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Business angels, grandi aspettative per il 2021: i dati che fanno ben sperare

I dati che emergono dall’annuale Osservatorio VeM Venture Capital Monitor evidenziano attivismo e resilienza dei BA, nonostante la pandemia da Covid-19. Lo stato dell’arte e le prospettive del mercato

Pubblicato il 11 Mar 2021

Paolo Anselmo

Presidente Associazione IBAN

Photo by Annie Spratt on Unsplash

Resilienza, nonostante tutto. Il 2020 dei business angel si potrebbe riassumere così, con un concetto che in un momento così difficile a livello mondiale è tutto meno che scontato. È quanto emerge dai dati raccolti da VeM (Venture Capital Monitor) 2020[1], che segnalano un totale di 330 operazioni effettuate per un ammontare complessivo pari a 640 milioni di euro.

Nel 2020, il peso dei business angel è decisamente cresciuto rispetto al 2019, soprattutto è cresciuta la loro partecipazione nelle operazioni di investimento in sindacato con i fondi. Nel complesso nel 2020 più della metà degli investimenti di venture capital realizzati in Italia vedono coinvolti i BA.

Una resilienza e un attivismo che lasciano ben sperare per il 2021, perché sarà proprio quest’anno che gli incentivi fiscali ed economici introdotti nei confronti dei BA e in generale di tutta l’innovazione italiana entreranno a regime e diventeranno sistemici.

I BA sempre più al centro dell’ecosistema italiano dell’innovazione

Nel 2020 i business angel italiani hanno mostrato un grande dinamismo, anche grazie agli incentivi fiscali previsti dal Decreto Rilancio, tra cui la detrazione fiscale al 50% sugli investimenti in startup e pmi innovative, i cui effetti saranno ancora più evidenti e si potranno valutare nella loro completezza a partire dal 2021. Senza dimenticare che l’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato importante per tutti i BA perché ha visto il loro riconoscimento istituzionale come investitori qualificati, grazie al decreto attuativo dell’art. 38 comma 3 del Decreto Rilancio.

Un traguardo importante che li colloca tra i protagonisti dell’ecosistema dell’innovazione in Italia e richiama IBAN a una sempre più costante e strutturata attività di formazione e aggiornamento dei propri iscritti, con l’obiettivo allo stesso tempo di formare nuovi investitori che rispondano ai requisiti richiesti dalla nuova normativa.

L’impennata delle operazioni in syndication dei BA con i fondi di venture capital

Entrando maggiormente nel dettaglio operativo di quella che è stata l’attività dei BA rilevata dall’Osservatorio VeM è interessante notare come le operazioni in sindacato con i fondi di venture capital siano più che raddoppiate, con un’impennata da 53 a 108 operazioni, per un controvalore che da 230 è arrivato fino a a 325 milioni di euro investiti. Oltre alle operazioni in syndication con i fondi di venture capital i BA hanno investito autonomamente oltre 50 milioni in 96 operazioni, con un finanziamento medio in ogni startup di 50 mila euro.

In totale nel 2020 i BA hanno investito in 204 operazioni, pari a un investimento complessivo, in syndication e in autonomia, di 376 milioni di euro, più della metà dell’ammontare complessivo di 640 milioni di euro investiti nel venture capital in Italia nel 2020. Certo il difficile contesto generale non ha lasciato indifferenti i business angel: sono diminuiti gli importi medi di ogni investimento, a testimonianza di una maggiore prudenza, con ogni probabilità legata a tutte le incertezze che possono essere ricollegate alla pandemia. Arrivano conferme anche per quanto riguarda i settori su cui maggiormente si concentrano le attenzioni, e di conseguenza le risorse, dei BA: come nel 2019, anche il 2020 vede davanti a tutti il settore dell’ICT con una quota intorno al 30%, seguito dal comparto dei beni di consumo e da quello alimentare. Menzione particolare per il settore della sanità che conferma un trend di sempre maggiore interesse da parte degli investitori dopo i primi segnali in questa direzione già riscontrati nel 2019 e nel 2018.

I BA italiani, “high net worth individual”

Anche nel 2020 i business angel italiani si confermano uomini “high net worth individual” (HNWI, ovvero soggetti con una disponibilità economica che si attesta tra i 500mila e i 2 milioni di euro), con un livello di istruzione alto o molto alto, minimo laurea magistrale, affiliati a IBAN, a uno dei BAN territoriali, o a un Club d’investitori nel Nord Italia e con un passato professionale principalmente in ruoli dirigenziali o da imprenditore, a cui si unisce attualmente un’attività sempre imprenditoriale o come libero professionista.

BA al femminile, un segmento da far crescere

In questo contesto la percentuale di business angel donne è stabile all’11%, un livello che può e deve crescere nei prossimi anni. Non solo per ritornare intorno ai valori di qualche anno fa quando si sono toccate anche punte del 18% di presenza femminile tra gli investitori, anche se nel frattempo è aumentata la numerosità del totale dei BA e di conseguenza il campione che viene preso in considerazione. Si può e si deve fare meglio perché gli investimenti al femminile sono una risorsa preziosa per tutto l’ecosistema dell’innovazione italiano che va valorizzata, sostenuta e supportata. L’impegno di IBAN già a partire dal 2021 va anche in questa direzione.

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  1. L’Osservatorio nasce nel 2008 dalla collaborazione tra AIFI e LIUC – Università Cattaneo ed è realizzato grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center e dello studio legale E. Morace & Co., con il supporto istituzionale di CDP Venture Capital SGR e di IBAN, che ha contribuito anche quest’anno ad arricchire l’Osservatorio sul venture capital con i dati sugli investimenti dei BA.

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