Lo avevamo preannunciato nei mesi scorsi, e finalmente il momento è arrivato. Il 10 novembre scorso, rappresentava la data ultima (con la proroga dello scorso anno), per le piattaforme di equity crowdfunding europee, per operare con i regolamenti nazionali.
L’adeguamento al nuovo Regolamento Crowdfunding
Dall’11 novembre, infatti, è entrato ufficialmente in vigore, obbligatoriamente per tutti i fornitori di servizi di crowdfunding, l’adeguamento al nuovo Regolamento Europeo 2020/1503 (Regolamento crowdfunding), per il quale era necessario ricevere una nuova licenza.
È stata una lunga ed affannosa corsa agli ostacoli ma gran parte delle principali piattaforme italiane, che erano rimaste come fanalino di coda rispetto a tutte le altre europee, hanno ricevuto la nuova licenza, da Consob e Banca d’Italia, i due enti regolatori locali, entro la data del 10 Novembre, mantenendo di fatto una continuità operativa.
Stiamo parlando di Mamacrowd, CrowdFundMe, e Backtowork per quanto riguarda i portali di equity generalisti con focus su startup e PMI; Walliance, Concrete Investing e Yeldo Crowd per quanto riguarda invece i portali equity real estate. Oltre a questi portali sono stati autorizzati anche Doorway, Ener2Crowd, Fundera, Build Bull e Rendimento Etico, che al 10 di Novembre era l’unico portale di lending real estate autorizzato.
Grazie a queste licenze l’operatività delle piattaforme potrà proseguire senza particolari criticità e senza discontinuità, ma di fatto ha preso inizio una nuova era, che vedrà un mercato più affollato e competitivo ma allo stesso tempo, con maggiori opportunità sia per le piattaforme che per i piccoli investitori retail.
Le nuove prospettive per gli investitori
Infatti il regolamento apre a nuovi orizzonti, abbattendo le frontiere, e permettendo di fatto una maggiore interazione con gli altri paesi della Comunità Europea, soprattutto dal punto di vista degli investitori. Infatti, le aziende europee potevano già venire a raccogliere su piattaforme italiane. La differenza sostanziale sta nel fatto che ora si possono proporre raccolte di aziende italiane anche a investitori stranieri, allargando il bacino di comunicazione e il numero di potenziali interessati.
Ovviamente ancora non possiamo conoscere l’evoluzione del mercato in tal senso, perché ovviamente non saranno solo le nuove regole a generare interesse verso il mercato italiano da parte degli stranieri, ma in termini di normativa la procedura sarà sicuramente più agevole e trasparente e favorirà un incremento delle operazioni e probabilmente anche dei capitali che arriveranno in Italia a favore di startup, PMI e progetti Real Estate.
Allo stesso tempo, sarà molto interessante osservare come e se incrementerà l’offerta delle piattaforme italiane, con progetti internazionali, quindi cercando di offrire alle community di investitori esistenti, opportunità di investire in progetti disruptive avviati da altre parti d’Europa.
Nuove modalità di raccolta e maggiori controlli per gli investitori
Un’altra interessante novità portata dal nuovo regolamento, oltre all’ampliamento del mercato, sia lato emittenti che lato investitori, sarà quella di poter proporre diverse tipologie di strumenti finanziari. Infatti oltre a raccolte equity per startup e PMI e Mini-Bond (per sole PMI), come era possibile fino ad oggi, sarà possibile emettere strumenti finanziari partecipativi (SFP), obbligazioni convertibili, safe e altri strumenti che vengono già utilizzati nel mondo del venture capital.
Agli investitori saranno aggiunti una serie di presidi per favorire la protezione degli investimenti. Infatti con le nuove procedure richieste, sarà obbligatoria una buona verifica da parte dei portali dell’effettiva conoscenza, da parte degli investitori, degli strumenti finanziari proposti e della loro effettiva capacità patrimoniale e reddituale a fronte di un possibile investimento. Ciò si traduce in una maggiore consapevolezza delle possibili perdite derivanti dai loro investimenti, con potenziali blocchi sopra determinate soglie percentuali rispetto alla situazione reddituale e patrimoniale.
Nello specifico, oltre alla classica profilazione MIFID viene fatto un ulteriore accertamento per capire se l’investitore può essere considerato ‘sofisticato’ o ‘non sofisticato’ e determinare la possibilità di accesso a determinate opportunità e non ad altre. In più viene accertata la capacità di sostenere determinati investimenti sulla base dell’ammontare che si vuole investire, rispetto al proprio patrimonio.
