Torino ci riprova. Dopo lo smacco subito a febbraio, quando non riuscì ad aggiudicarsi nessuno dei tre bandi europei sulle Smart City per cui aveva fatto domanda, la città confida nei bandi Smart Cities and Communities del Ministero dell’Istruzione, di cui si dovrebbero conoscere a breve le graduatorie. “Questa volta la città ha fatto un ottimo lavoro – conferma Mario Calderini, che al Miur è responsabile dei temi Smart Cities & Communities per l’Agenda Digitale – i progetti presentati sono tutti di ottimo livello”.
Incidenti di percorso a parte, il capoluogo piemontese è una delle città italiane che sembra aver fatto proprie con maggiore incisività le linee guida per la creazione di una “comunità intelligente” (termine con cui nel Decreto Sviluppo vengono definite le smart city) così come declinate nell’Agenda Digitale, che sotolinea la necessità del coinvolgimento attivo della popolazione locale nel processo di cambiamento del tessuto urbano e del dialogo fra i vari enti locali e nazionali preposti alla realizzazione dei vari progetti “smart”.
Quello che secondo alcuni esperti, fra cui Calderini, ancora manca, è una visione d’insieme del futuro della città che faccia da collante fra le molte iniziative in programma.
Le proposte inviate al Miur sono ben 17 (di cui 14 hanno ricevuto l’endorsement dal Comune) e riguardano gli ambiti più svariati, dalla mobilità sostenibile alla gestione del patrimonio culturale, dalla sicurezza del territorio ai processi digitalizzazione della P.a., passando per la cura delle risorse idriche e l’edilizia sostenibile.
Tutte iniziative che, se approvate, contribuiranno a migliorare la qualità della vita dei cittadini in ambiti dove il capoluogo piemontese non sembra brillare, a dar retta ai risultati di una recente indagine di Forum Pa che lo vedono al dodicesimo posto nella classifica generale e decisamente più indietro in particolari settori come l’ambiente, dove è 59esima.
L’aria della metropoli è fra le peggiori d’Italia, ed è per questo motivo che Il 13 settembre 2010 il Consiglio comunale ha approvato il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (sintetizzato all’inglese in Tape – Turin action plan for energy) puntando a ridurre le emissioni di CO2 di oltre il 40% entro il 2020, rispetto alla situazione esistente nel 1991, preso come anno di riferimento.
“Torino – racconta l’assessore comunale con delega alle Smart City Enzo Lavolta – arriva da due pianificazioni strategiche che l’hanno caratterizzata negli ultimi 20 anni e attorno alle quali è necessario costruire un’idea di sviluppo, tenentdo conto delle specificità della città. Terremo perciò in particolare considerazione il tema legato al risparmio energetico degli edifici, partendo da una ricognizione degli 830 immobili facenti parte del patrimonio comunale, in buona parte scuole”. Per la città il Tape significherà anche minore spesa, stimata al 2020 in un risparmio di 787 milioni di euro all’anno solo di costi energetici.
La strada è lunga, le azioni da attuare, in parte già attivate, sono 51, principalmente volte a favorire appunto il risparmio energetico e il ricorso a fonti energetiche rinnovabili.
C’è un ambito però, in cui già ora, Torino non ha bisogno di prendere lezioni da nessuno, ed è quello dell’e-government. Oltre al primo posto nella classifica sopra citata, ne fanno fede le tante iniziative lanciate dal Comune in questi anni.
“Ci sono due dinamiche in corso – spiega Giancarlo Presutti, a capo della Direzione Lavoro, Sviluppo, Fondi Europei, Smart City del Comune di Torino – quello che è stato fatto prima di policy Smart City e poi in maniera forse più consapevole è seguito dopo. Del primo ambito fanno parte vari servizi di info mobilità e di sensoristica, come il sistema 5T per il controllo del traffico la gestione dei flussi di traffico tramite cui gli automobilisti possono ricevere informazioni in tempo reale su disponibilità parcheggi e calcolare il percorso migliore per raggiungere una certa destinazione tenendo conto anche dei possibili intasamenti”. Altri progetti che contribuiscono a fare di quella torinese una pubblica amministrazione davvero “smart” sono Mude (acronimo di Modello Unico Digitale per l’Edilizia), che riguarda sia l’informatizzazione delle gestione delle pratiche edilizie che l’introduzione della possibilità per gli studi di professionisti di trasmettere le proprie istanze per via telematica; Doqui, un sistema di dematerializzazione dei documenti amministrativi progettato e realizzato in maniera congiunta da Provincia, Comune, Politecnico e Università di Torino e con il supporto del CSI-Piemonte; Cross, realizzato in sinergia con Poste Italiane per favorire, tramite speciali carte di pagamento lo sviluppo di un economia non monetaria a favore della cosidetta “sussidiarietà orizzontale” (terzo settore, volontariato) e Pro-Lite (Procurement of Lighting Innovation and Technology in Europe) .
