acqua. Grazie a telecamere ad alta definizione e sensori a ultrasuoni, misurano lo spessore delle tubazioni, la corrosione e crepe, oltre a rilevare le perdite.
Pipebots, frutto di una collaborazione accademica in Gran Bretagna, sta facendo un lavoro affine. Alcuni dei suoi robot, delle dimensioni di una scatola di fiammiferi, possono entrare nelle tubature più strette. L’idea è che i “bot di ispezione” entrino per primi nelle tubature, dotati di sensori acustici ad alta risoluzione molto sensibili alle crepe, sono in grado di identificare le aree di assottigliamento delle pareti dei tubi.
A ruota seguono i “bot operai”, in grado di effettuare riparazioni a campione. Questa tecnologia è in grado di identificare le aree delle tubazioni destinate a rompersi presto, consentendo di effettuare riparazioni preventive per rafforzarle prima dell’inizio delle perdite.
Kirill Horoshenkov dell’Università di Sheffield, responsabile del programma, è in attesa di ricevere il via libera per l’impiego della tecnologia nelle tubature dell’acqua potabile.
(Redazione)
Il ruolo delle modifiche normative
Sebbene la tecnologia possa ridurre drasticamente le perdite, è necessario un adeguamento del quadro normativo italiano per sostenere questi cambiamenti. Attualmente, molte reti idriche sono gestite da aziende pubbliche o municipalizzate con budget limitati e scarsa capacità di investimento in tecnologie avanzate. Il problema è aggravato dalla mancanza di incentivi per ridurre le perdite e dall’assenza di sanzioni per chi non interviene.
Un primo passo fondamentale sarebbe l’introduzione di normative che obblighino le aziende idriche a investire in tecnologie di monitoraggio e a ridurre le perdite entro standard stabiliti. Questo potrebbe essere accompagnato da incentivi fiscali per l’acquisto e l’installazione di sistemi di rilevamento e
riparazione delle perdite.
Il sistema normativo dovrebbe anche includere obiettivi di riduzione delle perdite e obblighi di reportistica trasparente, per garantire un monitoraggio continuo dello stato delle infrastrutture idriche.
Finanziamenti e piani di lungo termine
Per sostenere questi cambiamenti, è fondamentale un piano di investimenti a lungo termine che coinvolga sia fondi pubblici che privati. L’Unione Europea, attraverso il PNRR ha stanziato circa 12,6 miliardi di euro per migliorare le infrastrutture idriche nei paesi membri.
Tuttavia il governo italiano sta facendo fatica a verificare che i fondi a noi destinati siano effettivamente destinati al miglioramento delle reti idriche e non dispersi in altre iniziative.
Una riforma normativa che preveda piani di finanziamento specifici per il rinnovamento delle infrastrutture idriche, nonché l’introduzione di strumenti finanziari innovativi come i Green bond, potrebbe facilitare la transizione verso una rete idrica più efficiente.
Agricoltura e risorse idriche
Un contributo (negativo) allo spreco di risorse idriche purtroppo lo dà il comparto agricolo che nel nostro Paese consuma 17 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno e che da solo rappresenta il 57% dei prelievi idrici totali. Anche in questo campo la promozione dell’innovazione tecnologia può aiutare: l’introduzione delle tecnologie di irrigazione a goccia, da sola, permetterebbe una riduzione del consumo di acqua in agricoltura dal 40% al 70%.
Se poi – come hanno chiesto anche gli ambientalisti di Legambiente – si
riuscissero a modificare le norme e semplificare l’utilizzo a per l’irrigazione di acque reflue depurate (oggi impiegate solo nel 4,6% dei terreni), il loro utilizzo potrebbe coprire fino al 45% della domanda irrigua: sono infatti potenzialmente 9 miliardi di metri cubi di acqua depurata e ricca di nutrienti.
Educazione e sensibilizzazione
Oltre agli interventi tecnologici e normativi, è importante promuovere la consapevolezza pubblica sulla crisi delle risorse idriche. L’educazione e la sensibilizzazione del pubblico sono essenziali per ottenere un utilizzo
più responsabile dell’acqua e per supportare le iniziative di riduzione delle perdite.
Le campagne informative potrebbero evidenziare i benefici economici ed ecologici di un sistema idrico efficiente, coinvolgendo attivamente cittadini e imprese nella lotta contro lo spreco d’acqua.
Cosa fare per le perdite d’acqua
La riduzione delle perdite d’acqua in Italia richiede un approccio integrato che tenga insieme la promozione dell’innovazione tecnologica con interventi legislativi e finanziari.
Investire in tecnologie come il monitoraggio acustico, i satelliti e i robot per la manutenzione delle tubature è fondamentale, ma serve anche un quadro normativo che incentivi le aziende a investire e punisca chi non interviene.
Con un impegno politico e finanziario adeguato, l’Italia può trasformare la sua rete idrica, ridurre lo spreco e garantire un approvvigionamento sostenibile per le generazioni future.