scenari

L’IA aiuta la PA, per il bene comune: i progetti delle Regioni



Indirizzo copiato

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione italiana sta aprendo nuove strade per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione sociale. Progetti pionieristici in diverse regioni italiane dimostrano come l’IA possa essere una leva per migliorare l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile e la gestione delle emergenze.

Pubblicato il 12 dic 2024

Gianpiero Ruggiero

Esperto in valutazione e processi di innovazione del CNR



intelligenza artificiale nella PA (2)

Volendo dare un senso “istituzionale” (non solo “economico”) al passaggio radicale qual è l’intelligenza artificiale, lo sguardo va rivolto a quelle esperienze che stanno nascendo allo scopo di fronteggiare la complessità delle trasformazioni in atto.

I progetti italiani sull’AI partono dalle Regioni

Nel contesto italiano stiamo assistendo a un fenomeno nuovo, un passaggio di testimone da parte del Governo centrale verso i livelli territoriali, che si sta concretizzando in un sostegno economico alle amministrazioni regionali e comunali che decidono di avviare progetti innovativi che sfruttano l’IA per risolvere problemi critici e migliorare i servizi.

È di questi giorni la notizia che la Conferenza delle Regioni il prossimo 18 dicembre rilascerà l’intesa per distribuire circa 20 milioni di euro messi a disposizione dal Governo tramite il «Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione» gestito dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio.

Le proposte progettuali, di fatto degli studi di fattibilità, sull’applicazione dell’intelligenza artificiale nei diversi ambiti della Pubblica amministrazione, sono state predisposte aggregando diverse Regioni e Comuni. Aver concentrato le risorse su poche proposte e aver aggregato più soggetti rappresenta senz’altro uno degli aspetti più positivi dell’intesa.

Il primo progetto, guidato dalla Regione Toscana

Il primo progetto, guidato dalla Regione Toscana, coinvolge anche Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Sardegna. Il piano prevede la creazione di un hub che, attraverso l’uso dell’IA, implementerà buone pratiche per la sicurezza del territorio e la gestione delle emergenze, specialmente in risposta agli eventi atmosferici estremi.

Il secondo progetto, con la Liguria come capofila

Il secondo progetto, con la Liguria come capofila, si focalizza sull’applicazione dell’intelligenza artificiale nei settori della salute e del turismo. Questi ambiti sono ritenuti cruciali per il miglioramento del benessere e dell’attrattività turistica della regione. Nel settore della salute il progetto ha l’obiettivo di mettere a sistema le competenze di intelligenza artificiale, robotica, interazione uomo-macchina, realtà virtuale e aumentata, sensoristica e simulazione al calcolatore, con quelle legate alla prassi chirurgica, e in particolare la chirurgia assistita da robot. L’idea è quella di mettere insieme esperienze diverse, provenienti da soggetti diversi (Università, IRCCS, Istituto Italiano di Tecnologia, Aziende ospedaliere, ecc.).

Il terzo progetto in Lombardia

In Lombardia, il terzo progetto mira a migliorare l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile, con la collaborazione del Veneto. Questa iniziativa sfrutta l’IA per sviluppare soluzioni che possano ridurre l’impatto ambientale e promuovere pratiche sostenibili.

Il progetto della Regione Puglia

Infine, la Regione Puglia è a capo di un progetto che esplora l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione, concentrandosi sull’ottimizzazione dei Fondi strutturali europei. Questo progetto intende migliorare la gestione delle risorse e l’efficacia delle politiche pubbliche e si colloca nel solco delle azioni pilota dell’Agenda #PugliaDigitale2030, che prevede che analoghe proposte di collaborazione in materia di intelligenza artificiale possono essere sottoposte da altri soggetti privati.

Portare avanti l’IA migliore: le iniziative

Le soluzioni come queste evidenziate, che affrontano sfide rilevanti da un punto di vista tecnologico, sociale e normativo, rientrano in quella “IA migliore” di cui abbiamo estremo bisogno. La possibilità che queste progettualità si innestino in un tessuto economico e sociale recettivo alle novità, con il coinvolgimento di altre realtà e iniziative che si stanno consolidando, potrà consentire ai progetti di avere un respiro lungo.

Si pensi, ad esempio, alle iniziative nate dal PNRR, nell’ambito della Missione 4 – Componente 2 incentrata proprio sul rapporto tra ricerca e impresa. Gran parte delle risorse è destinata alla ricerca in filiera, che sono arrivati ad aggregazioni di soggetti diversi: partenariati estesi a università, centri di ricerca e imprese, per il finanziamento di progetti di ricerca di base; creazione di Centri nazionali di R&S su Key Enabling Technologies; Ecosistemi dell’innovazione.

Si tratta di soluzioni organizzative che scardinano l’abituale incomunicabilità tra la ricerca pubblica e le aziende, puntando al gioco di squadra e ad iniziative sistemiche che aggregano e integrano soggetti pubblici e privati.

