Nel mondo delle startup, la parola “community” è spesso lanciata come un mantra. Ma cosa significa veramente avere una community? E qual è il suo valore tangibile per una startup che cerca di crescere rapidamente e raccogliere capitali con successo? Esploriamo il potenziale di una community attraverso una serie di prospettive chiave.
Cosa significa “Community”
Esistono centinaia di definizioni di “community”, ma la più semplice e universalmente accettata è la seguente: “Una community è un gruppo di persone con qualcosa in comune.” Questo può sembrare elementare, ma è fondamentale per comprendere come una startup può beneficiare della stessa.
Essere parte di una community è molto comune. Ogni giorno, senza nemmeno rendersene conto, le persone fanno parte di numerose aggregazioni, dalle amicizie agli interessi condivisi online. Tuttavia, essere attivamente coinvolto in una community richiede tempo ed energie, che solo un forte interesse ed una accesa passione possono compensare.
Per questi motivi il valore di una community per una startup non può essere sottovalutato. Inoltre, secondo un rapporto sull’industria delle community del 2022, l’87% dei manager e degli executive in tutto il mondo ritiene che la community sia cruciale per il raggiungimento della mission aziendale, e quasi l’80% crede che la community abbia avuto un impatto positivo sugli obiettivi dell’organizzazione nel breve, medio e lungo termine.
Una community ben costruita può quindi diventare un elemento decisivo di vantaggio competitivo per il business, fungendo da collante che tiene insieme gli stakeholder, allineandoli con valori condivisi e guidandoli verso prestazioni eccezionali attraverso la collaborazione e la cooperazione.
Le community nell’era digitale
Nell’era digitale, le aziende si trovano di fronte ad un’abbondanza di opzioni di prodotto e ad una vasta gamma di piattaforme di comunicazione. Di conseguenza, manager e potenziali clienti B2B si affidano sempre di più alle community digitali per ottenere raccomandazioni su prodotti, servizi e conoscenze.
Le community digitali e ibride stanno diventando sempre più importanti, soprattutto nell’era post-COVID, e infatti le grandi aziende continuano ad investire in esse. Secondo il rapporto sull’industria delle community del 2022, più di un terzo delle aziende in tutto il mondo ha una persona dedicata a tempo pieno alla gestione della community, e il 62% degli executive sta cercando di aumentare gli investimenti in questa area.
Una startup può sfruttare il potenziale della community come una forma avanzata di “vantaggio competitivo”. Mentre il vantaggio competitivo tradizionale può derivare da prezzi più bassi o da caratteristiche uniche di un prodotto, una community ben gestita offre un tipo diverso di vantaggio, che fa denotare una netta differenza con aziende dello stesso settore e segmento.
I vantaggi della community per i founder, i clienti e l’azienda
Per i founder, una community rappresenta una valida forma di validazione del business e dell’offerta. Anche se hanno solo un piccolo gruppo di sostenitori appassionati, avranno accesso ad un pool di beta tester che condividono la visione e forniscono feedback preziosi. Inoltre, la community può far sentire meno soli i founder nelle prime fasi della startup, offrendo loro un sostegno condiviso nella risoluzione delle sfide e nel raggiungimento degli obiettivi più sfidanti.
Per i clienti, la community non è solo un luogo per discutere prodotti e segnalare bug. È anche un’opportunità per incontrare colleghi professionisti nello stesso settore, condividere le migliori pratiche e accedere a una base di conoscenza che aiuta a risolvere problemi e sfide quasi istantaneamente. Un modo per condividere valori e visione innovando.
Per l’azienda, la community umanizza il brand, trasformandola da un’entità astratta in un gruppo di individui appassionati che lavorano insieme per risolvere un problema. Ciò contribuisce a costruire un solido patrimonio aziendale. Inoltre, una community evidenzia la trasparenza e la passione dell’azienda nel risolvere il problema, il che può influenzare positivamente la percezione del marchio sia verso i collaboratori interni che verso tutti gli altri stakeholders.
L’esempio di Traefik Labs
Un esempio di successo nella costruzione di una community è rappresentato da Traefik Labs, una startup leader nel settore delle reti cloud native. I founder dell’azienda hanno creato una community su GitHub che ha attirato migliaia di stelle, miliardi di download su Docker e centinaia di contributori attivi. Questa community ha contribuito così alla diffusione globale dei servizi aziendali, attirando clienti importanti come Apple, NASA, Bose, Expedia, Mozilla e Sainsbury’s.
Inoltre, la community ha consentito di stabilire cicli di feedback rapidi e risoluzione rapida dei problemi, risparmiando tempo prezioso nel processo di risoluzione di problemi e migliorando la reputazione dell’azienda.
In sintesi, una community ben costruita rappresenta un potente strumento per una startup che cerca di crescere rapidamente e raccogliere capitali con successo. Fornisce validazione, supporto, condivisione di conoscenze e umanizza il brand, tutto in un unico pacchetto. Da non trascurare l’importanza di costruire e coltivare la vostra community, perché potrebbe essere il vantaggio competitivo che permette di fare la differenza nel panorama odierno dell’innovazione.
Il “community funding” per crescere più rapidamente
Negli ultimi anni grazie all’ausilio delle piattaforme di equity crowdfunding, per molte startup tech e brand D2C è stato possibile lanciare delle raccolte di capitali, con ticket di ingresso molto bassi, per favorire la partecipazione all’impresa, come soci, a tutti gli attori e sostenitori coinvolti nella stessa.
Una vera rivoluzione che ha permesso a realtà affermate di accrescere e consolidare la propria community coinvolgendo maggiormente i propri clienti, e rendendoli partecipi del proprio successo, ottenendo non solo capitali da investire nell’immediato per finanziare la crescita, ma anche una maggiore fidelizzazione e un bassissimo tasso di abbandono; e a realtà meno affermate di raggruppare una moltitudine di persone con visione e valori comuni, in nuove community di consumatori sia di prodotti o servizi B2C che B2B.
Gli esempi di Heura, Qonto e Brewdog
Gli esempi di Heura, Qonto e Brewdog sono esemplari.
Heura, startup spagnola del foodtech che produce e commercializza alternative vegetali alla carne, ha raccolto oltre 11,5 milioni di euro da più di 12 mila piccoli investitori, e suoi clienti in 3 round su Crowdcube, all’interno di round più corposi capitanati da fondi VC e angel investors. Il 90% degli investitori delle campagne di community funding erano o sono diventati clienti dell’azienda, con un engagement maggiore anche sui social media e sulle iniziative di comunicazione. Un valore aggiunto inestimabile oltre a quello meramente finanziario.
Qonto invece, startup francese fintech che ha come target una clientela b2b fatta di piccoli imprenditori e liberi professionisti, nel 2022 ha deciso di avviare un community funding sempre su Crowdcube, raccogliendo oltre 4,5 milioni di euro da oltre 1.700 clienti business all’interno del suo round Series D di complessivi 486 milioni fatto da importanti VC di fama internazionale, diventando di fatto il primo unicorno a lanciare una raccolta di questo tipo con la propria community.
Brewdog invece, il birrificio e la catena di birrerie inglesi, rappresenta la più iconica azienda a crescita rapida nel settore food & beverage, nata e diventata una grande azienda grazie al community funding, accrescendo con la sua community con 5 campagne, e raccogliendo 80 milioni complessivi da oltre 150 mila investitori. Numeri da capogiro per le sue campagne denominate Equity for Punks, che le hanno permesso di affermarsi in tutto il mondo come brand emergente di birra.