Nel dibattito globale sulle sfide della sostenibilità, la zootecnia rigenerativa è un tema centrale e poco conosciuto, ma di rilevanza crescente. Questo approccio rappresenta una risposta al luogo comune per cui l’allevamento intensivo contribuirebbe al degrado del suolo, all’inquinamento e alla crisi climatica. Al contrario, comprendere questo fenomeno è il primo passo per immaginare soluzioni che siano economicamente vantaggiose, sostenibili dal punto di vista ambientale e in grado di migliorare la sicurezza alimentare globale.
In un’epoca in cui la sostenibilità ambientale è sempre più al centro del dibattito, la zootecnia rigenerativa emerge come una soluzione concreta, nata proprio in seno a quella filiera produttiva messa spesso e ingiustamente sotto i riflettori. Questa pratica agricola mira non solo a ridurre l’impatto negativo della produzione di carne e derivati, ma anche a rigenerare gli ecosistemi danneggiati, migliorando la salute del suolo, delle risorse idriche e dell’ambiente in generale.
Zootecnia rigenerativa: cos’è?
La zootecnia rigenerativa si basa sul principio fondamentale per cui l’utilizzazione dei suoli e delle loro risorse naturali è contestuale al loro miglioramento. Grazie a essa, gli allevamenti non solo evitano il degrado del suolo, ma ne promuovono il ripristino attraverso tecniche naturali che mirano a imitare i cicli ecologici.
Tra le pratiche chiave, si possono ricordare la rotazione dei pascoli, il pascolamento controllato, la riduzione dell’uso di agenti chimici e il ripristino della biodiversità. Per esempio, gli animali vengono spostati regolarmente su nuove aree di pascolo per evitare l’impoverimento del territorio e così promuovere il recupero naturale della vegetazione. Questo approccio favorisce la ritenzione idrica, riduce l’erosione del suolo e aumenta la capacità del terreno di sequestrare il carbonio dall’atmosfera.
Inoltre, la zootecnia rigenerativa si basa su un allevamento più etico, dove il benessere degli animali è prioritario. Gli animali sono allevati in condizioni naturali, con maggiore spazio e meno stress, promuovendo così una maggiore salute sia per gli animali stessi che per l’ambiente circostante.
Zootecnia rigenerativa e intelligente con le tecnologie
C’è poi una correlazione significativa tra la zootecnia rigenerativa e l’uso di nuove tecnologie, che stanno rendendo queste pratiche ancora più efficaci e sostenibili. Un esempio particolarmente interessante è l’uso di tecnologie di monitoraggio e gestione dei pascoli tramite dispositivi IoT (Internet of Things) e droni.
Alcuni allevatori stanno utilizzando collari con Gps e sensori che permettono di monitorare in tempo reale il comportamento degli animali e le condizioni del suolo. Questi dispositivi raccolgono dati sull’utilizzo dei pascoli, permettendo di ottimizzare i tempi di rotazione per garantire che le aree pascolate abbiano il tempo necessario per rigenerarsi. Inoltre, i dati raccolti possono essere analizzati per capire come diverse condizioni climatiche e ambientali influenzino la salute del suolo e la crescita della vegetazione.
Un altro strumento tecnologico efficace sono i droni utilizzati per monitorare lo stato di salute dei terreni. Dotati di sensori multispettrali e termici possono raccogliere immagini dettagliate del pascolo, mostrando aree di degrado, livelli di umidità del suolo e salute delle piante. Queste informazioni permettono di intervenire tempestivamente e ottimizzare le pratiche di pascolo rotazionale, migliorando l’efficienza della gestione rigenerativa.
Grazie a sensori e droni, gli allevatori possono monitorare e gestire grandi superfici di pascoli con precisione, riducendo il lavoro manuale e i costi. I dati raccolti aiutano a stabilire quando e dove spostare gli animali per massimizzare la rigenerazione del suolo.
Trend in crescita
Negli ultimi anni, la zootecnia rigenerativa è passata dall’essere una pratica agricola di nicchia a un movimento in crescita, supportato da scienziati e imprese agricole. Secondo stime recenti del Rodale Institute, think tank Usa specializzato nella promozione dell’agricoltura organica e rigenerativa, i terreni gestiti secondo principi rigenerativi sono aumentati di circa il 20% all’anno a livello globale, con paesi come gli Stati Uniti, l’Australia e il Brasile che stanno adottando sempre più pratiche rigenerative.
Un dato particolarmente incoraggiante è che gli allevamenti rigenerativi hanno dimostrato di poter catturare fino a 3 tonnellate di CO2 per ettaro all’anno.
Dal punto di vista economico, il mercato globale dei prodotti agricoli e zootecnici sostenibili, che include quelli rigenerativi, ha raggiunto un valore di €1,3 miliardi nel 2022 e si prevede che continuerà a crescere a un tasso del 6-8% annuo. Questo trend riflette una crescente domanda da parte dei consumatori per alimenti prodotti in modo etico e sostenibile.
La situazione in Italia e in Europa
In Europa, la zootecnia rigenerativa è ancora in una fase iniziale, ma sta guadagnando terreno grazie a iniziative politiche e al crescente interesse pubblico verso pratiche agricole più sostenibili. L’Unione europea, attraverso il Green Deal e la nuova Politica agricola comune (Pac), ha posto particolare enfasi sulla riduzione dell’impatto ambientale dell’agricoltura, incentivando gli agricoltori ad adottare pratiche rigenerative.
L’Italia sta vedendo una lenta ma costante adozione della zootecnia rigenerativa, soprattutto nelle regioni collinari e montane, dove i piccoli produttori sono più propensi a sperimentare nuove tecniche. La Toscana e l’Umbria sono due delle regioni dove queste pratiche stanno prendendo piede, grazie anche a programmi di formazione per gli agricoltori e alla creazione di mercati locali per prodotti sostenibili.
Vantaggi economici, ambientali e per la sicurezza alimentare
Dal punto di vista economico, gli allevamenti rigenerativi tendono a essere più resilienti nel lungo periodo. Anche se inizialmente possono comportare investimenti più elevati (per esempio, nella formazione degli agricoltori e nella riconversione delle strutture), i benefici a lungo termine superano i costi. I terreni rigenerati producono raccolti e foraggi di qualità superiore, richiedono meno input esterni (come fertilizzanti e pesticidi) e sono meno vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, come siccità e inondazioni.
Sul fronte ambientale, i vantaggi sono evidenti: una migliore gestione del suolo significa una maggiore capacità di sequestrare carbonio, il che aiuta a mitigare i cambiamenti climatici. Inoltre, la rigenerazione del suolo porta a un aumento della biodiversità, con benefici per la fauna locale e per gli ecosistemi nel loro complesso. La rotazione dei pascoli e l’allevamento su prati stabili riducono l’erosione del suolo e migliorano la qualità dell’acqua, riducendo anche la necessità di irrigazione intensiva.
Infine, per quanto riguarda la sicurezza alimentare, la zootecnia rigenerativa offre un modello più sostenibile di produzione alimentare. Poiché gli allevamenti rigenerativi utilizzano sistemi più resilienti e meno vulnerabili a crisi climatiche o di mercato, offrono una maggiore stabilità nel tempo, garantendo approvvigionamenti alimentari costanti. Inoltre, il miglioramento della qualità del suolo e delle risorse naturali porta a una maggiore capacità produttiva nel lungo termine.