In Toscana ed Emilia, ad esempio, sulla sicurezza del territorio e sui rischi ambientali, sono attivi il partenariato esteso “Return” e l’ecosistema “About”. In Liguria è ormai una realtà consolidata l’ecosistema “Raise” che mira a sviluppare e commercializzare soluzioni tecnologiche basate su sistemi robotici e intelligenza artificiale, che rispondano alle reali esigenze produttive e sociali del territorio ligure. In Lombardia ha sede il centro nazionale “Most” che ha l’obiettivo di rendere il sistema della mobilità più “green” nel suo complesso e più “digitale” a cui si aggiunge anche il partenariato Nest che opera nel campo delle tecnologie innovative per la conversione e l’utilizzo delle fonti energetiche sostenibili.

Accrescimento del patrimonio relazionale, carta vincente per l’innovazione di domani

Potrebbe essere l’accrescimento del patrimonio relazionale la carta vincente per l’innovazione di domani. Si tratta di un asset non scontato ma che, attraverso lo scambio e la collaborazione, può risultare come il migliore propellente per dare concretezza allo sviluppo dell’IA nel settore pubblico.

D’altronde già adesso si intravedono le traiettorie europee dell’innovazione incrementale. Si chiamano “Valli regionali dell’Innovazione” e diventeranno nel futuro prossimo dell’Unione Europea gli hub sul territorio comunitario per l’innovazione deep-tech.

La volontà di costruire catene di valore e reti europee è evidente anche in altri programmi europei. Il programma Horizon Europe per la prima volta prevede una linea di finanziamento dedicata agli Ecosistemi europei dell’innovazione. All’interno del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale lo Strumento di Investimento Interregionale per l’Innovazione (I3) si caratterizza per la forte spinta a fare rete tra imprese e regioni.

Sfruttare il vero potenziale dell’IA

L’IA è sulla bocca di tutti. Questo strumento, potente quanto complesso, può essere la chiave per affrontare alcune delle sfide più urgenti del nostro tempo: il cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali, l’accesso alle risorse. Ma attenzione: come ogni tecnologia, non è una bacchetta magica.

Spesso è celebrata come la tecnologia che può cambiare tutto. Ma dobbiamo chiederci: come può l’IA rappresentare un’opzione praticabile per uscire dai fallimenti del presente e incarnare a pieno la leadership della transizione giusta? Cosa deve davvero cambiare?

In un mondo in cui risorse, energia e attenzione sono limitate, l’IA non può essere esclusivamente al servizio di un sistema economico che massimizza l’estrazione o rappresentare un semplice acceleratore di efficienza o comodità superflua. Non possiamo permetterci un’innovazione che soddisfi solo bisogni finanziari o addirittura marginali o inesistenti. Il vero potenziale dell’IA sta nel supportare soluzioni che abbiano un senso profondo e un impatto reale su ciò che conta davvero: la salute del pianeta e il benessere delle persone, i bisogni sociali come la casa, la salute, l’educazione.

Ogni applicazione di AI richiede enormi risorse: non solo energia e dati, ma anche attenzione e fiducia da parte della società. Sarebbe uno spreco enorme consumarle per innovazioni che non rispondono alle sfide fondamentali che dobbiamo affrontare.

IA e PA: un connubio per un futuro sostenibile

Ecco, quindi, che l’abbraccio con la Pubblica Amministrazione apre a soluzioni di IA migliore, al servizio di un futuro sostenibile. Parliamo, ad esempio, di sistemi che monitorano in tempo reale il cambiamento climatico e permettono interventi concreti; di strumenti che ottimizzano l’uso delle risorse in agricoltura per sfamare il pianeta senza distruggerlo; o di applicazioni nella medicina che migliorano diagnosi e trattamenti, salvando vite e rendendo la sanità più accessibile.

Orientare l’IA verso soluzioni che generano valore per tutti

Dovremmo imparare a distinguere le innovazioni che contano davvero e capire come orientare l’IA verso soluzioni che generano valore per tutti, e non solo per pochi. Non per forza “più IA” ma una “IA con purpose”, cioè con uno scopo più grande, legato a visioni etiche, sostenibili e/o di trasformazione sociale che implica obiettivi chiari che vanno oltre il profitto. Una IA che diventa alleata delle PA orientate a perseguire obiettivi di sostenibilità e a co-creare valore pubblico.

Le PA non possono cambiare guardando unicamente a sé stesse e perpetuando modalità operative figlie di una burocrazia lenta. Esse possono invece cambiare entro programmi per trasformare l’economia e la società del territorio in cui operano, contribuendo a programmi di innovazione di lungo periodo. E se queste avviene per lo più quando c’è una situazione emergenziale (terremoto, epidemia, ecc.), questo può e deve essere fatto anche oltre le emergenze, quanto le PA si impegnano nel contribuire a ridisegnare l’intero sistema produttivo e sociale. Gli scienziati dell’organizzazione chiamano questa modalità change management strutturale mission driven, ossia cambiamento guidato da una missione di intervento sull’economia e sulla società.

