L'ANALISI

Trasporti intelligenti prossimi al via

Le misure previste nel decreto sviluppo dovrebbero essere rese operative nel giro di un paio di mesi. La fine anticipata della legislatura non frena il cammino dei regolamenti. I tecnici sono al lavoro. Le proposte del piano d’azione di Tts Italia

Pubblicato il 09 Gen 2013

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Ora tutto è nelle mani dei tecnici. Spetta a loro infatti tradurre in pratica con i regolamenti necessari le norme del decreto sviluppo che si occupano degli Its “al fine di assicurare la massima diffusione di sistemi di trasporto intelligenti sul territorio nazionale, assicurandone l’efficienza, la razionalizzazione e l’economicita’ di impiego”.

La caduta del governo non ostacola il cammino che dovrebbe essere portato a termine entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto sviluppo.

Dal ministero dei Trasporti assicurano che non dovrebbero esserci problemi per dare il via al programma di lavoro per la infomobilità. Un termine “orrendo” che, spiega Gennaro Nicola Bifulco docente del dipartimento di ingegneria dei trasporti della Università Federico II di Napoli, “utilizziamo solo in Italia. All’estero non lo conoscono”.

Partito con il “recepimento blando”, afferma il docente napoletano, della direttiva europea in materia, il cammino è passato dal “copia e incolla” delle norme Ue per arrivare a una visione organica dell’approccio agli Its rispetto ai quali precisa Bifulco “scontiamo un ritardo apocalittico”.

Il docente ha partecipato ai lavori per la stesura della “Proposta di piano d’azione Its nazionale” realizzata da Tts Italia, l’associazione Associazione nazionale per la telematica per i trasporti e la sicurezza che riunisce aziende del settore, enti pubblici compreso il ministero dei Trasporti e università, nel quale viene ribadito il dominio del trasporto su strada, la criticità del traffico nelle aree urbane dove esiste un forte pendolarismo e la “vulnerabilità” del sistema nel caso di eventi eccezionali specie meteorologici, dovuta alla mancanza di percorsi alternativi su alcuni itinerari chiave della rete e di servizi di informazione all’utenza altamente efficienti”.

La fotografia della situazione italiana è condensata in alcuni dati. Siamo fra i paesi europei con la più alta densità di traffico interno che si distribuisce in maniera non uniforme lungo tutta la sua rete di trasporti che comprende 168 porti, una rete ferroviaria di 20.392 km, una rete stradale (strade statali, regionali, provinciali, comunali) di circa 254.686, una rete autostradale di 6.668 km (di cui 5.724,4 km a pedaggio) e 45 aeroporti certificati Enac.

Secondo dati relativi al 2010 abbiamo “un sistema dalla mobilità intensa ai limiti della saturazione. Su questo quadro, già di per sé preoccupante, grava il pesante squilibrio modale: il 91,86% degli spostamenti avviene su strada, mentre il restante 8,14% è suddiviso rispettivamente fra ferrovia, tranvie, metropolitane, funicolari, funivie (5,98%), aereo (1,72%) e vie d’acqua (0,44%).

Sempre nel 2010, il traffico merci totale con origine e destinazione interne al territorio italiano e con vettori nazionali superiore ai 50 km è stato di 216.787 milioni di tonnellate-km/anno, con il 61.93% della domanda focalizzato sulla strada, mentre il resto risulta distribuito fra ferrovia/oleodotti (13,02%) e vie d’acqua (24,58%)”.

Per quanto riguarda la sicurezza stradale sono stati fatti passi avanti, ma la situazione rimane comunque preoccupante: gli incidenti stradali, infatti, sono la prima causa di morte nella fascia d’età fino a 40 anni. Nel 2013 dovrebbe arrivare un nuovo piano nazionale per la sicurezza, dopo i buoni frutti dati da quello precedente, che avrà il compito di fare diminuire ulteriormente la cifra di 3.860 morti per incidenti, secondo le cifre dell’Associazione delle assicurazioni, con costi sociali che il ministero per il 2010 ha stimato in 21 miliardi di euro, pari a circa 1,5% del Pil.

Per affrontare questa situazione Tts propone una serie di misure prioritarie fino al 2017 per le quali non sono indicati i costi, ma che, precisa Bifulco, “potrebbero trovare le fonti di finanziamento nelle tariffe autostradali, multe, gestione di parcheggi urbani. Questo perché gli Its offrono una serie di vantaggi come i ì minori costi di gestione per il sistema dei trasporti”.

L’urgenza del piano è data anche dagli enormi costi del trasporto pubblico locale che con la Sanità contribuisce ad affossare i bilanci delle Regioni. Il primo punto è la rivisitazione e l’aggiornamento dell’architettura Its nazionale Astrid che, oltre ad avere bisogno di un modulo per il trasporto merci in ambito urbano, deve essere più fruibile per gli utenti. Poi c’è il problema degli standard tecnici, la classificazione delle strade relativamente alle tecnologie e ai servizi Its (sensori, telecamere, pannelli a messaggio variabile, informazioni in tempo reale sul traffico e sulle condizioni atmosferiche, sistemi di gestione delle emergenze e di sicurezza delle strade, pagamento automatico del pedaggio, tracciamento delle merci pericolose), attivare un meccanismo di monitoraggio dei benefici, favorire la messa in rete delle diverse piattaforme afferenti al trasporto merci e, in linea con la Direttiva Its, creare le condizioni per l’utilizzo sistematico dei servizi forniti dai sistemi di navigazione satellitare europei.

Gli Its comprendono anche comunicazione V2V (veicolo-veicolo) e V2I (veicolo-infrastruttura) per la quale, osserva Alberto Broggi del dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’Università di Parma “i produttori di auto sono al lavoro con tecnologie che hanno però bisogno ancora di tempo per lo sviluppo”. Oltre a questo è necessario anche un quadro normativo per capire come regolamentare l’utilizzo di questi sistemi che hanno già fatto una comparsa su alcuni modelli Volvo e Honda, solo per fare due esempi, di fascia alta.

Il Piano avrebbe una ricaduta su un settore, quello dei trasporti e della logistica che, secondo il rapporto Assintel nel 2012 ha registrato una spesa It di 934 milioni di euro con una diminuzione del 5,8% rispetto all’anno precedente. La percentuale destinata allo sviluppo e trasformazione dell’esistente e ai nuovi progetti di innovazione è però superiore di 7 punti alle medie degli altri settori industriali. Una differenza giustificata proprio dall’Agenda digitale che coinvolge con probabilità le aziende di maggiori dimensioni visto che il settore, sottolinea Gino Marchet docente del dipartimento di Ingegneria gestione del Politecnico di Milano è caratterizzato “dalla dimensione limitata delle aziende e che anche nel trasporto merci non sfruttano le tecnologie a disposizione anche con software banali per le consegne e la fatturazione”.

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