Mentre in queste settimane è ancora aperto una polemica sul “capacity payment” – chiesto dalle grandi aziende elettriche per remunerare le centrali a combustibili fossili perché integrano la produzione da rinnovabili ma lavorano troppo poco per ripagare gli investimenti – e continua la litania sugli incentivi troppo generosi alle rinnovabili, è stato presentato il rapporto Energy [R]evolution per l’Italia, elaborato dal DLR tedesco e promosso da Greenpeace insieme all’European Renewable Energy Council (EREC) e al Global Wind Energy Council (GWEC).
Per la verità, poche settimane prima, un altro rapporto sull’energia ha segnato il dibattito, quello sul potenziale di efficienza presentato da Enel e dal Politecnico di Milano, che ha confermato ancora una volta l’alto potenziale dell’efficienza nel nostro Paese e segnato – si spera – anche un cambio di strategia del colosso elettrico italiano.
Abbiamo già parlato qui degli scenari di “rivoluzione energetica” promossi da Greenpeace per dimostrare la fattibilità tecnico economica di un sistema energetico interamente basato su rinnovabili ed efficienza. Lo scenario effettuato sulla situazione italiana mostra anche nel nostro caso che, con un maggiore investimento iniziale sulle fonti rinnovabili è possibile via via trasformare l’intero sistema di produzione e consumo dell’energia – elettrica, di usi termici e dei trasporti – e ridurre di oltre il 90% le emissioni di CO2 rispetto al 1990.
Primo passo: più efficienza. E’ la base degli scenari di rivoluzione energetica, perché senza un aumento dell’efficienza sia nella produzione che, soprattutto, nel consumo di energia, le rinnovabili non riescono a sostituire le fonti convenzionali. Se ci concentriamo al 2030 – anno per il quale si discutono gli obiettivi europei – vediamo come lo scenario comporti una riduzione domanda finale di energia dagli attuali 130 Mtep (milioni di tonnellate di petrolio equivalente) a 115 e poi a 85 nel 2050.
Elettricità: sempre più rinnovabile. Per la produzione di elettricità, si registra una riduzione della domanda complessiva rispetto allo scenario tendenziale. La quota di rinnovabili può crescere a oltre il 67% (oggi è circa il 30%). Nel 2050 lo scenario di rivoluzione energetica prevede oltre il 95% dell’elettricità da rinnovabile con le tecnologie solari ed eoliche predominanti . Importante notare come al 2050 lo scenario di rivoluzione energetica preveda più elettricità di quella dello scenario tendenziale in quanto si include una quota importante di mobilità elettrica (che, senza quasi più fossili nella produzione, diventerà davvero a emissioni quasi nulle di CO2) oltre che di usi termici coperti con elettricità.
Usi termici: più efficienza e molte più rinnovabili. Esiste – com’è noto – anche un grande potenziale di efficienza negli usi termici dell’energia (basti pensare ai nostri edifici che sono un colabrodo energeticamente parlando). Così la domanda finale di energia per usi termici scenderebbe dagli attuali 51,4 Mtep a 43 nel 2030 e a circa 37 nel 2050, mentre la copertura da rinnovabili al 45% nel 2030 (da meno del 10 odierno) fino a oltre l’87% nel 2050. Biomasse, solare termico e pompe di calore daranno un grande contributo, assieme a un grande sviluppo della cogenerazione.
Trasporti: più efficienti e più elettrici. Lo scenario per i trasporti prevede un aumento dell’efficienza in tutti i segmenti, concentrando i consumi di biocarburanti – comunque una quota marginale dello scenario – su quei veicoli non elettrificabili (trasporti pesanti, macchine agricole etc.). Nei trasporti la crescita delle rinnovabili è più lente (27% al 2030; 75% al 2050) mentre la domanda finale di energa scende dai 39 Mtep attuali a 30,7 nel 2030 e 21,5 nel 2050.
Investimenti e riduzione della bolletta energetica. Il saldo degli investimenti in impianti cresce di circa 4,1 miliardi di euro all’anno fino al 2030. Questa somma è il risultato di investimenti cancellati nelle fonti fossili – ad esempio, si prevede un azzeramento dei consumi di carbone al 2030 – e i maggiori investimenti in rinnovabili (quelli in efficienza hanno tempi di ritorno molto maggiori e sono qua trascurati. A fronte di questo maggiore investimento però, c’è una riduzione della bolletta energetica e dei costi della CO2 che, mediati sull’inero periodo, sono di 9,5 miliardi di euro all’anno. Il saldo è dunque positivo per oltre 5 miliardi di euro.
Più occupazione. Un altro aspetto fondamentale è l’occupazione diretta nel settore energetico che, nello scenario di riferimento, è destinata a ridursi. Nello scenario di rivoluzione energetica, nonostante i processi di automazione tenderanno a una riduzione anche nelle rinnovabili nel lungo periodo, ci sono 26 mila posti in più che nello scenario di riferimento al 2030 conteggiando solo quelli diretti. Si tratta di una sottostima, in quanto non si considerano qua gli occupati legati alle misure di efficienza che, come mostra proprio il rapporto Politecnico di Milano-Enel sono di un fattore 10 superiori.
Una dinamica positiva sul piano economico. Diversamente da altri Paesi, lo scenario avrebbe per l’Italia margini di convenienza anche a breve termine – proprio per gli elevati costi dell’energia – presenta un saldo positivo già dal 2020. A fronte di un investimento aggiuntivo annuale di 2,2 miliardi di euro nel decennio 2010-2020 il risparmio di energia (grazie a maggiore efficienza e rinnovabili) è di quasi cinque volte superiore. Al 2030 il saldo della bilancia degli investimenti è nettamente positivo: se nel periodo 2021-2030 si investiranno 26 miliardi di euro in più sul versante della produzione (per il maggior costo delle rinnovabili) il beneficio sulla bolletta energetica è dell’ordine del doppio, 52 miliardi di euro.
In conclusione, uno scenario Energy[R]evolution per l’Italia è possibile, tecnicamente ed economicamente.