Una simile rivoluzione porta inevitabilmente a interrogarsi sulla pervasività di queste soluzioni, sui possibili impatti positivi e sulle minacce che potranno emergere nell’adozione dell’IA. Elementi che sollecitano una duplice riflessione, una sulla necessità di trovare il giusto equilibrio tra innovazione tecnologica, regolamentazione, etica e sicurezza, e l’altra sulla capacità attuale delle pubbliche amministrazioni di gestire un simile processo.

Impatti dell’IA sui processi interni alle organizzazioni pubbliche

Per comprendere meglio i potenziali impatti che l’IA avrà sui processi interni alle organizzazioni pubbliche è utile la lettura del report del Centro studi sull’innovazione nella PAL’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego”. La tesi degli autori è che la PA, avendo subito lo shock da Covid, ha dimostrato la sua capacità di risposta sfruttando l’inversione delle tendenze di investimento, per accelerare i processi lentamente avviati nel corso degli anni.

“Per far sì che l’IA rappresenti un vero elemento di discontinuità per la nostra amministrazione – si legge nel report – è necessario interrompere il lungo percorso di indebolimento e de-professionalizzazione delle persone della PA, al fine di evitare che il ricorso agli algoritmi non si traduca in un ulteriore disimpegno nel lavoro pubblico, attraverso la mera automazione delle decisioni e dei processi a discapito delle persone”. Insomma, passata la grande paura da pandemia, si tratta ora di riprendere a investire sul serio sulle persone e sulle competenze dei manager del settore pubblico.

Impatto dell’IA sulla produttività: siamo ancora all’inizio

Stimare l’impatto dell’IA non è certo facile, essendo in gran parte in una fase sperimentale, cioè, siamo solo nel primo tempo di una partita epocale. È opinione diffusa che per avere un vero ritorno di produttività dell’IA occorre che si dispieghino due momenti: quello delle soluzioni e quello dei sistemi. Come sostiene il filosofo tech, Cosimo Accoto, ricercatore affiliato Mit, ora siamo ancora nella fase “soluzionista” (con soluzioni verticali per automatizzare funzioni e processi esistenti). Col tempo arriverà anche quella “sistemica” con una più radicale trasformazione di imprese, modelli di business, e pubbliche amministrazioni.

Arriverà il momento in cui non cambierà solo “cosa” produciamo e quali servizi eroghiamo, ma “come” ci organizziamo per portare avanti processi continui incentrati sulle prestazioni future e per produrre beni ed erogare servizi frutto di ecosistemi e interazioni tra più tipi di clienti affiliati.

Gli investimenti delle aziende italiane

Se nel settore privato le aziende italiane continuano a investire nel digitale e gli investimenti per le componenti hardware e storage per l’IA nei primi sei mesi del 2024 hanno già raggiunto i a livello globale 32 miliardi di dollari (+37%), destinati a crescere ancora a ritmi straordinari, nel settore pubblico assistiamo a un approccio più prudente: a un gruppo di amministrazioni più scettiche, che hanno deciso di restare ai margini, rischiando un errore potenzialmente fatale, si contrappone un altro gruppo che percepisce l’importanza del tema e decide di intraprendere percorsi di innovazione, anche senza una chiara strategia d’azione.

Adozione sostenibile ed efficace dell’IA: il cambio che serve alla PA

Allo stesso modo, nonostante la PA si sia dotata di linee programmatiche – inserendo per la prima volta l’IA quale linea strategica nel Piano Triennale 2024-2026 e pubblicando una strategia ad hoc (AgID, “Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026”) –, non sono ancora sufficientemente diffuse né una cultura del dato né infrastrutture adeguate a un’adozione sostenibile ed efficace di tecnologie IA.

Ciononostante, l’Italia si posiziona bene rispetto agli altri Paesi per la diffusione dell’IA nella PA: dal censimento internazionale 2023 dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano sui casi di applicazione dell’IA nella PA, emerge che l’Italia è tra i front-runner per quanto riguarda il numero di soluzioni, con 73 progetti censiti. I risultati confermano che a livello globale le soluzioni di IA nella PA tendono a riguardare il governo centrale e a focalizzarsi sugli ambiti di esplorazione di dati e supporto decisionale.

Promuovere metodologie e stabilire best practice

Sullo sfondo si muove l’Ufficio europeo per l’IA, che ha già pubblicato il primo draft del “General-Purpose Ai code of Practice” – la versione definitiva del documento è prevista per maggio 2025 – destinato ai fornitori di modelli di IA generalista, inclusi quelli che potrebbero avere rischi sistemici (come la facilitazione dello sviluppo di armi biologiche, la perdita di controllo o danni su larga scala come discriminazione o disinformazione), che mira a offrire linee guida pratiche per garantire la conformità con l’AI Act dell’UE.

Poiché siamo ancora all’inizio della partita epocale dell’IA e poiché la scienza della valutazione del rischio sistemico è ancora in fase di sviluppo, è fondamentale promuovere metodologie e stabilire best practice, creando così una base per una supervisione dell’IA sicura, responsabile, orientata al benessere collettivo.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 4