SURVEY IBAN 2023

ESG sempre più importanti per i business angel italiani: ecco i trend



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I Business Angel italiani nel 2022 hanno dato un peso sempre più importante ai fattori ESG nella scelta dei loro investimenti: il 70% li ha valutati prima di decidere dove impegnare le proprie risorse personali. Tutti i dati della Survey IBAN 2023

Pubblicato il 28 giu 2023

Paolo Anselmo

Presidente Iban



Transizione 5.0
Transizione 5.0

Sempre più attenti alla sostenibilità delle startup in cui scelgono di investire, con una consapevolezza del mercato e delle sue dinamiche sempre più marcata e volenterosi di aumentare il proprio impegno a sostegno dell’innovazione italiana nonostante tutte le difficoltà economiche e congiunturali che presenta il mercato in questo momento.

I business angel italiani, come emerge dalla Survey IBAN 2023 – annuale analisi del mercato italiano dell’informal venture capital o angel investing – sembrano avere le idee molto chiare su come e quanto impegnarsi a sostegno delle startup italiane. Un supporto che nel 2022 si è rivelato nei fatti: i Ba italiani hanno infatti partecipato, in autonomia o in syndication con i fondi di Vc, a operazioni di investimento per un totale di 1,62 miliardi di euro, con un + 77% rispetto al 2021 quando la somma impegnata era stata di 902 milioni di euro. Un valore, quello dello scorso anno, più che quadruplicato in tre anni, se si pensa che nel 2020 la cifra registrata era stata di 376 milioni di euro.

Criteri di valutazione ESG fondamentali per decidere dove investire

La Survey Iban ha approfondito il tema legato all’importanza nella decisione di investimento dei fattori Esg e/o di impact investing, argomento analizzato per la prima volta nel corso dell’indagine sui dati del 2021. In quell’occasione i primi numeri raccolti confermavano il peso sempre maggiore di questi fattori, con il 65% del campione che dichiarava di applicare criteri di valutazione Esg e/o di impact investing nel valutare le opportunità di investimento. La rilevazione 2022 è tornata ad approfondire questo aspetto e il dato è in aumento rispetto allo scorso anno: il valore aggiornato infatti dice che più di 2 business angel su 3, il 70% del totale, applica criteri di valutazione Esg e/o di impact investing nel valutare le opportunità di investimento.

Il 25% del campione afferma inoltre di approfondire sempre il livello di attenzione e interesse del team di founder ai fattori Esg e in aggiunta il 40% degli intervistati dichiara di aver svolto in fase di due diligence approfondimenti su queste tematiche. Il messaggio per le startup sembra essere chiarissimo: i fattori Esg devono diventare parte del business plan come elemento rilevante per attirare investimenti da parte di quei soggetti che come i business angel possono essere fondamentali nelle primissime fasi di avvio dell’impresa come sostegno e supporto a tutte le attività di sviluppo ed espansione del prodotto o del servizio su cui si è deciso di puntare per la propria avventura imprenditoriale.

I business angel italiani investono più dei francesi

Per il secondo anno consecutivo i business angel italiani hanno fatto meglio dei colleghi francesi. Naturalmente non c’è nessuna “gara” o competizione diretta, ma considerando che ancora nel 2021 il mercato francese del venture capital era circa sei volte superiore a quello italiano per cifre investite nelle startup il risultato è rilevante e da rimarcare. In particolare, nel 2021 i business angel francesi avevano investito in autonomia circa 70 mln di euro, mentre in Italia questa cifra era stata di oltre 91 mln di euro, con un differenziale positivo di ben 21 milioni di euro. Per il 2022 il divario tra business angel italiani e francesi è sostanzialmente rimasto uguale in favore degli investitori del nostro Paese: i numeri infatti raccontano che nel 2022 i BA francesi hanno investito in autonomia circa 66 milioni di euro, mentre in Italia questa cifra è stata di oltre 83 milioni di euro, per un totale di 17 milioni di euro di investimenti maggiori effettuati sul mercato da parte dei business angel italiani.

Un impegno già importante e di rilievo, anche parametrato a un mercato storicamente più strutturato rispetto a quello francese. La buona notizia è che i business angel italiani sono intenzionati non solo a mantenere questi livelli di partecipazione, ma a rilanciare con un coinvolgimento ancora maggiore. La Survey IBAN infatti ha registrato che più della metà del campione, il 55%, dichiara di essere intenzionato ad aumentare la propria quota di patrimonio dedicata all’investimento in startup, mentre il 36% dichiara di volerla mantenere costante.

Il disinvestimento inoltre continua a essere un fenomeno raro tra i business angel. Nel 2022 solo il 10% del campione ha dichiarato di aver effettuato almeno un disinvestimento (6% nel 2021, 9% nel 2020), verificatosi in media 3-4 anni dopo l’investimento iniziale.

Chi sono i BA in Italia nel 2022

La componente dei business angel censita dalla Survey è in media un uomo che vive nel Nord Italia (45%), che generalmente ha un passato come dirigente (45%) e che attualmente svolge l’attività di Business Angel (64%). La quasi totalità è in possesso di una laurea magistrale e di questi il 27% ha conseguito titoli post-laurea. Il 75% del campione analizzato è affiliato a IBAN o a uno dei suoi BAN territoriali, oppure ad un Investor Club. Il business angel medio ha a sua disposizione un patrimonio tra i 500mila e 2 milioni di euro, di cui circa il 12% dedicato ad operazioni di angel investing (valore stabile rispetto al 2021), per un portfolio di circa 9 aziende (valore aumentato rispetto al 2021 quando erano 8).

Per quanto riguarda le donne, invece, dopo alcuni anni di percentuali sostanzialmente ferme, il 2021 aveva segnato una ripresa verso l’alto della loro percentuale e il 2022 da questo punto di vista rappresenta un anno straordinario. La Survey IBAN infatti ha registrato una percentuale di donne business angel del 27%, praticamente doppia rispetto a quella del 14% registrata dall’indagine sul 2021. Un’evidenza molto interessante e positiva, confermata anche nell’ultimo triennio, è la tendenza abbastanza marcata da parte delle BA donna (circa 1 su 2) a finanziare imprese con almeno una founder donna, espressione della cosiddetta “sorellanza”.

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