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Cresce la presenza femminile tra i Business Angel italiani: cosa fare perché non sia un fuoco di paglia



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I dati VeM 2022 registrano un valore storico, con le donne BA in percentuale doppia rispetto al 2021 e che per la prima volta sono sopra al 20%. Formazione e mentorship rappresentano due elementi imprescindibili per proseguire su questa strada anche in futuro

Pubblicato il 12 mag 2023

Mariarosa Trolese

Comitato Direttivo IBAN



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L’ultimo rapporto VEM (Venture Capital Monitor) di AIFI relativo all’anno 2022 ha rilevato una tendenza molto interessante e un risultato atteso da tanto tempo: la crescita della componente femminile tra i Business Angel infatti nel 2022 ha toccato quota 27%, praticamente il doppio rispetto al 2021 (14%), andando a consolidare un trend positivo che si registra ormai da alcuni anni (11% nel 2020 e 2019).

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Il dato è stato rilevato dall’annuale indagine di IBAN (Italian Business Angels Network), associazione che nell’ultimo triennio si è impegnata molto per favorire una maggior presenza femminile negli investimenti in capitale di rischio, a partire dalla nomina nel giugno 2020 come membri del proprio Consiglio Direttivo, per la prima volta nella sua storia ventennale, di due donne, due Ambassadors dell’Angel Investing al femminile come me, con particolare focus sulle iniziative dell’associazione rivolte al target femminile e sulla comunicazione, e come Lucia Romagnoli.

Cosa spinge le BA a svolgere questa attività

In ragione del limitato numero di donne che hanno sempre caratterizzato questo segmento e prendendo spunto da una survey realizzata a livello europeo all’interno del programma WB4E (Women Business Angels for Europe’s Entrepreneurs) nel 2018, IBAN all’inizio del 2021 ha lanciato un’indagine rivolta alle Business Angel italiane, e a un certo numero di donne potenzialmente in target per diventarlo, con lo scopo di comprendere le ragioni della scarsa presenza femminile nell’Angel Investing. Secondo i risultati dell’indagine tra le principali motivazioni che spingono le BA a svolgere questa attività rientrano il voler fare qualcosa di interessante e utile con il proprio capitale, aiutare imprenditori e nuove imprese, oltre a rimanere aggiornate su nuove attività e tecnologie che si sviluppano sul mercato. D’altro canto, le principali barriere, sia per le investitrici che per le non investitrici, risultano essere la scarsa conoscenza del funzionamento dell’Angel Investing e il rischio percepito di questa attività.

I dati più recenti e attuali sembrano però superare almeno in parte l’immaturità del mercato dell’Angel Investing al femminile fotografato dalla survey del 2021, sia in termini di numero di partecipanti che di stadio di sviluppo. L’80% delle BA infatti dichiarava all’epoca di aver fatto meno di 10 investimenti; le investitrici con maggiore esperienza avevano all’attivo oltre 20 investimenti.

La quasi totalità delle investitrici investiva un importo massimo di 20mila euro per singola azienda o round d’investimento e circa il 30% di loro investiva importi limitati, tra i 5 e i 10mila euro, prevalentemente in syndication, mentre solo una piccola percentuale di investitrici più esperte investiva tra i 50 e i 100mila euro.

Un’evidenza molto interessante e positiva, che è poi stata più volte confermata anche nell’ultimo triennio, è che molte BA diventano imprenditrici e viceversa e che c’è una tendenza abbastanza marcatada parte delle BA donna (circa 1 su 2)a finanziare imprese con almeno una founder donna, espressione della cosiddetta «sorellanza».

Il lavoro delle associazioni per le Business Angel

In questo triennio IBAN ha messo in atto alcune azioni concrete per favorire una maggior partecipazione femminile, per esempio attraverso attività di formazione come il corso IBAN-AIFI per diventare Business Angel, ampio e dettagliato, volto a comprendere la materia e facilitarne l’avvicinamento, privilegiando i network misti allo scopo di rimuovere i pregiudizi e realizzare un mutuo scambio di esperienze e punti di vista, suggerendo di istituire dei percorsi di studio e di carriera per preparare a quella che potrebbe essere considerata una professione. Infine, IBAN si è attivata per supportare a vario titolo iniziative al femminile a livello nazionali ed internazionale riguardanti i propri associati e non solo.

IBAN non è stata l’unica a occuparsi ed impegnarsi per una maggior presenza femminile nell’Angel Investing. Anche altri importanti network nazionali hanno contribuito a questo risultato, come per esempio angels4women, Associazione di Business Angel a prevalenza femminile che ha l’obiettivo di promuovere e divulgare l’attività di angel investing e supportare l’imprenditoria a leadership femminile tramite incontri periodici tra le socie, i soci e le imprenditrici. Nata a fine 2018, ad oggi angels 4 women conta più di 80 business angel al suo interno e 10 investimenti effettuati.

Come supportare il trend di crescita

Cosa fare per mantenere e, se possibile, incrementare ulteriormente questi numeri? Certamente è necessario continuare a diffondere conoscenze, competenze e strumenti con donne che si rendano disponibili a raccontare e coinvolgere a loro volta altre donne. Un passaparola in qualche modo vecchio stile, potenziato e affiancato dalle possibilità che offrono il digitale e la rete per incuriosire le donne rispetto alle diverse tematiche dell’Angel Investing e far comprendere loro che possono avere competenze ed esperienze da mettere a frutto in questo ambito. Indispensabile anche il proseguimento di attività di formazione sempre più strutturate e approfondite per preparare adeguatamente le donne sulla materia dell’Angel Investing, così da poterle avviare all’attività di Business Angel con percorsi di mentorship e affiancamento affinché imparino dai più bravi o dalle più brave.

Infine, la creazione di un albo che riconosca ufficialmente la figura dei BA aiuterebbe un po’ tutti, uomini e donne. In particolare renderebbe più semplice anche un conteggio ufficiale dei numeri di Business Angel che operano nel nostro Paese. Non sono rari i casi, infatti, in cui una o più figure agiscono di fatto comportandosi come dei BA senza però essere iscritti ad associazioni di categoria o essere registrati in elenchi specifici. Mettere in ordine e sistematizzare queste informazioni sarebbe un altro piccolo ma fondamentale passo per dare ancora più criterio e organizzazione a una categoria imprenditoriale che in Italia, come raccontano i numeri di questi anni, sta diventando sempre più importante e fondamentale nel suo ruolo di sostegno e accompagnamento del settore dell’innovazione italiana.


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