Siamo entrati nella fase due del processo di innovazione del Paese attraverso il sostegno delle aziende innovative. Sono già 4000 le startup innovative iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese istituito presso le Camere di Commercio. Non si può più parlare, quindi, di uno strumento sperimentale.
Al tempo stesso, gioca un ruolo importante in questa seconda fase l’emanazione del D.L.3/2015, noto come “Investment Compact”, ampliando l’offerta di strumenti agevolativi previsti dal Decreto 2.0.
In particolar modo, l’istituzione di una nuova tipologia societaria – la PMI innovativa (qui il documento di sintesi della policy a suo sostegno) – ha consentito di rivolgere ad una platea più ampia di attori economici, ossia alle piccole medie imprese dotate di una forte dotazione tecnologica, molti degli strumenti pioneristici già messi a punto per le startup innovative. Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di remunerare i dipendenti e i collaboratori esterni attraverso il ricorso a strumenti di equity (stock option e work for equity); all’accesso al Fondo di Garanzia per le PMI che garantisce l’80% del credito bancario senza la necessità di ricorrere ad una ulteriore due diligence da parte del Mediocredito centrale oltre quella effettuata dalla banca creditrice; nonché al ricorso al mercato dell’equity crowdfunding.
In questa direzione, “tra le priorità alle quali sta lavorando il Governo- ci ha confermato Mattia Corbetta della Segreteria tecnica del MISE- “vi è la necessità di fornire alla nuova disciplina sulle PMI innovative la sua normazione secondaria”. Se da un canto, infatti, si sta lavorando alla creazione di un sito speculare a startup.registroimprese.it,, anch’esso aggiornato settimanalmente, dall’altro “vi è l’urgenza di emanare in tempi ragionevoli i decreti attuativi che renderanno operativi gli incentivi fiscali per l’investimento e l’accesso al Fondo di Garanzia”. Il decreto attuativo sulle agevolazioni fiscali, in conformità alla normativa sugli aiuti comunitari di Stato, è in attesa del passaggio di notifica a Bruxelles.
Sul versante delle startup innovative, invece, i primi mesi del 2015 confermano che l’ecosistema gode di buona salute: le startup innovative iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese, ai sensi del D.L. 179/2012, sono 4012 (dati Infocamere aggiornati a lunedì 25 maggio), con un aumento di 834 unità rispetto alla rilevazione di dicembre 2014. Il capitale sociale delle startup è complessivamente pari a oltre 192 milioni di euro, mentre il capitale medio è aumentato del 7.5% rispetto all’ultimo trimestre del 2014. Un ruolo importante è stato rivestito, in questa direzione, dal ricorso al Fondo di Garanzia per le PMI, il fondo governativo che facilita l’accesso al credito bancario attraverso la concessione di garanzie sui prestiti bancari. Al 30 aprile 2015, infatti, risultano esser stati concessi dal FGPMI 526 finanziamenti a startup innovative; 388 startup hanno ricevuto finanziamenti facilitati dal FGPMI; l’importo totale dei finanziamenti è stato pari a 172075.001 euro, di cui l’importo garantito è pari a 135.354.836 euro (qui la sintesi dei dati aggiornata al 30 aprile 2015).
Sul fronte “tecnico”, invece, le energie del MISE sono concentrate sul nuovo meccanismo di creazione delle startup innovative- previsto dall’art.4 comma 10 bis dell’Investment Compact – in conformità al quale l’atto costitutivo e le seguenti modifiche possono essere redatte mediante l’utilizzo di un modello standard tipizzato, attraverso il ricorso alla firma digitale (non autenticata), come avviene già con i contratti di rete. “Il ricorso alla firma digitale per la costituzione di una startup innovativa è una vera e propria rivoluzione copernicana, che l’ecosistema anelava da anni. Questa evoluzione comporta, infatti, un vero e proprio abbattimento degli oneri temporali e monetari per l’avvio di impresa”, dice Mattia Corbetta.
Importanti novità, infine, potrebbero arrivare entro i prossimi mesi sul fronte dell’equity crowdfunding, attraverso un alleggerimento del regolamento CONSOB che lo disciplina e la messa in atto di policy ad hoc che possano aiutare a superare le scarse performance di questo strumento di raccolta di capitali, dovute innanzitutto all’abitudine culturale dominante che fa fatica ad intravedere in questo strumento una opportunità.