Interessante evidenziare come, grazie al nuovo regolamento, non sarà più necessaria la presenza della quota di investitori professionali (prima impostata al 5%) che di fatto in molte casistiche, rendeva il processo più macchinoso e faticoso.
La soglia massima di raccolta, precedentemente impostata a 8 milioni di euro, e recentemente sfiorata dalla più grande raccolta crowd del mercato italiano, quella di Out Of 2 su Mamacrowd (+7,5 milioni di euro raccolti), viene abbassata a 5 milioni, di fatto limitando la possibilità di poter ripetere raccolte importanti. A tal proposito però, alcuni portali con doppia autorizzazione, quella Europea più quella UK, come ad esempio Crowdcube e Seedrs, saranno le uniche a poter sfondare questo tetto, arrivando fino a 13 milioni (5 milioni in Europa e 8 milioni in UK).
Portali autorizzati e nuove traiettorie di mercato
Sono più di 100 le piattaforme autorizzate in tutta Europa, con Crowdcube, primo portale autorizzato nel 2021 in Spagna, e Seedrs, recentemente autorizzato in Irlanda, a detenere insieme a Wefunder, colosso americano sbarcato in Europa circa un anno fa, il ruolo di piattaforme leader del nuovo mercato.
Intanto il 2023, che era partito con buoni propositi, ed una ripresa rispetto al calo dei volumi del 2022, nell’ultima parte dell’anno sta singhiozzando, facendo da specchio a quello che è il mercato del venture capital a livello globale. Un periodo di incertezza economico finanziaria, che rende i piccoli investitori poco propensi al rischio, e sempre più attendisti, rispetto all’investimento in aziende giovani e poco solide.
Ciò di fatto sta innescando due importanti traiettorie per il crowdfunding, che in UK e USA si sono verificate già da qualche anno. In primis quella di collocare l’equity crowdfunding, o il crowdinvesting che dir si voglia, nella categoria strumenti di raccolta: tecnologia e compliance al servizio degli imprenditori per ottimizzare le operazioni di fundraising e facilitare l’ingresso di angels e vc, attraverso processi e strumenti digitali, che riducano la burocrazia e ottimizzino i tempi di raccolta. È un dato di fatto che se ad oggi per raccogliere capitali da angels in un round early stage in Italia, ci si mette mediamente dai 6 ai 9 mesi (fonte: Survey Startup Wise Guys), attraverso l’ausilio del crowdfunding le tempistiche passano a 3-4 mesi, di fatto dimezzando il time to cash e favorendo una buona copertura marketing. Uno strumento potentissimo soprattutto per le startup con una importante community di clienti e sostenitori, community funding, e per quelle con imprenditori con network importanti.
La seconda traiettoria di sviluppo è quella che vede il crowdfunding come strumento di deal flow per fondi VC, family office e holding di investimento. Di fatto, essendo una campagna crowd, un ottimo banco di prova per validare il mercato e l’apprezzamento del prodotto servizio da parte di una moltitudine di soggetti, soprattutto in USA e UK è visto molto positivamente anche dai venture capitalist, e ovviamente anche dai founder, per una quota parte di round Series A+.
Concentrarsi su queste due traiettorie e cercare di perpetrarle e renderle efficaci anche in Italia, saranno le vere sfide per tutti i portali e gli operatori di questo mercato. E poi ovviamente serviranno un po’ di exit positive per i progetti finanziati negli anni passati, che possano ridare entusiasmo agli investitori e possano creare casi studio di successo, utili a testimoniare la bontà degli investimenti in startup e l’accesso alle opportunità di partecipare in startup e growing companies.
Infine, anche grazie al nuovo decreto legislativo, già approvato sia alla Camera che al Senato, sulla dematerializzazione delle quote delle Srl (ddl Capitali), che facilita la compravendita di quote di PMI e Startup, il mercato subirà un altro interessante incentivo, perché in tal modo le quote saranno sempre più liquide e sarà più semplice rivenderle al momento che si ritiene opportuno, per vie digitali e senza dover necessariamente passare da commercialisti e notai, analogamente a quanto viene per la azioni in una Spa.
Conclusioni
I prossimi mesi dunque saranno fondamentali per comprendere come si definirà il nuovo mercato, quali saranno i nuovi attori e soprattutto, quali saranno le nuove dinamiche.