“Quest’ultimo – prosegue Presutti – è appena partito e si colloca nel quadro della strategia “Europa 2020“, che invita gli Stati membri dell’Ue e le autorità locali a dedicare parte dei rispettivi bilanci per gli appalti innovativi (PPI) e precommerciali di prodotti e servizi”. Torino si è candidata a realizzare un appalto finalizzato a trovare soluzioni economicamente più sostenibili di quelle attualmente sul mercato, per sostituire i semafori a lampadine ad incandescenza con semafori a lampadine a Led, senza che sia necessario cambiare tutta la lanterna ma soltanto il corpo illuminante, e si è aggiudicata il relativo bando.
L’aspetto senz’altro più visibile dell’e-government cittadino sono però le iniziative di informazione e convolgimento della cittadinanza. “In primis – spiega Lavolta – il cruscotto o dashboard che abbiamo attivato sul portale pubblico Torino Smart City e dove confluiscono tutte le informazioni proveniente da aziende pubbliche e private che riguardano aspetti importanti della vita cttadina, dalla mobilità all’inclusione sociale”. L’idea è quella di formare dei residenti più consapevoli e partecipi. “In linea di principio è senza’altro un’intenzione lodevole – commenta Juan Carlos De Martin, docente al Politecnico ed esperto di temi digitali – sarebbe interessante capire però qual è l’effettivo livello di feedback da parte degli utenti e la possibilità di reale coinvolgimento. Bisogna stare attenti a non fornire solo l’illusione di poter contribuire, che se poi viene frustrata provoca l’allontamento definitivo della gente dalla gestione della cosa pubblica”. Per la verità sul sito sono presenti degli “indici di ascolto” che dovrebbero monitorare le conversazioni sui social media sul tema della città intelligente, ma non è chiaro quali fonti esattamente vengano vagliate e in che modo.
Sempre sul piano del coinvolgimento, ma questa volta di soggetti privati, degno di nota è il programma “Matching Board” realizzato dalla Fondazione Torino Wireless: un piano per il coinvolgimento delle imprese del territorio piemontese nei progetti Smart City, attraverso la valorizzazione delle competenze e delle capacità di risposta del tessuto economico e produttivo. “Il nostro ruolo è duplice – racconta la direttrice della Fondazione, Laura Morgagni – in una prima fase abbiamo messo in campo l’iniziativa Matching Board per sostenere le aziende del territorio, nel capire quali sono le loro competenze spendibili in ambito smart city ed aiutarle a partecipare nel modo migliore ai bandi di finanziamento, allineando i loro progetti alle priorità della città. Seguirà una fase ulteriore di definizione dei progetti di riferimento della città che verrà portata a termine entro maggio 2013″.
Gli ambiti applicativi di focalizzazione e le priorità che verranno individuati in questo secondo passaggio, sono riassunti dall’acronimo Smile: Smart Mobility Inclusion Life & health Energy. Mobilità intelligente, inclusione sociale, qualità di vita, salute ed energia. “Il nostro obiettivo – prosegue Morgagni – è quello di non limitarci alla realizzazione di singoli progetti, ma garantire la loro replicabilità sul territorio; i fondi perché questo avvenga deriveranno in parte dai bandi europei, in parte da forme di procurement pre-commerciale fra pubblico e privato (con la progettazione condivisa di iniziative innovative) e e partenariati pubblico-privati con la condivisione di investimenti e benefici economici.
Torino Wireless è uno dei soggetti che a vario titolo portano avanti l’idea di Torino come “città intelligente”. Fra gli altri figurano il Csi Piemonte (ovvero il Consorzio per il sistema informativo piemontese), il Politecnico, l’università e la Camera di Commercio, i comuni dell’area metropolitana, le fondazioni e le imprese nazionali e locali, tutti riuniti sotto l’ombrello della Fondazione Torino Smart City, costituita nel dicembre 2011 per coordinare il lavoro. Una gerarchizzazione a cui però, secondo Calderini, non corrisponde una chiarezza di intenti strategici. “Ho l’impressione – afferma il consulente del ministro Profumo – che manchi una visione complessiva. In questo senso l’approvazione degli ultimi emendamenti al Decreto Sviluppo, prevista in questi giorni, può essere a mio avviso il termine ultimo per avviare un lavoro di progettazione complessiva di Torino come smart city. È il momento di progettare l’architrave entro cui andranno poi a collocarsi i singoli progetti”.
Replica a stretto giro Lavolta: “Da tempo siamo in attesa di un quadro di riferimento nazionale; fin qui il lavoro svolto è stato garantito dallo sforzo delle singole Città e i differenti sistemi locali e di quella che si è dimostrata essere una “infrastruttura di rete intelligente” tra Città quale è stata l’ANCI. Terminata la fase progettuale necessaria per le numerose opportunità di finanziamento anche europee, Torino nei prossimi giorni dovrà decidere se e come assumere Smart City come strategia di sviluppo per questo territorio con la consapevolezza che una comunità intelligente si definisce in primo luogo con il consenso ed il protagonismo dei suoi cittadini”.
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