CASI INTERNAZIONALI

The Things Network: una rete internet delle cose in ogni metropoli

Internet of Things e «smart citizens» sono due pilastri fondamentali per costruire «city» veramente «smart». Lo dimostra il progetto The Things Network, che si propone di realizzare una rete di dati IoT creata dalle persone, libera e a disposizione di tutti. Dopo l’avvio ad Amsterdam, lo scorso mese di agosto, il progetto si è diffuso in 33 città del mondo. Milano è l’unico caso in Italia

Pubblicato il 22 Feb 2016

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Internet of Things e «smart citizens» sono due pilastri fondamentali per costruire «city» veramente «smart». Sembra averlo ben chiaro la città di Amsterdam, che per diventare una città connessa ha deciso di puntare sulla piattaforma di The Things Network, che propone una rete IoT aperta, libera e decentralizzata.

«Immaginate una rete di dati IoT creata dalle persone, libera e a disposizione di tutti. Questa è la missione di The Things Network», racconta un entusiasta Wienke Giezeman imprenditore olandese e fondatore del progetto, nel video di lancio della campagna di raccolta fondi su Kickstarter, che ha permesso di raccogliere 295 mila euro.

The Things Network from Soda Content on Vimeo.

L’idea ha preso forma quando Wienke si è imbattuto in un dispositivo getaway LoRaWAN™ da 1000 euro e ha realizzato che con 10 strumenti come quello avrebbe potuto essere coperta l’intera Amsterdam. Ha lanciato la sua idea in un Internet of Things meetup in città, raccogliendo commenti positivi, quindi ha deciso di trasformarla in un progetto concreto. Buona, come detto, la risposta del crowdfunding, ottima la partecipazione dei cittadini per trasformare Amsterdam in una «connected city». È bastato poco più di un mese per convincere un numero sufficiente di abitanti di Amsterdam ad acquistare e installare moderne attrezzature di rete e coprire la città con una rete di dati IoT.

Generalmente, la costruzione di reti di questo tipo è appannaggio delle grandi aziende di telecomunicazioni, Amsterdam invece ha coinvolto i suoi abitanti. «Gli Amsterdammer hanno investito in se stessi e la community è proprietaria del network – spiega dalle pagine di The Next Web Ger Baron, CTO della città di Amsterdam – Non credo che qualcosa di simile sia mai accaduto prima ed ora sarà interessante vedere come le Telco tradizionali reagiranno a questa idea disruptive nella costruzione delle reti». Sul tema interviene anche Wienke Giezeman: «Se lasciamo questo compito interamente nelle mani delle grandi Telco è facile immaginare che verrebbe introdotto un modello di abbonamento, che rischierebbe di escludere il 99% dei casi d’uso più interessanti. Realizzando una rete pubblica e libera, le opportunità di business possono fiorire liberamente».

The Things Network Amsterdam

E i casi d’uso non sono mancati fin dalla nascita della rete. Si spazia dal monitoraggio delle navi in transito sui canali a rilevatori di riempimento dei cestini dei rifiuti, fino ai sensori per favorire una mobilità intelligente. O ancora, il caso dell’azienda Trakkies, attiva in ambito IoT, che usa le funzionalità GPS del network per i suoi dispositivi “trova-oggetti”, senza dimenticare quella che è stata una delle prime sperimentazioni, strettamente correlata alla caratteristica conformazione della città: un progetto pilota che ha coinvolto i numerosi proprietari di barche, ai quali è stato chiesto di installare dei piccoli rilevatori sul fondo della barca, in grado di inviare degli alert via sms a una società di manutenzione, quando il livello dell’acqua all’interno dello scafo (causa perdite o pioggia eccessiva) si avvicina ai limiti di sicurezza.

La tecnologia

I costi contenuti e le potenzialità della tecnologia LoRaWAN™, orientata verso le comunicazioni Machine to Machine e le applicazioni Smart City, sono alla base del crescente successo di questo modello partecipativo. La tecnologia LoRaWAN™, non a caso al centro dell’attenzione dell’ultimo CES di Las Vegas, permette di creare reti tra oggetti, con un raggio d’azione di circa 10 chilometri, senza dover ricorrere alle reti WiFi o 3G/4G. In altre parole, non è necessario disporre di codici di accesso alle reti né pagare le mobile subscription richieste dalle reti 3G/4G. Altro elemento vincente degli apparati LoRaWAN è rappresentato dal basso consumo energetico: un singolo dispositivo funziona per 3 anni, con una singola carica. Senza tralasciare l’aspetto economico: la città di Amsterdam è stata interamente coperta con uan spesa di circa 10 mila euro. The Things Network prevede un’attivazione a partire da 1.000 dollari o una soluzione da 1.500 dollari, ma attraverso Kickstarter sta lanciando un gateway del valore di 200 dollari, in grado di far espandere ulteriormente e più rapidamente il progetto.

I cittadini che decidono di aderire possono scaricare l’app gratuita, accedendo al network e contribuendo alla sua espansione, oltre a disporre di un’interfaccia per tenere sotto controllo i propri sensori o apparati IoT. Il modello alla base del progetto prevede una modalità peer-to-peer, per cui ogni cittadino crea un “nodo” sul quale fa perno la copertura di un’area cittadina. In questo modo si crea una connessione wireless urbana dedicata all’Internet of Things, che raccoglie informazione e le fa convergere verso una piattaforma in grado di elaborare in tempo reale i dati raccolti, offrendo una visione e una conoscenza di tutti gli oggetti che fanno dialogare la città epermettono di intervenire in tempi brevi e con maggior consapevolezza su eventi o situazioni critiche. A differenza di altri progetti Smart City, per lo più avviati dall’alto, questo è interamente basato sulla collaborazione dei cittadini, secondo un modello partecipativo, che dà centralità al ruolo dei cosiddetti «smart citizens».

The Things Network nel mondo (e in Italia).

Dopo essersi consolidata ad Amsterdam, The Things Network mira a espandersi a livello globale: l’obiettivo è di arrivare a realizzare una rete IoT in ogni grande città del mondo, entro la fine del 2016. Ad oggi sono 33 le città coinvolte e il numero è in costante crescita. Tra le città olandesi hanno aderito al progetto Utrecht, Eindhoven, Den Haag, Rotterdam e la sua ampia zona portuale. Dopo aver raggiunto Zurigo, The Things Network ha valicato i confini europei, spaziando da Boston a Johannesburg, da Città del Messico a Kochi, da Dunedin in Nuova Zelanda a Buenos Aires. In alcuni casi il processo di copertura dellarea urbana è già a uno stato avanzato, in altri è da poco partita la chiamata a raccolta degli «smart citizens».

Grazie a un gruppo di lavoro nato attonro a iNebula e GFMnet, The Things Network è approdato anche in Italia, a Milano. Numerose le applicazioni e i servizi che potranno essere sviluppato e integrati nei progetti smart city della città: dal monitoraggio della qualità dell’aria, ai sensori per favorire una mobilità intelligente, dal monitoraggio di aree soggette ad allagamenti al controllo energetico degli stabili comunali, dalla gestione intelligente della pubblica illuminazione al monitoraggio delle infrastrutture critiche.

Il progetto è in espansione e le potenzialità offerte sono illimitate. Su cosa diventerà non ha le idee chiare nemmeno Giezeman, che però è mosso da una certezza: «Penso che se si costruisce qualcosa di questa portata, qualcosa di importante succederà».

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